2020-03-03
Guido Guidesi: «Da Codogno dico: Conte ci ha preso in giro»
Parla il deputato leghista in quarantena nella zona rossa: «Qui sembra di stare in guerra, ma il vero dramma sarà ripartire. Gli aiuti del governo? Una partita Iva avrebbe 500 euro: meno del reddito di cittadinanza. Serve un'area economica speciale».Tra i cittadini di Codogno, reclusi nella rigida quarantena loro imposta, c'è un deputato della Lega, già sottosegretario nel governo gialloblù. Si tratta di Guido Guidesi, quarantunenne, stimatissimo da amici e avversari. Ha accettato una conversazione con La Verità su questa esperienza del tutto particolare, che cade in un momento politico speciale per lui, e denso di significato proprio in quest'emergenza: è stato appena nominato responsabile per la Lega del dipartimento per le attività produttive. Guidesi descrive la situazione sua e dei suoi concittadini, definisce «inaccettabili» le parole di Giuseppe Conte su Codogno, critica i provvedimenti d'emergenza («a una partita Iva arriverebbero 500 euro, meno del reddito di cittadinanza…»), e lancia la proposta economica di gran lunga più interessante tra quelle sentite finora per le aree rosse e gialle: siano subito dichiarate zone economiche speciali, con sospensione degli adempimenti fiscali e detassazione degli straordinari, per ripartire di slancio appena possibile. Come sta, innanzitutto? «Sto bene, grazie, ma la situazione è davvero brutta…»Anche i suoi familiari stanno bene? «Tutti bene, fortunatamente. Ma sembra di essere in guerra qui…»A quali obblighi siete sottoposti?«Non possiamo uscire dai comuni della zona rossa. Dobbiamo evitare riunioni o assembramenti. Quando giriamo, bisogna usare la mascherina. Insomma, le precauzioni necessarie. Ma quello che mi preoccupa è la situazione economica»Immagino che lei passi le giornate al telefono. Anzi, che il suo telefono sia diventato un centralino h24 per i suoi concittadini in cerca di informazioni. Cosa le dicono principalmente? Qual è il problema più avvertito, al di là dell'evidente estremo disagio oggettivo?«Confermo. Abbiamo una comunità che sta dimostrando grandissima responsabilità. Chiede solo di tornare alla normalità quanto prima, pur comprendendo le restrizioni… Ma il dramma è quello del tessuto produttivo. Siamo riusciti a riattivare qualcosa, ma artigiani, commercianti e imprese vivono questa situazione come un sopruso»Spieghiamolo bene«Ci sono due questioni. Primo: i dati ci dicono che non siamo l'unico focolaio. Secondo: è apparso a tutti totalmente inaccettabile che il Presidente del Consiglio abbia tentato di individuare ogni responsabilità nel nostro territorio. E poi i provvedimenti presi sono una presa in giro…»Ci arriviamo tra un istante. Funzionano, nei limiti del possibile, i turni di negozi, farmacie e supermercati? «Dopo il primo giorno difficilissimo, gli approvvigionamenti di alimenti e bevande ci sono, i supermercati sono aperti. Si può entrare con le dovute precauzioni: non tutti insieme, chi non le ha viene dotato di mascherine e guanti. Sono stati riaperti quattro uffici postali, e mercoledì dovrebbero riaprire anche gli altri»Ci dica la sua su com'è stata gestita la crisi. Diciamolo. Il governo ha agito tardi, dopo un mese passato a discutere di presunto razzismo, di involtini primavera, di amicizia con la Cina«Da oltre un mese dicevamo al governo che doveva organizzarsi per affrontare il rischio, e invece non si sono preparati per tempo. Pensi ai voli: hanno sottovalutato che, attraverso gli scali a Parigi, a Singapore, a Ginevra, e così via, gli arrivi dalla Cina continuavano… E poi…»E poi?«Quelle parole di Giuseppe Conte su Codogno…Intanto, una premessa: quello che viene comunemente definito il caso di Codogno non è affatto detto che sia stato davvero il primo caso in assoluto… Detto questo, quello che andrebbe sottolineato è che proprio la grandissima professionalità del personale sanitario degli ospedali di Codogno e Lodi ha consentito di certificare la situazione… Da quel momento, con enorme responsabilità, un territorio si è sacrificato facendo letteralmente da diga. E che fa il governo? Anziché sostenere questa comunità, l'ha presa a schiaffi. Le parole di Conte sulle responsabilità dell'ospedale di Codogno sono state un'atroce presa in giro»Lei ovviamente ha parlato con quei medici«Certo. Loro, gli infermieri, tutto il personale sono impegnati da dieci giorni in turni massacranti, ben al di là di qualunque obbligo professionale. E non hanno nemmeno il tempo di rispondere a una polemica assurda. Forse una delle cose di cui il governo nemmeno si rende conto è cosa stiano facendo quelle persone, così come i volontari della Protezione civile e delle Croci, le forze dell'ordine, o chi si occupa di interventi di manutenzione idrica, elettrica e così via…»Che effetto le ha fatto vedere in tv il passaggio dalla sottovalutazione, poi all'improvvisa drammatizzazione di Conte in maglioncino, fino al tentativo di riattenuare i toni? Che deve pensare un cittadino normale davanti a messaggi così ondivaghi e contrastanti? «Purtroppo non mi ha sorpreso. Ho conosciuto Conte e negli ultimi mesi della precedente esperienza di governo ho capito bene di che pasta era fatto…»E ovviamente non è un complimento, si intuisce. Lei è esperto di questioni economiche, ha seguito tante volte le leggi di bilancio, quasi sempre come oppositore. Che cosa bisognerebbe fare secondo lei? «Metto insieme le zone rosse e quelle gialle: dal punto di vista economico, non faccio differenze. Lo scriva: va immediatamente certificata una zona economica speciale. È l'unico modo per far sì che il giorno dopo, finita l'emergenza, il territorio possa tornare ad essere davvero attivo e attrattivo. Altrimenti, gli stessi provvedimenti di assistenza saranno totalmente inutili»Cioè, lei dice: al di là delle misure per l'immediato, occorre che ci sia un regime fiscale e burocratico particolarmente di favore per ripartire, appena sarà possibile farlo «Servono tre cose. Primo: il riconoscimento di zona economica speciale. Secondo: l'azzeramento della fiscalità per un certo tempo. Terzo: la detassazione degli straordinari. Va fatta subito, in modo che, quando l'area ricomincerà a lavorare ci siano incentivi tali da riprendere rapidamente la produttività persa»Il governo secondo lei pensa di cavarsela con l'elemosina di 3,6 miliardi, cioè uno 0,2% del Pil? «Voglio spiegarmi bene con un esempio e una cifra. Siccome non ci viene data possibilità di deroga, e quindi non si può riattivare al momento la produzione o l'esercizio commerciale, non è che puoi compensare tutto questo con un ammortizzatore sociale… Qui la gente vuole lavorare. Lo sa quanto arriverebbe a una partita Iva? 500 euro al mese, meno del reddito di cittadinanza. Lo scriva, per favore»Inaccettabile«E non è l'unica cosa. Dicono della sospensione delle bollette, che però non vale per chi ha l'addebito bancario. E comunque devi mettere via i soldi, perché poi dovrai pagare tutto insieme…»Non le sembra una mezza presa in giro che ci si compiaccia del sì europeo a una misura così limitata? Mancava solo che dicessero di no…«Questo è grave, e segnala un punto. Se dopo dieci giorni se ne escono con questo provvedimento che è una presa in giro, mi chiedo che interlocuzione abbiano avuto con la Commissione Ue in tutto questo periodo… Di che hanno parlato? Questo mi fa capire che da parte del governo ci sia un'incomprensione totale della situazione reale e degli ordini di grandezza necessari per ripartire»Chiudiamo, se permette, con una curiosità. Lei tecnicamente, per quest'assenza del tutto indipendente dalla sua volontà, è stato messo in missione dalla Camera? Non le sembra, da parte di Montecitorio, una scelta curiosa? «Solo per rispetto della mia comunità, non ho voluto affrontare il tema né parlare con la stampa in questi giorni. Mi risulta che non ci siano precedenti. Certo, diciamo così, mi è dispiaciuto essere oggetto di un dibattito sul regolamento…»