2021-04-02
Le cure domiciliari approdano in Senato: «Intervento rapido e idrossiclorochina»
Il protocollo funziona: su 10.000 pazienti, soltanto 5 decessi. Mozione per abolire la «vigile attesa» e il paracetamolo.La politica sembra fare un passo avanti per la cura precoce a domicilio dei pazienti con Covid-19, pratica in grado di ridurre drasticamente la pressione sugli ospedali. La prossima settimana è calendarizzata al Senato una mozione della Lega perché vengano aggiornati i protocolli delle cure per i medici di medicina generale tenendo conto dell'esperienza sul campo raccolte in questi mesi. La notizia è stata data ieri dal senatore Massimiliano Romeo, intervenendo a una conferenza stampa in Senato sulla gestione del paziente Covid-19 in ambito domiciliare, dove erano presenti anche dei medici che, «alla vigile attesa» del protocollo attuale, hanno risposto trattando, con successo, a casa, migliaia di pazienti, anche fragili. Mentre continua la campagna vaccinale, «dobbiamo applicare i protocolli domiciliari che stanno dando esiti positivi e che eviterebbero i ricoveri inappropriati e l'impiego degli anestesisti solo per il Covid, mettendo in condizione gli ospedali di curare le altre malattie, come quelle cardiovascolari e oncologiche che continuano ad esserci», ha osservato Luca Coletto, assessore alla Sanità umbra e presidente dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). I primi giorni dell'epidemia «vedevamo i pazienti morire in ospedale e non tornare», ha raccontato Andrea Mangiagalli, fondatore di Medici in prima linea per la cura domiciliare del Covid-19, comitato nato da una chat su Whatsapp che ha permesso ai medici di medicina generale di coordinarsi nell'applicazione di cure precoci a casa. «Avevamo pazienti che stavano male: erano almeno dieci volte tanto quelli ricoverati, ma ci dicevano che non erano Covid perché non avevano il tampone. Eppure dopo sei-sette giorni avevano un affanno e una tosse mai sentita in 30 anni si professione», ha ricordato il medico milanese. Alla «vigilante attesa e paracetamolo» del protocollo dell'Agenzia del farmaco (Aifa) per i positivi al Covid-19, il gruppo ha contrapposto la tempestiva terapia con altri farmaci, tra cui l'idrossiclorochina. A maggio però è arrivato il blocco dall'Aifa al suo impiego in seguito alla pubblicazione di uno studio su The Lancet che segnalava una elevato rischio di mortalità dall'impiego di idrossiclorochina e azitromicina. «Lo studio poi è stato sconfessato e ritirato dalla rivista, ma la delibera è rimasta», ha detto il medico che, con l'avvocato Erich Grimaldi del comitato terapie domiciliari, ha fatto ricorso al Tar e ottenuto, a dicembre, dal Consiglio di Stato, il reintegro della cura. La notizia ha fatto il giro d'Europa e ha portato all'incontro con il gruppo di terapia Ippocrateorg, che aveva un protocollo per la cura dei pazienti a domicilio e un respiro internazionale. «Mi sono trovato ad assistere in telemedicina, cioè al telefono, pazienti con polmoniti conclamate per i quali non si faceva niente», ha dichiarato Paolo Martino Allegri di Ippocrateorg. «Chi, davanti a un'infezione alla gamba aspetta dieci giorni per poi andare all'ospedale ad amputarla?», ha domandato il medico, ex pediatra di Vo' Euganeo, primo focolaio veneto. Le cure precoci a domicilio funzionano. Con un centinaio di medici Ippocrateorg ha curato circa 7000 pazienti, ma è difficile fare una stima perché ogni paziente ha spesso familiari e amici. «Stiamo preparando uno studio retrospettivo», ha continuato Mangiagalli. «Con nostra grande sorpresa abbiamo percentuali di guarigione elevatissime. Su più di 10.000 casi abbiamo avuto 5 decessi dovuti al fatto che sono stati presi in ritardo, in “vigile attesa". Non abbiamo mai ricoverato un paziente anche se oncologico o cardiopatico». Certo non è facile per un medico: significa dare reperibilità h24, assumersi rischi e dover lottare anche con la burocrazia che, banalmente non permette di prescrivere ossigeno in altra Asl. Ecco il ruolo della politica: semplificare le questioni amministrative, mettere in rete i sistemi e creare una piattaforma dove registrare le terapie e avere dati di efficacia. Con le cure domiciliari in Piemonte, unica regione ad adottare il protocollo, i ricoveri in terapia intensiva si sono ridotti al 2%. «Sono i parametri che decidono il colore delle regioni e la ripartenza, ma non solo», hanno osservato i clinici. «Da un anno gli ospedali non fanno più screening per il tumore al colon e alla mammella. Avremo un'epidemia di malattie oncologiche, e non solo quelle, come coda del Covid, per 5 anni». Anche per questo si deve potenziare il territorio sin da subito, in parallelo con le vaccinazioni, per uscire presto dall'epidemia. «Abbiamo messo in contatto il comitato con il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri e speriamo che il rapporto sia proficuo», ha dichiarato il senatore Romeo. «Il ministro si renda conto che è ora di fare un passo avanti. Questo tema non è una questione di bandiera, ci interessa che i protocolli per le cure domiciliari siano aggiornati».
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