2018-10-28
Dal Manzoni a Riace quante falsità spacciate nelle aule
L'autore dei Promessi sposi era filo Ue, Mimmo Lucano un eroe. Ecco la propaganda che abbiamo trovato sfogliando i tomi. «Quei manuali sono armi politiche». Secondo lo studioso Marco Gervasoni «gli autori di oggi fanno un sacco di errori, ma tutti orientati in un solo senso. Hanno un'unica concezione della storia: quella raccontata da loro». Lo speciale comprende due articoli. Qualche giorno fa ha fatto il giro dei giornali la notizia che nel sussidiario Capire il presente, edito da Mondadori Education, fosse finita la vecchia gaffe di Mariastella Gelmini sul fantomatico tunnel sotterraneo che collegherebbe il Cern di Ginevra con i laboratori del Gran Sasso. Curiosamente, nessuno ha evocato i roghi di libri o i testi messi all'indice: è parso chiaro a tutti, infatti, che in un libro, tanto più se di scuola, non può comparire qualsiasi cosa. Se invece usi Alessandro Manzoni per attaccare i sovranisti o inserisci nei libri di testo paginate di elogio per Mimmo Lucano, allora va tutto bene e chi lo fa notare passa per nostalgico della Santa inquisizione. Sta accadendo in questi giorni alla Verità, rea di aver scoperchiato il problema dei libri scolastici zeppi di propaganda politica vera e propria, ben oltre il legittimo diritto di ogni autore a fornire la propria interpretazione dei fatti. Facciamo allora un ripasso delle puntate precedenti, per capire di cosa esattamente stiamo parlando. Prendiamo il volume I classici nostri contemporanei, di Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti e Giuseppe Zaccaria (Paravia). In un approfondimento dedicate a Manzoni, si legge: «Le farneticazioni della folla milanese del Seicento possono ricordarci tante altre idee false che trovano oggi facile accoglienza nelle credenze di massa: ad esempio quelle intorno all'euro, a cui da molti viene attribuita la colpa della difficile situazione economica attuale, mentre le cause di essa, come tutti dovrebbero sapere, sono state le speculazioni finanziarie internazionali che nel 2008 hanno innescato una crisi economica mai vista dopo la Grande Depressione». Il volo pindarico è a dir poco ingiustificato. Peraltro sull'euro c'è un dibattito lungo e articolato in corso, che vede diverse voci critiche di destra e di sinistra, con varie gradazioni: un libro di scuola non dovrebbe dar conto di ciò, anziché paragonare parte dell'opinione pubblica a una folla farneticante? Nello stesso libro, Giuseppe Parini viene usato per giustificare la criminalità immigrata, Vittorio Alfieri per parlare del G8 di Genova e Ugo Foscolo per elogiare spiegare che la seconda repubblica non è stata un granché. Vi pare normale? Ma cambiamo testo, passiamo a Geografia mi piace, di Luisa Morelli e Rosa Scelne (Mondadori Education), un libro in cui si dice che l'immigrazione «contribuisce, a volte in maniera decisiva, a un saldo demografico attivo, cioè alla crescita della popolazione; permette un abbassamento dell'età media della popolazione [...]; fornisce lavoratori e lavoratrici per attività che le popolazioni locali rifiutano; rappresenta un'occasione straordinaria di scambio e di arricchimento culturale». Segue una lettura tratta dal libro Come (non) si diventa razzisti, in cui si racconta la storia dell'immigrata Zenzi. E si dice: «Secondo te chi è il diverso? Zenzi che è nata in Costa d'Avorio e lavora tutto il giorno per mantenere in modo onesto i figli o il torinese che la paga in nero 3 euro all'ora? Zenzi che parla poco l'italiano o l'universitario italiano ubriaco alla guida del suv di papà?». Ma il top lo si raggiunge con il libro Incontra la storia, pubblicato ancora da Mondadori Education e firmato da Vittoria Calvani. In una sezione dal titolo «La tolleranza. Ad accogliere ci guadagniamo tutti», parte, senza alcun motivo, poco dopo aver parlato degli arabi e dell'islam, una mega marchetta a… Mimmo Lucano. Nel testo si racconta che a Riace «convivono persone provenienti da oltre venti Paesi» e che «la scuola elementare è rimasta aperta soltanto grazie ai bimbi dei migranti, e le tradizioni locali rivivono nella quotidianità dei nuovi cittadini». Chiedere che in un testo scolastico destinato agli alunni delle medie non compaia l'elogio di un sindaco sotto inchiesta (e, se è per questo, di nessun amministratore in attività: è un libro di storia, mica di attualità, ci vanno dentro conoscenze sedimentate, non la cronaca degli ultimi mesi, soprattutto se è cronaca giudiziaria...) significa essere epigoni dei bruciatori di libri? Ma non è finita qui. In un testo di geografia destinato alle scuole medie, Geo Green 2 di Carlo Griguolo (Paravia) si legge una apologia della sostituzione di popolo: «Gli immigrati extraeuropei (africani, asiatici, sudamericani) rappresentano già oggi una parte consistente della popolazione giovane d'Europa. La vera sfida sociale e demografica del continente consiste nel “passare il testimone": gli immigrati devono poter entrare nella società e nell'economia europee a ogni livello professionale e civile; solo accettando gli immigrati l'Europa anziana (che detiene la ricchezza economica e le radici culturali europee) permetterà l'esistenza dell'Europa futura». Ne Il mondo domani, di Elisabetta Sergio (Garzanti), si dice che gli immigrati «costituiscono per l'Europa una preziosa risorsa economica, sociale e culturale. Inoltre contribuiscono a mantenere positivo il saldo demografico», mentre nelle pagine di Fare geografia insieme, di Renzo De Marchi, Francesca Ferrara e Giulia Dottori (Il capitello), si spiega che «numerose fabbriche e importanti settori dell'agricoltura chiuderebbero senza i lavoratori stranieri». In Kilimangiaro 1, edito da Lattes, si elogia la «preziosa manodopera» degli immigrati, i quali accettano «lavori che molti europei ritengono troppo umili» e «hanno il diritto di essere accolti in Paesi sicuri». Nel manuale per le scuole superiori Il fattore umano 2, edito da Pearson e curato da Maurizio Bettini, Mario Lentano e Donatella Puliga, ci viene invece spiegato che «variano da civiltà a civiltà le norme sociali o giuridiche che definiscono l'incesto, l'aborto, l'infanticidio, l'adozione, il divorzio, la possibilità di un secondo matrimonio […] ogni cultura definisce in modo diverso il corretto atteggiamento». Nel #Cittadino (Tramontana), libro per le scuole secondarie di Carlo Aime e Maria Grazia Pastorino, si parla d'altro canto di stepchild adoption con foto di coppie omosessuali che tengono in braccio bambini molto piccoli. Per non farsi mancare nulla, l'opera per le elementari Acero Rosso della Mondadori, scritto da Barbara Greppi, Annalisa Vadi, Stefano Bordiglioni, Elena Rizzo Licori, afferma che «in famiglia si può essere tanti o in pochi […] si può avere due mamme e due papà». Adriano Scianca<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/dal-manzoni-a-riace-quante-falsita-spacciate-nelle-aule-2615731743.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="quei-manuali-sono-armi-politiche" data-post-id="2615731743" data-published-at="1758066080" data-use-pagination="False"> «Quei manuali sono armi politiche» La Verità ha osato l'inosabile: esaminare alcuni manuali in uso nelle scuole medie superiori e inferiori, trovando non opinioni, ma palesi mistificazioni. La supercasta progressista l'ha presa male, e accusa questo giornale di «mettere all'indice» certi volumi. Ne parliamo con il professor Marco Gervasoni, commentatore, saggista e storico (insegna alla Luiss Storia comparata dei sistemi politici, e all'Università del Molise Storia contemporanea). Professore, è vietato indicare le falsità? Siamo al dogmatismo? «I libri di testo, come qualunque altro materiale pubblicato, possono, e per certi versi devono essere criticabili da tutti. Anzi, trattandosi di manuali destinati a ragazzi o bambini, quindi con una forte valenza formativa, è giusto che siano discussi non solo dagli addetti ai lavori». Ricordiamo che non erano in causa legittime opinioni, ma falsità imbarazzanti... «Bisogna sapere come sono scritti oggi questi manuali. Le case editrici, le cui altre attività non sono molto redditizie, puntano su questi testi, che invece lo sono. Spesso la realizzazione è appaltata a società esterne, che si affidano ad autori che non sempre hanno autorevolezza scientifica. I grandi manuali di un tempo erano curati da illustri cattedratici. Oggi non è così, e questo facilita l'errore. Naturalmente, però, capita che l'errore sia sempre e solo nella direzione mainstream, il che fa capire come la supervisione abbia un'impostazione ideologica». Alcune «perle». Manzoni usato per bacchettare euroscettici e populisti... «Un anacronismo palesemente forzato: reclutare la voce narrante dei Promessi sposi come sostenitore dell'attuale Ue, e gli assaltatori dei forni come anticipatori di Salvini...». Ma anche nei manuali del passato ci saranno state manipolazioni. Differenze? «In passato c'era la tendenza in alcuni manuali a “relativizzare" il passato. Si pensi al trattamento della figura di Stalin o a un certo modo di raccontare i gulag. Oggi alcuni manuali (non solo di storia, pure di geografia) insistono sul presente: usano il passato per affermare posizioni attuali, dando loro la veste di verità dogmatiche. Ad esempio, presentano l'Ue come intoccabile, o entrano in aspetti molto tecnici (l'euro, il deficit) per difendere posizioni di oggi». La glorificazione di Mimmo Lucano a uso dei ragazzi delle medie... «Un caso evidente di “presentismo". Quando andavo a scuola io, il presente o non era toccato, o era affrontato con molta precauzione. Ovviamente ciò aveva degli svantaggi, ma pure vantaggi: a scuola devi proporre conoscenze sedimentate, non questioni oggetto di polemica. Come fai a glorificare una figura come Lucano, che è per lo meno controversa?». Le invasioni barbariche addolcite in «migrazioni»... «Ahimé, anche in alcuni studi universitari c'è a volte l'idea che le invasioni siano state una “anticipazione" delle attuali migrazioni. Qui vorrei sottolineare un aspetto grave, proprio anche del giornalismo italiano, e cioè una scarsa distinzione tra notizia e commento. A maggior ragione un manuale per ragazzi dovrebbe essere il più possibile asettico: l'operazione subdola è riportare come fatto ciò che invece stai caricando di un giudizio di valore». E così gli italiani sono presentati come «razzisti» solo perché ostili all'immigrazione incontrollata... «Qui al danno si aggiunge la beffa. Quei libri si rivolgono in larga misura a bambini e ragazzi dei ceti medi e popolari, quelli su cui l'immigrazione illegale impatta di più. E così oltre ad avere il campo illegale davanti casa, a tuo figlio spiegano a scuola che il razzista sei tu...». Non è curioso che costoro facciano campagne contro le fake news, ma poi difendano la fake history? «Per loro è coerente. Considerano “fake news" tutte le notizie che smentiscono il loro mondo immaginario, fatto di “amore" e “apertura". Naturale che pure i manuali di storia diventino una prosecuzione della lotta politica con altri mezzi». Il settimanale 7 del Corriere della Sera ha usato un'immagine provocatoria (Garibaldi con il fez fascista) per dire che siamo tutti ignoranti in storia. Ma allora una controllatina ai testi andrebbe data... «Ma per alcuni la storia che “si deve" conoscere è solo la storia come la raccontano loro...». Lei ha denunciato una nuova egemonia, non più quella gramsciana, ma una cappa politically correct... «Ormai trovo insoddisfacente il termine “politically correct", perché tende a ridicolizzare, quando invece siamo in presenza di un pericolo più grande, di una ideologia molto seria, quasi di carattere totalitario. La vecchia egemonia gramsciana portava a “relativizzare" (ma se relativizzi, relativizzi pure Mussolini, non solo Stalin). Oggi invece colpiscono (a partire dal passato) tutto ciò che nel presente è per loro l'incarnazione del male. La trasformazione è molto più pericolosa». E che strumenti usa questa nuova ideologia? «I maggiori diffusori non sono gli intellettuali tradizionali, che spesso non hanno più molto da dire, ma cantanti, comici, attori. La loro azione è ben più pervasiva». Uno dei «capolavori» lasciati dall'ineffabile ministro Fedeli e dalla commissione presieduta dal linguista Serianni è stata l'eliminazione del tema storico. «Io sarei per l'abolizione dell'esame di maturità tout court. Ma se l'esame c'è, invito il governo a riparare a questo errore, che peraltro non è stato commesso dall'attuale esecutivo. Dicono che erano pochi gli studenti a scegliere il tema storico: ma se facessimo i plebisciti tra gli studenti, anche la matematica riceverebbe ben pochi like...». Daniele Capezzone