2020-12-02
Dall’Oms al Cts: l’anomalia di Guerra che ha irritato lo staff del ministero
La nomina è stata presa come un commissariamento: «Capita in Paesi sottosviluppati».Chi è l'uomo che, secondo Report, ha imposto che venisse censurato il documento dell'Oms che smontava il «modello italiano»? Ranieri Guerra, medico, laurea e specializzazione a Padova con il massimo dei voti, ha perfezionato la sua formazione tra Londra e Washington. Negli anni Ottanta, ha iniziato a operare per la Farnesina in vari Paesi, come consulente per la pianificazione dei sistemi sanitari. Collabora con l'Oms dal 2005. Nel 2014, diventa direttore della Prevenzione al ministero della Salute. Tre anni dopo, nel maggio 2017, il governo italiano lo fa inserire nel Consiglio esecutivo dell'agenzia Onu per la salute: si tratta di un secondment, un distacco, pratica comune, per cui ogni Stato, ammesso nell'Executive board dell'ente, nomina un suo rappresentante «di fiducia». Ma già a ottobre, il nuovo direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, chiama Guerra come Assistant director general per le iniziative speciali nel gabinetto dell'Oms. Nel febbraio 2020, infine, il supertecnico torna in patria ed entra nel Comitato tecnico scientifico. Un passaggio per certi versi anomalo.«Di solito, il secondment avviene quando un Paese invia un suo rappresentante, dalle riconosciute competenze, nel Comitato esecutivo dell'Oms», spiega alla Verità Nicoletta Dentico, già direttrice di Medici senza frontiere. Giusto ciò che è accaduto quando, nel maggio 2017, l'Italia indicò Guerra. «Ma poi quest'ultimo è stato scelto da Tedros perché diventasse il suo numero due: tanto che, nell'Executive board dell'Oms, è subentrato Walter Ricciardi. Da quel momento, Guerra è diventato a tutti gli effetti un membro dell'Oms». Pertanto, «ci siamo ritrovati, stranamente e incomprensibilmente, con un secondment in senso opposto: non più un rappresentante dell'Italia nell'Oms, bensì un rappresentante dell'Oms in Italia». Perché? Mistero. Fatto sta che la nomina non è passata inosservata: «Lo staff del ministero della Salute non l'ha presa bene». In effetti, i rappresentanti dell'Oms si mandano anzitutto nei Paesi in via di sviluppo. L'Oms certificava che l'Italia non era in grado di affrontare l'emergenza Covid?Quand'anche fosse, mancherebbero comunque dei passaggi formali: «Un country representative dell'Oms è una figura ufficiale, con un quartier generale, un mandato limitato nel tempo ed è preferibilmente di una nazionalità diversa rispetto a quella del Paese in cui viene inviato». Nel caso di Guerra, questi crismi mancano. Anzi, riferisce la Dentico, «ho appreso che l'Oms non ha termini di riferimento per il mandato di Guerra» nel Cts. L'anomalia si allarga: anziché spedire un nostro uomo all'Oms, ne abbiamo messo, in una struttura creata dalla Protezione civile, uno che dell'Oms è un membro organico - e di altissimo livello. Solo che l'Oms si comporta come se l'incarico del suo vicedirettore non la riguardasse.Resta da capire come mai, stando alle email di Guerra divulgate da Report, Adhanom si sia prestato a fare da «consapevole foglia di fico» per l'esecutivo giallorosso. Il legame tra i due è così forte, da aver indotto l'etiope a tollerare una «cortesia» del suo numero due a Roberto Speranza? O a Tedros interessava coprire le presunte responsabilità di Guerra, che da direttore della Prevenzione al ministero della Salute, non ha aggiornato il piano pandemico italiano? O, infine, è lo stesso capo dell'Oms ad avere a cuore il buon nome del governo di Roma, che ne ha sponsorizzato la nomina - nonché alla luce dei buoni rapporti con Paolo Gentiloni, maturati quando entrambi erano ministri degli Esteri dei rispettivi Paesi?Un chiarimento è auspicabile. Intanto, il comitato Noi denunceremo, che riunisce i familiari delle vittime del Covid, ha chiesto che la Farnesina faccia «pressione sull'Oms affinché revochi a Ranieri Guerra l'immunità diplomatica». Invero, dovrebbe revocarla anzitutto agli autori del report censurato: l'agenzia delle Nazioni Unite pare non abbia piacere che parlino con i pm di Bergamo. Ai quali potrebbero raccontare cosa sanno sugli errori fatali del «modello italiano».