2018-10-25
Desirée chiamò la nonna ma non con il suo telefono: «Stasera resto fuori». E la Boldrini si sveglia
L'adolescente avvisò che avrebbe dormito da un'amica, invece era a Roma. Ha usato un numero oscurato. La polizia interroga un extracomunitario. L'ex presidente della Camera, paladina dell'immigrazione sfrenata fino all'ultimo giorno di mandato, fa retorica sull'assassinio: «Chi ti ha fatto male la paghi cara».Lo speciale contiene due articoli Il filo tra testimone e sospettato in questo caso è molto sottile. Cinque persone ieri hanno passato la giornata in Questura per spiegare quello che avrebbero visto. Ma soprattutto per chiarire cosa ci facessero in quello stabile occupato in via dei Lucani a Roma, quartiere di San Lorenzo. Non si sa se sono tutti stranieri o se ci sia tra loro anche la ragazza che - quasi alle 4 del mattino - ha chiamato il 112 per segnalare in modo anonimo che Desirée Mariottini, 16 anni, era in quello stabile. Ieri a Piazzale Clodio la Procura di Roma era blindata. Il fatto che i magistrati che si stanno occupando di sbrogliare il giallo della morte della povera Desirée (il pm Stefano Pizza e l'aggiunto Maria Monteleone, del pool che si occupa di violenza di genere) siano stati rinchiusi in un ufficio per oltre 6 ore, ha fatto pensare che stessero preparando dei provvedimenti giudiziari. Le uniche certezze arrivano dai primi dati saltati fuori dall'autopsia: la ragazzina è stata violentata e nel suo sangue c'erano tracce di stupefacenti. «Aggressione a sfondo sessuale», la definisce chi indaga.Questi risultati, comunicati dal medico legale della Sapienza, Dino Tancredi, e le dichiarazioni di un testimone senegalese che ha raccontato di aver visto africani e arabi accanto alla ragazza morta, hanno spinto i magistrati a iscrivere il fascicolo per omicidio volontario e violenza sessuale. Come nel caso della povera Pamela Mastropietro (la diciottenne uccisa a Macerata nel gennaio scorso) ci sono ancora dubbi sulle cause della morte. Al momento si lavora sulle indiscrezioni, che a volte propendono per l'overdose e a volte per un decesso per soffocamento. A rendere il tutto più complicato ci sono le 36 ore di ritardo con le quali si è arrivati a capire che il caso di Desirée non era la triste e semplice vicenda di una delle tante tossicodipendenti trovate senza vita al bordo di una strada a margine dei bagordi capitolini. Tre giorni d'indagini sono stati buttati a causa di una rabberciata comunicazione del commissariato che descriveva una donna di 25 o 30 anni morta per overdose e senza apparenti segni di violenza. La notizia è arrivata con le stesse caratteristiche alla stampa locale. Liquidata senza pensarci troppo, come una delle tante storie di degrado del suburbio romano. Poi è saltato fuori il testimone senegalese e il caso di Desirée è finito agli investigatori della Squadra mobile. «Io c'ero quella sera... dopo che è morta c'ero», ha raccontato il testimone. Che ha anche fornito ai poliziotti un dato temporale importante: «Sono arrivato lì a mezzanotte, mezzanotte e mezza». Ma non solo quello: ha detto anche che c'erano altre persone. «Una ragazza che parlava romano», ad esempio. E che questa «urlava “l'hanno uccisa"». E gli immigrati: «C'erano africani e arabi... sei o sette persone». Molti dei quali individuati e già interrogati.Un'altra persona ha raccontato (ai microfoni di Rai 1) di essere stata in compagnia di Desirée proprio la notte di mercoledì e, poi, tra le 3 e mezza e le 4 e un quarto, di averla salutata in via dei Lucani. Orari che, però, confliggono con la versione del senegalese. Di certo già martedì sono state sentite, insieme a un cittadino nordafricano, anche due ragazze. Una di loro potrebbe essere la stessa di cui parlava il senegalese, quella che urlava, dicendo che Desirée era morta e che era stata vittima di uno stupro di gruppo.L'altra coincidenza è che è stata sempre una voce femminile a chiamare i soccorsi da un telefono pubblico che si trova a poca distanza dal palazzo. I soccorritori del 118 hanno riferito ai poliziotti di aver trovato Desirée adagiata su un fianco e con i vestiti addosso. Si è scoperto, poi, che era stata rivestita. Accanto al corpo non c'erano siringhe o altre tracce utili.Per definire il numero di persone che frequentavano lo stabile occupato abusivamente (di proprietà di una società immobiliare e che per una disputa giudiziaria è passato in gestione a un custode giudiziario) e per stringere il cerchio su quelle che erano lì negli orari indicati dal senegalese, gli investigatori ieri hanno convocato altre sei persone informate sui fatti. Stabilire con esattezza chi era con Desirée lì dentro potrebbe portare alla svolta. Nel frattempo dovrebbero arrivare in Procura anche i dati delle celle telefoniche dell'area, che potrebbero aiutare gli investigatori nella caccia all'assassino. Si sta inoltre verificando se è vero, come alcuni avrebbero riferito nelle ore immediatamente successive al ritrovamento del cadavere, che la ragazza fosse andata nel palazzo per recuperare lo smartphone che le avevano rubato, oppure se da qualche tempo era una frequentatrice di qual covo di pusher. Il legale della famiglia ha raccontato che la giovane prima di sparire aveva chiamato la nonna (che lavora in tribunale a Latina), raccontandole di aver perso l'autobus e aggiungendo che avrebbe passato la notte da un'amica. La telefonata era però arrivata da un'utenza privata, una circostanza che ha insospettito e messo in allarme sia la nonna sia la mamma. Le due si sono messe subito alla ricerca di Desirée a Latina e a Cisterna. Non potevano immaginare che la ragazza fosse partita per Roma. Gli investigatori stanno cercando di capire con quale mezzo si sia mossa. E per farlo hanno acquisito i filmati delle telecamere di sorveglianza della stazione ferroviaria di Cisterna, cosi come quelli delle telecamere di via dei Lucani a Roma. Al Commissariato di Cisterna, insieme agli ultimi spostamenti, hanno il compito di ricostruire gli ultimi giorni di vita di Desirée: contatti con amici e amiche, ma anche con gli spacciatori del luogo. Fabio Amendolara<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/desiree-chiamo-la-nonna-ma-non-con-il-suo-telefono-stasera-resto-fuori-2614896364.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="l-ex-presidente-della-camera-disumani" data-post-id="2614896364" data-published-at="1758187371" data-use-pagination="False"> L'ex presidente della Camera: «Disumani» Ormai è un riflesso condizionato. Se l'immigrato denuncia di essere vittima di razzismo, se racconta di essere stato picchiato, insultato, vilipeso, spedito sul fondo dell'autobus, immediatamente guadagna i titoloni. Se, invece, è coinvolto in un crimine, magicamente sparisce dalla circolazione. Nel caso atroce di Desirée Mariottini c'è perfino un testimone oculare. Un senegalese, presente in mezzo al lerciume del palazzo occupato di San Lorenzo a Roma, che ha raccontato: «C'erano africani e arabi, sei o sette persone». Ma ecco che, sul Corriere della Sera, le dichiarazioni vengono riassunte così: «Un testimone: “Lì erano in tanti"». Incidentalmente, le parole «africani» e «arabi» sono scomparse. «Stupro di gruppo», gridava il giornale di via Solferino ieri in prima pagina, ma niente riferimenti etnici, per carità. Al massimo, si può citare «la pista della droga». Secondo Repubblica, invece, Desirée è stata «Trovata morta a sedici anni dopo la droga e lo stupro. Caccia a banda di spacciatori» (così in prima pagina). Per trovare la parolina «stranieri» bisogna arrivare fino alla terza riga di un sommarietto a pagina 19. Stessa solfa sulla Stampa e - con rarissime eccezioni - su tutti gli altri quotidiani italiani. Nessuno che tiri in ballo l'immigrazione. Eppure c'era un testimone oculare che ha parlato chiaramente di arabi e africani. Certo, è sempre meglio non giungere a conclusioni affrettate. Ma un conto è la prudenza, un altro conto è la malafede. Per altro, nel nostro Paese il legame tra migrazione, spaccio di droga e violenze sessuali non è esattamente inesistente. Basta esaminare gli ultimi dati disponibili in materia per rendersene conto. Dal primo gennaio al 31 luglio di quest'anno sono stati arrestati o denunciati per reati legati agli stupefacenti 43.061 individui, di cui 17.541 stranieri. Significa che gli immigrati sono il 40,7% del totale (e gli stranieri in Italia sono circa l'8,8% della popolazione). Fanno 82,3 denunce o arresti al giorno, domeniche e festivi compresi. Ovvero 3,4 all'ora. La percentuale di immigrati arrestati o denunciati per stupro è sostanzialmente identica: siamo sempre intorno al 40% sul totale. Sono stranieri - nigeriani, per la precisione - i membri delle mafie che vendono eroina gialla a Mestre e dintorni, ammazzando donne, uomini e ragazzini. Erano stranieri (sempre nigeriani) gli uomini che hanno macellato Pamela Mastropietro. E, di nuovo, si parla di carnefici stranieri anche per Desirée. Non è una tragica fatalità: è un sistema. Ma qui si fa di tutto per negarlo, per mistificare, per confondere le acque. A questo proposito, il vero capolavoro è riuscito ieri a Laura Boldrini. L'ex presidente della Camera si è esibita su Twitter in un numero circense di rara difficoltà. Ha scritto poche ma indignatissime parole: «Cara Desirée sei finita in una tana di esseri disumani e non riesco nemmeno a immaginare il dolore che staranno provando i tuoi famigliari. Spero che chi ti ha fatto così tanto male la paghi cara e venga punito come merita». Sacrosanto e condivisibile dalla prima all'ultima riga. Alla signora, tuttavia, è sfuggito un piccolo particolare. La Boldrini ha parlato di una «tana», cioè del luogo in cui vivono le bestie, le belve, gli animali. Ha fatto riferimento a «esseri disumani», cioè, di nuovo, non uomini ma bestie. Ha invocato pene esemplari e punizioni durissime. Ma non ha mai accennato all'argomento immigrati. Già, perché quelle bestie, quegli esseri disumani sono stranieri, migranti, «risorse», per dirla con il suo linguaggio abituale. Sono gli uomini a cui abbiamo aperto le frontiere tra i suoi applausi. Sono gli individui per cui lei ha manifestato in piazza in varie città italiane, tra cui - negli ultimi giorni - Riace. É per lo meno curioso che, adesso, di fronte all'ennesima, immane tragedia, la Boldrini si stracci le vesti e pretenda la forca. Leggere il suo tweet di ieri suscita un effetto strano, un po' come udire le parole pronunciate dal sindaco di Milano, Beppe Sala, proprio a questo giornale. «Chi sta arrivando negli ultimi anni (e probabilmente sarà così anche in futuro) ha spesso un livello di istruzione bassissimo e tanti non hanno alcuna professionalità lavorativa», ha dichiarato il primo cittadino, quello che marciava per chiedere più migranti nella sua città e tifava «Milano senza muri». Li hanno difesi, protetti, celebrati, e adesso fanno finta di scoprire la criminalità, il degrado, la violenza. Se ne accorgono adesso che è troppo tardi, quando ormai le ragazzine sono state uccise, fatte a pezzi, stuprate, drogate, martoriate. Si svegliano dopo che l'eroina spacciata dai nigeriani è già in circolo e fulmina persone di ogni età. Ha detto bene la Boldrini: in giro ci sono esseri disumani. Solo che questo Paese, fino a poco fa, li ha trattati come salvatori. Francesco Borgonovo
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.