2025-06-02
Cronaca di una razzia annunciata
Disordini a Parigi durante i festeggiamenti per la vittoria del Psg (Getty Images)
Come ampiamente previsto, i festeggiamenti per il Psg campione sfociano nel caos: quasi 700 incendi e 22 agenti colpiti. Ma il prefetto è sereno: «Non è stato un fiasco».Sono le 21.20 di sabato e Désiré Doué ha appena segnato il 2-0 per il Paris Saint-Germain nella finale di Champions League contro l’Inter (prima di lui era andato in gol l’ex nerazzurro Achraf Hakimi). Una partenza micidiale, quella della compagine parigina, anche se la partita è ancora aperta. Una parte della massa accorsa sugli Champs-Élysées, tuttavia, della finale se ne frega: quella deve essere una notte di caos. È tutto già stabilito prima, la partita non è che un pretesto. Le bande accorse in centro già dal pomeriggio, stordite dalle canne e con aggressività mal controllata, aspettano solo un segnale. Un idrante viene divelto dal terreno, un getto d’acqua si alza verso il cielo come un geyser: da quel momento, Parigi diventa terra di razzia, nonostante i 5.400 poliziotti dispiegati. A fine serata, in Francia, si conteranno 559 fermati, di cui 491 nella capitale, che daranno luogo a 320 arresti (254 a Parigi). I poliziotti feriti sono 22 (18 nella capitale), uno dei quali in coma dopo essere stato raggiunto al volto da un petardo. Tra i feriti anche 7 pompieri e 192 manifestanti. Ci sono stati 692 incendi, tra cui 264 auto date alle fiamme. Ma si contano anche due vittime. Nel VII arrondissement di Parigi, un ragazzo di 23 anni è morto dopo essere stato investito da un’auto mentre era in scooter. Nel Sud della Francia, a Dax, nel dipartimento delle Landes, un diciassettenne è stato invece accoltellato poco dopo il fischio finale, l’aggressore sarebbe in fuga. Ma i video che rimbalzano dall’intera Francia parlando di un Paese ostaggio di folle brulicanti, ebbre, rabbiose: una giostra per bambini presa d’assalto e distrutta a Clermont-Ferrand, tiri di mortaio e negozi saccheggiati ad Angers, ad Alençon una vettura sfonda una vetrina e prende fuoco, una piccola ruspa rubata in un cantiere e utilizzata per demolire qualsiasi cosa ancora a Parigi. A Grenoble, un’auto si è schiantata contro la folla, ferendo quattro membri della stessa famiglia. Almeno quattro grandi negozi vengono saccheggiati nella sola zona degli Champs-Elysées. In una conferenza stampa tenutasi ieri mattina, il prefetto di Parigi, Laurent Nuñez, ha puntato il dito contro «bande di saccheggiatori e devastatori», spiegando di non poter certo cantare vittoria per l’ordine pubblico («ci eravamo fissati come obbiettivo che non ci fossero attacchi agli esercizi commerciali», cosa che, come detto, è invece avvenuta), ma provando ad argomentare che non si sarebbe trattato neanche di un fiasco: «C’erano migliaia di persone venute per commettere crimini e, nella maggior parte dei casi, è stato loro impedito di farlo». Un’argomentazione quanto meno singolare: si può vedere il bicchiere mezzo pieno se, a margine di una partita, «migliaia di persone» scendono in piazza col solo scopo di commettere reati e riescono a causare «solo» 700 incendi, a mandare in coma «solo» un poliziotto, a uccidere «solo» due persone e a vandalizzare mezza Francia? Se non è resa culturale questa... Che le autorità sviluppino una certa assuefazione a questo tipo di fatti di cronaca è comunque comprensibile. A margine della semifinale fra Psg e Arsenal c’erano stati 47 fermi, per la finale di Coppa del mondo del 2018 si erano contati 292 arresti e 45 poliziotti feriti, per quella del 2022 altri 227 fermi. Ormai è una routine, che non distingue tra vittorie e sconfitte, tra nazionale francese e Psg, per non parlare di quando giocano le nazionali del Magreb. Ma anche capodanni, concerti e raduni di ogni genere: tutto è occasione per scatenarsi.Ovviamente non mancherà, così come accade per i funambolismi di Lamine Yamal e di tutti i campioni «afrodiscendenti», chi punterà i riflettori solo sulle sgroppate di Doué e Dembélé per cantare le virtù dell’inclusività e della cittadinanza facile. Come se qualche isolata storia di atleti milionari rappresentasse il campione per raccontare un modello sociale. Ma la realtà del «vivre ensemble», come dicono in Francia, è in quei saccheggi e in quelle aggressioni, nell’ostilità sistematica e cronicizzata contro tutto ciò che è Europa da parte di migliaia di giovani trapiantati qui, non nei dribbling di pochi fortunati che riescono a togliersi dalla strada a suon di gol. La quotidianità delle città europee la fanno i «maranza» che non sanno palleggiare.
Abdel Fattah Al-Sisi e Donald Trump (Ansa)