2021-04-25
Cure domiciliari, la messinscena di Speranza
Due giorni fa il primo incontro per parlare di terapie a casa, contro le quali il Consiglio di Stato ha accettato il ricorso del governo. Il Ministero ha già messo a punto il protocollo, ignorando il parere dei medici che vogliono evitare l'ospedalizzazione dei pazienti.Altro che svolta «condivisa» sulle cure domiciliari per i pazienti affetti da Covid. È già pronto l'atteso protocollo che, in base a un recente voto del Senato, doveva tenere conto di tutte le esperienze dei professionisti impegnati sul campo, ma non ancora riuniti a un tavolo di lavoro. «È stato consegnato dalla direzione prevenzione del ministero della Salute tre settimane fa, presto sarà diffuso. Si tratta di un testo molto dettagliato», anticipava ieri sul Messaggero il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Solo due giorni fa, però, si è svolto il primo incontro del Comitato cura domiciliare con i vertici di Agenas, l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, per parlare di terapie a casa. Nella riunione, fissata dal ministero, i medici Luigi Cavanna e Andrea Mangiagalli, da un anno in prima linea ad assistere i pazienti Covid nelle loro abitazioni, hanno potuto finalmente confrontarsi con l'infettivologo Matteo Bassetti, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva (Sita), e con Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto Mario Negri. «Mancava il direttore di Agenas, c'è stata condivisione di intenti e l'impegno da parte del professor Bassetti di riferire al sottosegretario l'esito favorevole dell'incontro», spiega l'avvocato Erich Grimaldi, fondatore del Comitato e pure lui presente. «Il professore ha però detto chiaramente che non c'entra nulla con i protocolli. Non ha ricevuto alcun incarico a riguardo da parte del ministero». Era una riunione per guardarsi negli occhi e mettere da parte diffidenze, per non dire ostilità, iniziando a collaborare. «Bassetti, quando ci siamo lasciati, ha perfino dichiarato che l'incontro “l'aveva arricchito". Una buona base di partenza, in attesa di parlare di linee guida», fa sapere il legale. Invece da settimane il ministro della Salute, Roberto Speranza, avrebbe già messo a punto il protocollo, lasciando sconcertato l'avvocato Grimaldi. «Lo scorso 8 aprile il Senato aveva approvato un ordine del giorno unitario, che impegnava il governo ad aggiornare i protocolli e le linee guida per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19», ricorda il presidente del Comitato. «Lo doveva fare tramite l'Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa, tenuto conto di tutte le esperienze dei professionisti impegnati sul campo, che siamo noi», commenta il fondatore di una Rete che vede oltre mille medici impegnati ad applicare sul territorio nazionale un protocollo terapeutico, grazie al quale «la percentuale di ospedalizzati è intorno al 2%», assicura Grimaldi. Ma se non è stato ancora avviato il tavolo di monitoraggio ministeriale «con rappresentate tutte le professionalità coinvolte nei percorsi di assistenza territoriale, come si era impegnato a fare il sottosegretario, perché è già pronto il nuovo protocollo secondo quanto ha dichiarato ieri Sileri, senza successiva smentita? In questo modo si è disatteso il voto del Senato», esclama perplesso l'avvocato che si chiede: «Che cosa ci siamo riuniti a fare due giorni fa»?Sileri ieri ha anticipato alcuni contenuti del protocollo, che doveva anche cancellare l'attuale, assurda indicazione presente nelle linee guida dell'Agenzia italiana del farmaco, ovvero «Tachipirina e vigile attesa» per i pazienti ammalati di Covid da curarsi a casa. Invece amara sorpresa, la Tachipirina ancora è presente: «Se siamo di fronte solo alla febbre, la risposta è quella del paracetamolo (principio attivo della Tachipirina, ndr) ma anche dei Fans, gli antinfiammatori non steroidei. Per altri farmaci dipende dalle condizioni del soggetto», ha detto il sottosegretario. Eppure Giorgio Palù, presidente dell'Aifa, lo continua a ripetere: «La Tachipirina è del tutto inutile per non dire dannosa». Sileri nega che manchino in Italia gli anticorpi monoclonali, autorizzati lo scorso febbraio dopo il parere favorevole dell'Aifa per la cura del Covid in una fase precoce della malattia. «Ce ne sono tanti», ha detto, «ma ne stiamo usando ancora pochi rispetto alle possibilità. Mancava un percorso chiaro per la somministrazione che può avvenire anche a domicilio, se c'è un ospedale coordinatore». L'idrossiclorochina non viene presa in considerazione nelle nuove linee guida, l'eparina è ritenuta utile, ma solo a determinate condizioni: «L'utilizzo nella profilassi degli eventi tromboembolici nel paziente con infezione respiratoria acuta è previsto solo se è ridotta la mobilità; l'utilizzo, invece, subito dopo il tampone, senza fattori di rischio, non è consigliato» ha spiegato. Cautela sugli antibiotici: «Non sono raccomandati nelle prime 72 ore». Se davvero il protocollo è già stato licenziato, in attesa solo di integrare le osservazioni del Consiglio superiore di sanità, a breve conosceremo nel dettaglio le nuove linee da seguire per curare i pazienti a casa già dai primi sintomi. Un protocollo univoco, che speriamo contenga molte delle terapie applicate con successo dal Comitato dei medici, impegnati da un anno a seguire i pazienti prima che il virus li costringa all'ospedalizzazione. Dopo che il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del ministero della Salute contro l'ordinanza con la quale il Tar del Lazio aveva stabilito che i medici, nel trattamento dei pazienti positivi al coronavirus, potessero «prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza» senza necessariamente attenersi ai protocolli Aifa, non si possono più attendere cure domiciliari che riescano ad abbassare i livelli di contagio, l'ospedalizzazione e i tassi di mortalità da Covid.