Il governo rimedia ai tagli scriteriati dell’Ue al settore. Il ministro Francesco Lollobrigida: «Con questi fondi vogliamo sostenere le filiere». Coldiretti in piazza con 20.000 produttori di grano preoccupati da import selvaggio e prezzi bassi. Roma stanzia ulteriori aiuti.Bruxelles taglia e Roma va in direzione, ostinata e intelligente, contraria. Arrivano altri due miliardi per l’agricoltura e la parola chiave si chiama «filiera». Notava due giorni fa Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia: «Oggi il successo nell’agroalimentare non è determinato tanto dalle dimensioni dell’industria di trasformazione, ma dal valore che si crea lungo la filiera partendo da produzioni agricole di massima qualità che vanno massimamente salvaguardate». Sembra l’uovo di Colombo, ma a Bruxelles non lo hanno scoperto perché la Pac, anche se drasticamente tagliata (20% meno, più o meno fanno 100 miliardi) segue ancora lo schema del finanziamento diretto alle produzioni indistinte e finisce per ingrassare il latifondo del Nord Europa.Partendo dalla strategia delle filiere, ieri Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e la sovranità alimentare, ha ottenuto due risultati: ha trovato altri 2 miliardi da fondi Pnrr da investire nei campi e ha scelto di sostenere la produzione del grano duro italiano insistendo sugli accordi di filiera - i contratti vengono sostenuti dal ministero con un investimento da 300 milioni - nel giorno in cui Coldiretti ha chiamato in piazza, in tutta Italia, 20.000 cerealicoltori a protestare contro i prezzi troppo bassi del «duro», le importazioni selvagge e le pratiche sleali.Lollobrigida sottolinea: «La cabina di regia ha aggiornato il Pnrr e da lì, grazie anche alla collaborazione con gli altri ministri, l’agricoltura, che già aveva avuto un consistente finanziamento, ha ricevuto altri due miliardi. Significa portare a più di 4 miliardi gli interventi su un settore che va dalla produzione fino alla trasformazione per arrivare sui mercati, rendendo il nostro prodotto sempre più competitivo». Nota ancora Lollobrigida: «A beneficiarne è la misura Contratti di filiera (tradotto: dal campo-alla tavola); avrà una disponibilità di 4 miliardi di euro». Complessivamente, i contratti sin qui stipulati hanno interessato 63 progetti e 1.042 imprese, attivando, col meccanismo del cofinanziamento, due miliardi di investimenti. Sull’agri-fotovoltaico sono già stati finanziati 24.000 impianti ed è una strategia che Francesco Lollobrigida porta avanti perché, sottolinea, «il governo Meloni ha scelto di non sacrificare la produzione sull’altare dell’ideologia, ma di renderla compatibile».Ieri, però, è stata una giornata calda sul fronte del grano. Coldiretti ha mobilitato i cerealicoltori in diverse manifestazioni per chiedere sostegno e tutela al grano duro nazionale. A rischio il futuro di 140.000 imprese per un prezzo del «duro» nazionale che sta sotto i 28 euro al quintale, minacciato da importazioni selvagge dall’estero. Va detto che l’Italia è leader mondiale nella produzione di pasta e importa circa il 35% del grano duro di cui ha bisogno. Ma il dato sconcertante è che a fronte di un prezzo medio al consumo di 1,75 euro al chilo degli spaghetti, ai coltivatori vanno 28 centesimi. Anche in questo settore la parola chiave è filiera. E questo vocabolo ha usato Lollobrigida ricevendo ieri una delegazione guidata dal presidente e dal segretario generale della Coldiretti ,Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo. Dall’incontro in cui Lollobrigida ha sostenuto che «il grano rappresenta la nostra identità», è uscito un piano strategico per il «duro»: 300 milioni di finanziamento per contratti di filiera per 400.000 ettari, contrasto alle pratiche sleali e l’affermazione del giusto prezzo attivando l’Ismea.Coldiretti insiste per l’etichetta d’origine del grano. Ettore Prandini ha commentato con soddisfazione gli investimenti previsti nel Pnrr e anche sul grano c’è un’intesa positiva. «Con questo intervento», sostiene il presidente di Coldiretti, «il governo ha dato un segnale importante al settore primario, riconoscendo il ruolo strategico dell’agricoltura nella crescita del Paese, nella difesa dell’ambiente e nella garanzia della sovranità alimentare ed energetica nazionale». Anche il presidente di Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei, è soddisfatto: «Mai come ora è necessario mettere al primo posto la competitività delle filiere. La decisione di investire 2 miliardi sulle filiere è un segnale di grande valore». Ma l’agricoltura se lo merita. Secondo l’Istat, nel 2024 ha avuto un 2% di valore, con una crescita nominale sostenuta del reddito ed esportazioni record a 70 miliardi di euro. Hai visto mai che meglio del campo largo sia il campo ricco?
Sora Lella (Ansa)
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