2025-08-07
Dazi, ormai è ufficiale: ognun per sé. «Così difendiamo i nostri interessi»
Giorgia Meloni e Donald Trump (Getty)
Giorgia Meloni: «Stiamo facendo notare che i prodotti simbolo sono impossibili da sostituire». Apple investe altri 100 miliardi negli Usa. Ricorso del Brasile al Wto. La filiera dell’alcol: «Con le tariffe 2 miliardi di perdite».Alla vigilia dell’avvio dei dazi base al 15% (scatta alla mezzanotte di stasera e alle 6 di domani mattina, ora italiana) e mentre i Paesi più colpiti, a cominciare dalla Svizzera intensificano le trattative con Washington, Donald Trump annovera altri risultati della sua politica tariffaria. Le imposte doganali si stanno rivelando uno strumento di pressione efficace. Ieri Apple ha annunciato un investimento da 100 miliardi di dollari negli Usa, riportando in patria la produzione di componenti critici. L’impegno finanziario del gigante dell’iPhone sale così a 600 miliardi nei prossimi quattro anni. A febbraio Apple aveva dichiarato che avrebbe speso più di 500 miliardi di dollari negli Usa e assunto 20.000 persone. «Il più grande impegno di spesa di sempre», a cui ora si aggiunge un ulteriore boost di fondi. Trump aveva minacciato il colosso della Silicon Valley di imporre dazi del 25% sui suoi prodotti se non avesse spostato la produzione in patria. Il gruppo ha come principale centro di assemblaggio la Cina ma negli ultimi anni l’India è diventata un polo importante. Un altro polo produttivo per Apple è il Vietman. Ora i dazi potrebbero aver indotto il gruppo a rivedere i piani. A fine luglio comunque Apple aveva registrato un utile trimestrale di 23,4 miliardi di dollari, superando le previsioni nonostante i costi più elevati dovuti alle tariffe trumpiane. La Casa Bianca ha emanato una nota di soddisfazione: «Il programma economico America first del presidente Trump ha garantito migliaia di miliardi di dollari di investimenti a sostegno dell’occupazione e delle imprese americane. L’annuncio con Apple rappresenta un’ulteriore vittoria per il nostro settore manifatturiero, che contribuirà a riportare in patria la produzione di componenti critici per proteggere l’economia degli Stati Uniti».Si allunga intanto la lista di coloro che chiedono udienza a Trump per uno sconto sui dazi. I rappresentanti della filiera degli alcolici, produttori, importatori, distributori, rivenditori e ristoratori Usa, nonché le organizzazioni che rappresentano grandi marchi europei come Campari, Pernod Ricard e Diageo hanno scritto una lettera a Trump, pubblicata dalla Toasts not tariffs coalition, nella quale chiedono di «rivalutare l’inclusione delle bevande alcoliche nei dazi del 15% e di lavorare a un’intesa con la Ue che assicuri un commercio sostenibile per entrambe le sponde dell’Atlantico». Nella lettera le 57 organizzazioni sottolineano che i dazi al 15% potrebbero causare perdite per quasi 2 miliardi di dollari al settore e mettere a rischio 25.000 posti di lavoro negli Stati Uniti. Altri settori corrono ai ripari. Il Consorzio del pecorino romano sta studiando insieme con il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, delle contromisure che possano in qualche modo sterilizzare l’aumento dei dazi. Le ipotesi di lavoro sono diverse ma passano attraverso politiche di compensazione, «come un’attività di ritiro del prodotto dal mercato con nuovi bandi indigenti per le eccedenze nei magazzini» spiega il presidente del Consorzio Gianni Maoddi. Il 40% di prodotto esportato nel Usa nel 2024 rappresenta un grado di dipendenza elevato e a maggio c’è stato un calo del 50% delle vendite negli Usa. «L’Italia farà del suo meglio per tutelare i suoi interessi anche considerando che molti dei prodotti simbolo dell’export italiano sono impossibili da sostituire con produzioni interne americane perché sono unici e anche questo lo stiamo facendo notare», ha detto il premier Giorgia Meloni in una intervista al Tg5. Poi ha sottolineato l’impegno ad «ad aiutare le nostre imprese. Lo abbiamo fatto mettendo un altro miliardo di euro sulle filiere agroalimentari e approvando un importante pacchetto di semplificazioni». Quanto all’impatto delle tariffe sulle prospettive di crescita, la Meloni ha tranquillizzato: «In un contesto internazionale complesso, l’Italia ha le carte in regola per affrontare la situazione, con un governo stabile, un sistema produttivo solido e fondamentali dell’economia migliori di quelli di altri Paesi». Fanno i conti con le perdite le imprese tedesche. Da un sondaggio della Camera di commercio e industria tedesca emerge che il 72% delle imprese sta subendo effetti negativi. La crisi da tariffe colpisce anche gruppi ben strutturati. La giapponese Honda ha registrato, nel primo trimestre (aprile-giugno), un crollo dell’utile operativo del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.Intanto ieri sono entrati in vigore i dazi al 50% (quintuplicati rispetto all’originario 10%) su circa il 36% delle esportazioni brasiliane negli States. A questo proposito, Il Paese sudamericano ha quindi presentato una richiesta di consultazione alla missione degli Stati Uniti presso il Wto: un primo passo verso un ricorso di Brasilia presso l’organizzazione internazionale. In caso di mancato accordo, il governo brasiliano chiederà l’istituzione di un comitato arbitrale. Come annunciato nei giorni scorsi, imposti dazi aggiuntivi del 25% all’India (che così si trova una tariffa del 50%), rea di comprare petrolio russo. La Casa Bianca ha annunciato che la stessa sanzione potrebbe scattare per qualsiasi Paese compri greggio da Mosca.