2020-07-12
«Dobbiamo reinventare i canoni classici»
Stefano Ricci, a capo dell'omonimo marchio insieme con i figli, ha appena presentato la sua ultima collezione dedicata a Firenze. «È dura, ma da me dipendono 1.000 famiglie. Sento voglia di colore e trasgressione». Fra le novità, l'uso di nylon e suede waterproof.Una lettera d'amore. Intensa, profonda. Non per una donna, non per una moglie (che guarda caso l'ha trovata e inevitabilmente s'è arrabbiata pensando a un tradimento). Ma per una città, Firenze. Che Stefano Ricci, imprenditore famoso nel mondo, partito nel 1972 con la passione delle cravatte, uomo forte e ruvido, ma dal cuore gentile, ha voluto dedicare al suo luogo d'elezione. E se il lockdown ha ammorbidito gli animi, Ricci, personaggio unico che può permettersi di dire «grazie a Nelson Mandela vendevo i miei abiti ai massimi capi africani», si è trasformato in un poeta. «In questo periodo non ho mai smesso di pensare a te. Ti ho sognata, desiderata, mi sei mancata, forse troppo. Vivo nell'attesa di tornare a sfiorarti con il mio sguardo, perfino i tuoi difetti mi sono indispensabili. Sei il mio cuore, la mia anima. Tu, Firenze, la Grande». Così parte la dichiarazione d'amore, decantata dall'attore fiorentino Maurizio Lombardi, per la capitale del Rinascimento, fatta non solo di parole ma anche di concretezza. È infatti Firenze a essere la scenografia perfetta per il nuovo capitolo narrativo che accompagna il lancio della collezione Stefano Ricci primavera/estate 2021. Non la città invasa dai turisti (sperando comunque che tornino), ma quella più esclusiva e ovattata dei sei alberghi più famosi: Four seasons, Belmond villa San Michele, The St. Regis Firenze, The Westin Excelsior, Helvetia & Bristol e Villa Cora, magie di atmosfere che grazie alle immagini che immortalano i capi firmati da Stefano Ricci arriveranno in tutto il mondo. Un messaggio di moda sì, ma anche uno straordinario spot per l'Italia. «Sono un po' angosciato dal futuro del nostro settore», spiega Stefano Ricci, «perché tanti piccoli artigiani e anche tante grosse industrie stanno faticando oltre misura. Firenze è la città che ha fatto crescere e mantiene la tradizione di un'artigianalità eccellente. Ma anche Firenze sente il momento che si sta attraversando, ho la sensazione che anche il classico italiano dovrà darsi una scrollata dai canoni che guardano troppo al passato, rivedendo certi codici che hanno dato il prestigio e una sostanziale continuità della tradizione sartoriale dell'uomo. Ci vuole innovazione nel modo di pensare le collezioni. È fondamentale oggi la leggerezza del capo, quindi una ricerca nell'esecuzione dei tessuti, nella scelta degli interni e delle lavorazioni. E anche sdrammatizzare con il colore. Tutti abbiamo i nostri blazer nel guardaroba, ma io sento la necessità del colore, colore, colore. Quadri insoliti, sempre nel buon gusto, però qualche volta anche trasgressivi, un primo passo per vedere il mondo sotto una nuova luce». Le riflessioni sul periodo, inevitabilmente, non mancano. «Da imprenditore, se non avessi i figli, un nipotino che porta il mio nome, un lancio generazionale almeno nel pensiero, 600 persone che lavorano per me, che vuol dire 1.000 famiglie, con questo modo d'ignorare l'impresa da parte di chi dovrebbe invece aiutare, mi arrenderei. Ma andiamo avanti nel nostro percorso, cerchiamo di esprimere ottimismo e continuiamo ad anticipare, fin dal primo mese, quella cassa integrazione che avrebbero dovuto restituirci dopo dopo due mesi; ora siamo arrivati a quattro mesi di cassa integrazione oltre all'integrazione dello stipendio che noi paghiamo e non ci hanno dato nulla indietro. Ho provato orgoglio, però, a sentire le maestranze, prima di chiudere per il lockdown, cantare l'Inno di Mameli». Un attaccamento al Paese espresso anche con l'abito tricolore Florentia, prodotto con le stoffe dell'Antico setificio fiorentino di proprietà del gruppo Ricci. «La grande sfida era digitalizzare la collezione e riuscire a organizzare la campagna vendite 2020/2021 a luglio», incalza il figlio Niccolò Ricci, amministratore delegato del gruppo, «Abbiamo creato cinque postazioni sulla piattaforma Tims dove la squadra del commerciale sta presentando la collezione primavera/estate 2020/2021: è un primo segnale di ripartenza, ordini wholesale sia per i nostri negozi sia per i licenziatari, per i multibrand del mondo. Ordini digitali che significano supportare la filiera. Digitalizzare tutta la collezione vuol dire arrivare anche al cliente finale e incrementare l'ecommerce, raddoppiato in questo periodo». I numeri la dicono lunga sull'internazionalità del marchio che ha saputo rivoluzionare il concetto di lusso. «Esportiamo per 85% e il 15% che realizziamo in Italia per più del 90% è fatto da stranieri che arrivano nel nostro Paese. Primo mercato la Cina, dove siamo presenti dal 1992. Settanta negozi Stefano Ricci nel mondo per giungere al consumatore finale sono un grande vantaggio. Dopo aver chiuso il 2019 a 148,3 milioni in linea con le previsioni, con un Ebitda a 26,2, l'inizio del 2020 è sicuramente segnato dal lockdown globale. Non parliamo di cifre, in assenza di certezze sulla fine della pandemia, ma prevediamo un graduale recupero nel secondo semestre dopo i primi segnali incoraggianti registrati nel mese di giugno». I nuovi capi sono pensati per un viaggiatore contemporaneo che vive negli hotel di lusso, interpretando il tempo della chiusura come un momento per ripensare la bellezza. «A Firenze, ieri come oggi, arrivavano personaggi da tutto il mondo, c'è sempre stato grande fermento», racconta Filippo Ricci, l'altro figlio di Stefano, direttore creativo del marchio, «Di conseguenza si deve offrire il meglio e questi mesi sono serviti per riottimizzare l'azienda e poter dare prodotti ancora più curati e una qualità, se possibile, migliore. È un guardaroba di leggerezza con grande attenzione ai tessuti: vicuna, inserti in coccodrillo, seta, lino, dettagli unici. E, per la prima volta, abbiamo inserito il nylon su richiesta di clienti che volevano capi più performanti. I colori sono ispirati a Firenze, il rosso dei tetti e delle cupole, i riflessi sull'Arno, il verde dei colli, il grigio e le sue sfumature legate alla pietra serena che rappresenta Firenze. Senza dimenticare il blu Ricci, navy con un tocco di royal all'interno. I tessuti, soprattutto per la sera, sono realizzati dall'Antico setificio fiorentino in edizione limitata. Le pelli in suede waterproof sono un'altra novità». Tutto racchiuso nel lookbook con il giglio di Firenze in oro («Fornito da Manetti Battiloro, che produce foglie d'oro dal 1600»). E non si poteva che chiudere con i tre Ricci sorridenti sotto la mega aquila, tre metri d'altezza, diventata da 20 anni l'immagine del marchio, che svetta nel grande negozio di Firenze, 1.000 metri quadri di eleganza tra boiserie di radica, travertino e pietra serena, che ospitano anche la collezione casa. Non c'è dubbio, ci si potrà sentire «king for a day», re per un giorno.
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