2021-05-19
Dalle discoteche alle piscine, ecco i dimenticati dalle riaperture
Il governo ha cambiato parametri e ha dato ossigeno a palestre, bar e centri commerciali. Ma sul coprifuoco serviva più coraggio.Friuli, Molise e Sardegna dall'1 giugno potrebbero entrare nella zona in cui bastano soltanto distanziamento e norme igieniche. Seguite il 7 da Abruzzo, Liguria e Veneto.Lo speciale contiene due articoli.Nell'immediata vigilia della cabina di regia chiamata a decidere sulle riaperture, La Verità aveva invocato scelte nette, non mediazioni improntate all'equilibrismo politico o a una sorta di «manuale Cencelli» applicato all'uscita dal lockdown strisciante: una concessione aperturista bilanciata da un paletto chiusurista.In particolare, avevamo avanzato quattro proposte secche: eliminazione della mascherina all'aperto; abolizione (e non solo mini revisione) del coprifuoco; via libera ai ristoranti anche al chiuso (e ad altre attività nella stessa situazione: ovviamente con adeguati protocolli di sicurezza); e infine abbandono del criterio dell'Rt. A giochi fatti, dopo le decisioni del governo, gli ottimisti potranno vedere il bicchiere mezzo pieno, mentre ai pessimisti apparirà inevitabilmente mezzo vuoto. La sensazione è che le luci e le ombre convivano, e che sia opportuno esaminare sia ciò che va nel decreto, sia ciò che non va. In positivo, c'è indubbiamente il segnale complessivo che giunge al Paese: un'altra e assai consistente «rata» di libertà è stata finalmente riconquistata. In questo, Mario Draghi ogni volta manda un po' più in fuorigioco la linea chiusurista di Roberto Speranza: e appare francamente patetico il tentativo del ministro, nonché del Pd, dei grillini e di Leu, di provare a intestarsi oggi le riaperture da loro fino a ieri sistematicamente osteggiate. In concreto, va molto bene (esattamente nel segno degli auspici della Verità) l'abbandono del criterio dell'Rt. I parametri di valutazione saranno disboscati (da 21 saranno ridotti a 12), ma soprattutto - il che è assolutamente ragionevole - i due elementi decisivi di valutazione saranno rappresentati dal livello di pressione sulle strutture ospedaliere, e in particolare dal rischio di saturazione dei reparti di terapia intensiva. Si supera dunque un sistema che nelle ultime settimane, a numeri bassi, rendeva possibile sulla base di un incremento anche contenuto dei contagi la penalizzazione eccessiva di un territorio.Soddisfacente anche la scelta che riguarda i centri commerciali, riaperti anche nel weekend, e quella relativa ai ristoranti e ai bar, che ricevono un via libera all'attività al chiuso dal primo giugno (inclusa la consumazione al bancone del bar). Per ciò che riguarda i ristoranti, sempre dal primo giugno, varranno regole stringenti ma complessivamente tollerabili: quattro persone al tavolo, un metro di distanza tra i tavoli, mascherina quando ci si alza dal tavolo. Molto positiva (anche con anticipazione al 24 maggio) la riapertura delle palestre, con distanza di due metri e adeguati strumenti di ricircolo dell'aria: una boccata d'ossigeno per attività che erano state tra le più penalizzate. Globalmente buono anche il segnale per il settore delle cerimonie e del wedding: via libera dal 15 giugno, sia pure con l'incognita del green pass e la soluzione burocratica di dover individuare un «Covid manager», cioè una persona responsabile del rispetto di regole e protocolli.Veniamo alle dolenti note. È certamente deludente la soluzione (a gradualità troppo lenta) adottata sul coprifuoco: consentire da subito una sola ora in più (le 23) rischia di non aiutare molto la ristorazione. Per slittare alle 24 bisognerà attendere il 7 giugno, e addirittura il 21 giugno per riconquistare libertà totale. Soprattutto in termini di principio, e cioè di libertà fondamentali dei cittadini, di rapporto tra individuo e Stato, questo è probabilmente il capitolo più incomprensibile e meno accettabile. Anche perché non c'è alcuna base scientifica che giustifichi questa limitazione del diritto di ciascuno a uscire di casa oltre una certa ora.Molto deludente anche il fatto che non si siano prese decisioni per accantonare l'uso della mascherina all'aperto. Con la bella stagione e un minimo di opportuna distanza, era un obbligo da superare. Un conto è restare imbavagliati al chiuso o dove non sia possibile rispettare la distanza, ma all'aria aperta il mantenimento dell'obbligo appare incomprensibile. Malissimo infine per due settori. Le piscine al chiuso (e ciò appare surreale) vengono tenute bloccate fino al primo luglio, e si tratta di un autentico colpo di grazia. Sorte ancora peggiore per le discoteche, di fatto ferme sine die: non è stata loro comunicata alcuna data di eventuale riapertura. «Siamo trattati come untori», protestano (giustamente) i gestori. Ed è francamente incredibile che tuttora si addebiti a qualche ballo di luglio 2020 la terza ondata scoppiata a ottobre, e invece certamente legata al mix scuole più trasporti pubblici. Sul fronte politico, va sottolineato il segnale che Giancarlo Giorgetti (sentito dal Corriere della Sera) ha inequivocabilmente lanciato agli alleati. Da un lato, il ministro leghista dello Sviluppo ha rivendicato i risultati raggiunti, dall'altro - a partire dal coprifuoco - non ha nascosto ciò che manca («Volevamo di più», ha onestamente ammesso), ma soprattutto ha aggiunto: «Siamo rimasti soli a fare questa parte», cioè a insistere per maggiori riaperture, lasciando a verbale un'inequivocabile definizione («non pervenuta») a proposito di Forza Italia. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/discoteche-piscine-dimenticati-dalle-riaperture-2653029870.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ora-tutte-le-regioni-sognano-il-bianco" data-post-id="2653029870" data-published-at="1621382180" data-use-pagination="False"> Ora tutte le Regioni sognano il bianco Questa sera, dopo mesi, il coprifuoco è spostato alle 23 in tutta Italia, interamente gialla dalla scorsa settimana a eccezione della Valle d'Aosta (ancora arancione, che chiederà la promozione il 24 maggio). È il primo risultato del piano delle riaperture fissato dal nuovo decreto legge Draghi di lunedì. L'abolizione completa del coprifuoco, invocato con forza dalle Regioni negli ultimi giorni, a livello nazionale scatterà il 21 giugno, ma dal 7 giugno si potrà restare fuori fino alle 24. Con il cambiamento dei parametri per definire il passaggio da una zona di rischio all'altra, almeno sei regioni potrebbero presto passare a zona bianca: tre dall'1 giugno, e altrettante la settimana successiva. Da quando è stata introdotta, la zona bianca - in cui possono riaprire senza restrizioni bar, ristoranti, palestre e piscine e dove non c'è il coprifuoco - è rimasta per lo più vuota: solo la Sardegna è riuscita a entrarci per finire rossa un mese dopo. Secondo la normativa attuale, perché scatti la fascia bianca deve esserci uno scenario di tipo 1, cioè un livello di rischio generale basso. L'Rt deve essere inferiore a 1 e per tre settimane consecutive e l'incidenza dei contagi deve essere sotto i 50 casi ogni 100.000 abitanti. In base al monitoraggio del 14 maggio sono tre le Regioni che nell'ultimo report hanno numeri da zona bianca con un'incidenza sotto i 50: Molise, Sardegna (41) e Friuli Venezia Giulia (44). Se confermeranno questi dati anche nei prossimi due monitoraggi, diventeranno zona bianca dall'1 giugno. Qui non ci sarà più il coprifuoco ma rimarranno solo tre regole: mascherine, distanziamento e sanificazione delle mani. Il 7 giugno dovrebbe scattare la zona bianca, perché hanno numeri di poco superiori alla soglia dei 50 casi per 100.000 abitanti: Veneto (55), Abruzzo (56) e Liguria (50). La situazione è in miglioramento un po' ovunque: sotto la soglia dei 100 casi ci sono anche Lazio, Lombardia, Marche, Trento, Bolzano, Umbria e Sicilia, ma non ovunque c'è un livello di rischio basso da far sperare di raggiungere la fascia senza coprifuoco. Le uniche due Regioni che superano la soglia dei 100 casi sono Campania e Valle D'Aosta. Come auspicato dalle Regioni, l'indice di diffusione del contagio (Rt) non sarà più determinante: conteranno il tasso di occupazione di terapie intensive e reparti ordinari (l'Rt ospedaliero) e l'incidenza dei casi. Con 250 positivi ogni 100.000 abitanti si va in zona rossa, con 150-250 in arancione e con 50-150 in giallo. Con meno di 50 casi per tre settimane consecutive e un rischio basso si va invece in bianco. Da metà giugno, se in zona arancione l'occupazione dei posti letto ospedalieri e area intensiva supera rispettivamente il 40% e il 30% del totale, scatta il rosso. Mentre se i dati sono inferiori al 30% e al 20% si va in giallo. In base al nuovo decreto, in zona gialla, dal primo giugno si può mangiare all'interno dei ristoranti. Centri commerciali si aprono anche nel weekend dal 22 maggio mentre dal 24 riaprono le palestre. Il 15 giugno al via congressi, convegni, parchi divertimento e feste di matrimonio al chiuso (con green pass). Le attività in sale da ballo, discoteche e simili, all'aperto o al chiuso, restano invece sospese. La presenza di pubblico è autorizzata per tutti gli eventi e competizioni sportive dal primo giugno all'aperto e dal primo luglio al chiuso nei limiti già fissati.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)