2025-06-19
Draghi da Mattarella. Tre visite segrete in un mese e mezzo
Tra maggio e giugno, l’ex premier è stato al Quirinale, evitando l’ingresso principale. I due hanno parlato del futuro del Colle?Via della Dataria, a Roma, è una strada in salita e un po’ defilata. In teoria non sarebbe proprio il massimo, se si vuole entrare al Quirinale da sotto, senza essere notati, perché all’inizio della via c’è la sede dell’Ansa e un certo andirivieni di giornalisti. Ma almeno finché c’è luce, c’è anche un continuo viavai di turisti che salgono a piedi, fino alla scalinata che conduce alla piazza del Quirinale. Da questo ingresso discreto, dove entrano anche i carabinieri a cavallo, nell’ultimo mese e mezzo è stato visto sgattaiolare Mario Draghi. Che o ha maturato una passione per i cavalli e per i giardini del Colle, oppure va a scambiare due chiacchiere con Sergio Mattarella. I temi di conversazione, del resto, non mancano.Secondo quanto risulta alla Verità, tra maggio e metà giugno, l’ex premier e banchiere centrale è andato tre volte al Quirinale. Sempre di sera, dopo le 20, passando da sotto ed evitando l’ingresso principale, senza scorta e solo con l’autista. Che cosa hanno da dirsi, riservatamente, Draghi e Mattarella? Ovviamente non facciamo i candelabri e quelle che seguono sono soltanto supposizioni, quindi partiamo da un articolo del Foglio di qualche tempo fa, che sicuramente ha fatto loro molto piacere. È una ricostruzione del direttore, Claudio Cerasa, titolata con una certa raffinatezza: «Mattarella, Draghi, Letta. Tu chiamala se vuoi supplenza» (24 maggio). La tesi dell’articolo è che vi sia «un’assenza progressiva di una voce forte di Meloni in politica estera» e che quindi sia «maturata sulla scena una presenza diversa, incisiva, non alternativa ma semmai complementare. La presenza riguarda una triangolazione interessante, che è quella che stanno mettendo in campo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’ex presidente del Consiglio, Mario Draghi, e un altro ex presidente del Consiglio, Enrico Letta». In sostanza, il governo avrebbe mostrato debolezza sui dazi, sulle guerre, sul riarmo europeo, e quindi per fortuna che ci sono loro, gli ottimati cari al presidente della Repubblica. L’editoriale si chiudeva con una domanda destabilizzante sul terzetto: «complementare o alternativo?».Passano due settimane, Letta e Draghi continuano a tenere conferenze e a farsi vedere in pubblico (più il secondo che il primo, sempre schivo) e intanto affiorano scontri e nervosismi tra i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Se la fedeltà della Lega al governo non pare in discussione, quella di Forza Italia ogni tanto è oggetto di elucubrazioni, più che altro dovute al fatto che larghi settori del Pd sarebbero pronti ad agevolare in ogni modo un divorzio, nell’imperitura speranza che al Colle più alto siano disposti a benedire altri pasticci ed evitare il voto anticipato. Il 5 giugno, alla giornata della Verità, il direttore Maurizio Belpietro affronta il tema direttamente con Giorgia Meloni: «Siccome ogni tanto leggo di contrasti tra i vari gruppi che compongono la maggioranza, le chiedo: c’è una manovra per provare a mandare a casa questo governo? E magari costituire una nuova maggioranza, soprattutto in vista della prossima legislatura, che, fra l’altro, dovrà eleggere il nuovo presidente della Repubblica?». Il premier risponde così: «Che si tenti di osteggiare il governo mi sembra la cosa più naturale del mondo, che ci si riesca mi pare oggi la cosa più difficile. Nel senso che la maggioranza è compatta e lavora bene».Difficile, però, non registrare alcune dichiarazioni dei figli di Silvio Berlusconi, a cominciare da quelle rilasciate da Marina la settimana scorsa, nel secondo anniversario della morte del Cavaliere. Le sottolineature continue sull’importanza di un nuovo europeismo e su un esercito comune dell’Ue, sulla necessità assoluta di una profonda riforma della giustizia e sull’importanza di lasciar fare al mercato nel grande risiko bancario tengono viva la fiammella in chi ancora spera di non arrivare alle prossime elezioni con questa maggioranza. Una maggioranza che sulla carta avrebbe le vele spiegate anche nel prossimo Parlamento, incaricato di eleggere il prossimo presidente della Repubblica. È questo il vero obiettivo della sinistra e di alcune cancellerie straniere, molto preoccupate da un possibile capo dello Stato sovranista. In questa lunga partita, piena di possibili occasioni di agguato, o anche solo di inciampi, una delle pedine di pregio è Mario Draghi. Certo, nel 2029, quando scadrà Mattarella, avrà 81 anni, ma in fondo è la stessa età che aveva Giorgio Napolitano nel 2006, quando iniziò il suo mandato creativo al Quirinale.
Simona Marchini (Getty Images)