2023-02-03
Quella delegazione del Pd in galera si è prestata al gioco di Cosa nostra
Da sinistra: Debora Serracchiani, Andrea Orlando e Walter Verini (Ansa)
Appoggiando la battaglia di un criminale che dice di lottare per tutti i detenuti pericolosi, i democratici danno una mano ai mafiosi. I quali da anni ricattano lo Stato, anche con le stragi, per abolire il 41 bis.Quanti sono i detenuti che ogni anno protestano digiunando contro le condizioni carcerarie a cui sono costretti? Migliaia. Solo ieri, nel registro degli eventi critici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ne risultavano 32. Nel passato, in qualche caso lo sciopero della fame è stato portato fino alle estreme conseguenze, cioè fino alla morte. Gli ultimi decessi di cui si ha memoria risalgono al 2012, al 2018 e al 2020. Undici anni fa si lasciò morire senza mangiare un detenuto di origine bulgara, accusato di reati contro il patrimonio e la persona e condannato a 18 anni di carcere. Poi è stata la volta di un uomo di 75 anni, un italiano imprigionato a Cosenza. Infine, tre anni fa, dopo 60 giorni di protesta senza cibo, nel reclusorio di Messina è deceduto un detenuto a cui, nonostante gravi patologie, erano stati rifiutati i domiciliari.Ho fatto l’elenco dei carcerati che fanno lo sciopero della fame (senza contare le decine che ogni anno si uccidono) per segnalare che non c’è solo il caso Cospito, ma ogni giorno sono decine le persone che protestano digiunando e mettendo a repentaglio anche la loro stessa vita. E però non mi risulta che a loro sia dedicata la stessa attenzione che viene rivolta all’anarcoterrorista. Soprattutto, non ho memoria di delegazioni del Pd che partono alla volta di un penitenziario di massima sicurezza per accertarsi delle condizioni di un ospite delle patrie galere. Hanno un bel dire oggi Debora Serracchiani e Andrea Orlando che loro non sono andati a Sassari per sollecitare la revoca del 41 bis all’uomo che gambizzò un manager dell’Ansaldo e mise la bomba a una caserma dei carabinieri. Premesso che la decisione di applicazione di una misura come il carcere duro spetta ai magistrati con la controfirma del ministro della Giustizia e non ai politici (in caso contrario, più che uno Stato di diritto saremmo un Paese al rovescio), a smentire gli onorevoli della sinistra sono le loro stesse dichiarazioni, rilasciate via Twitter. Ma ancor più grave della intromissione in una questione di competenza dei giudici, resta il fatto che Cospito non protesta per ottenere condizioni di miglior favore, ma lotta per sua stessa ammissione per l’abolizione del 41 bis per tutti i detenuti. Dunque, egli sta facendo lo sciopero della fame per aiutare criminali e mafiosi per cui lo Stato ha ritenuto di applicare un provvedimento estremo. E i deputati del Pd, sollecitando un intervento in suo favore, rischiano nei fatti di fare il gioco dei boss, i quali da anni con tutti i mezzi, anche con le stragi, provano a costringere le istituzioni a cancellare il 41 bis. Di tutto ciò la delegazione del Partito democratico aveva sicuramente consapevolezza, anche perché in un’intervista rilasciata ieri al Fatto Quotidiano, il senatore Walter Verini ha rivelato un particolare di quell’incontro in cella a Sassari. Interpellato sulle sue condizioni di salute, Cospito disse ai deputati di parlare con i boss, forse suggerendo che loro più di lui erano interessati alla revoca del carcere duro.Tutto ciò avrebbe dovuto mettere in allarme la pattuglia di onorevoli del Pd, i quali paiono non rendersi conto che la questione va oltre la protesta dell’anarchico e le sue condizioni di salute, ma coinvolge i capi mafia, lasciando intendere una strategia per abbattere o quanto meno rivedere il 41 bis. Verini, nell’intervista, ammette che la delegazione del Pd parlò con tre mafiosi. «Non li potevamo ignorare», ha detto al collega del Fatto Quotidiano. In questi giorni, grazie anche alla rivelazione di una relazione del Dap sui contatti tra boss e Cospito, si capisce che lo sciopero della fame fa parte di un’operazione contro le misure antimafia. Il sospetto degli inquirenti è che si siano saldate le istanze degli anarchici con quelle di Cosa nostra. Le cosche starebbero cioè usando la protesta di Cospito e degli anarchici. Del resto, le parole ascoltate nel carcere di Sassari non lasciano dubbi. «Questa miccia non deve essere spenta», diceva uno dei capi dei casalesi al terrorista, esortandolo a continuare la sua battaglia, perché «pezzettino dopo pezzettino si arriverà al risultato». Che è la revoca del 41 bis. È di questo che dovrebbero occuparsi gli onorevoli del Pd e non delle condizioni del terrorista o delle rivelazioni di Donzelli.Aggiungo di più. Gli anarchici stanno minacciando lo Stato, perché ogni giorno organizzano o annunciano attentati. L’ultima rivendicazione è giunta al quotidiano di Bologna, Il Resto del Carlino, con la comunicazione della prossima esplosione di un ordigno. Ai vertici delle forze dell’ordine e del Viminale sono preoccupati, perché pensano che i boss vogliano usare gli anarchici per innescare, come nel passato, una spirale di violenza. Cercano i morti, avrebbero detto coloro che vigilano sull’ordine pubblico. E il Pd che fa? Invece di schierarsi con chi rappresenta lo Stato, discute di Donzelli? E poi parlano di analfabetismo istituzionale.