2023-05-26
Per Crisanti comprare bimbi è una terapia
Il senatore dem sostiene che la nostra Costituzione riconoscerebbe il diritto alla gestazione per altri. E paragona perfino la vendita di un neonato a un trapianto di rene. Ormai il Pd ha deciso di mettersi contro la legge, che vieta lo sfruttamento dei corpi femminili.Quasi quasi sono meglio Antonella Viola e Matteo Bassetti. Almeno loro - per restare famosetti - si scannano per stabilire se un bicchiere di vino uccida oppure no, oppure commentano i fattacci di nera come l'ultimo degli opinionisti da tv di quartiere. Andrea Crisanti, invece, non solo si è fatto offrire un posto riservato sul trenino che conduce al Parlamento, ma ora s’improvvisa pure bioeticista e si mette a disquisire di uteri. Va bene che il nostro è fissato con i tamponi, ma forse qualcuno dovrebbe ricordargli che il test Covid e il Tampax hanno ben poco in comune, e almeno uno dei due non rientra nella sua sfera di competenza accademica.Ovviamente sorridiamo per non disperare, ma purtroppo ciò che il noto telemedico ha scritto a proposito dell’utero in affitto va preso drammaticamente sul serio, e suscita inquietudine e sbigottimento. Tramite il quotidiano Domani si è sentito in dovere di farci conoscere la sua opinione riguardo la maternità surrogata, opinione che il giornale sintetizza così: «L’infertilità è una malattia invalidante, per questo la Gpa (gestazione per altri, ndr.) dovrebbe essere un diritto». Basta il titolo a rendere la portata dello svarione. Ma proviamo ad approfondire un momento. Crisanti ha in parte ragione quando afferma che «tra le malattie gravi e invalidanti deve essere inclusa l’infertilità per le sue importanti implicazioni sociali ed emotive. L’Organizzazione mondiale della sanità», argomenta il professore, «definisce l’infertilità come una condizione patologica dell’apparato riproduttivo maschile o femminile che comporta l’incapacità di portare a termine una gravidanza dopo almeno un anno di tentativi. Non ci devono essere dubbi sulla gravità di questa condizione: una diminuzione della fertilità generalizzata ha la potenzialità di mettere in pericolo l’esistenza stessa di una popolazione». Senz’altro è vero che la diffusione della sterilità dalle nostre parti può essere considerata un flagello contemporaneo. Ed è altrettanto vero che ci stiamo avviando nemmeno troppo lentamente verso l’estinzione. Tuttavia paragonare l’infertilità a una invalidità è leggermente eccessivo: non avere figli può essere anche molto doloroso, ma non mette a rischio la sopravvivenza del singolo. A prescindere da tali elucubrazioni, c’è un punto fondamentale da considerare. E cioè che la cosiddetta gestazione per altri non è una cura per l’infertilità: sarebbe come dire che l’amputazione del braccio è la cura per il gomito del tennista. Sul micidiale calo della fertilità ci sono numerosi studi, e se si volesse per lo meno provare a limitarla bisognerebbe prima tentare di intervenire sullo stile di vita e sulle condizioni ambientali invece di evitare il problema e deviare il discorso suggerendo presunti rimedi tecnologici. Ci sarebbe poi da ragionare sull’età media di coloro che tentano di riprodursi, e in effetti Crisanti lo fa, ma ciò non gli impedisce di giungere a conclusioni aberranti. Secondo il professore, infatti, le donne non fertili «hanno il diritto costituzionale di accedere a terapie che siano in grado di alleviare le loro sofferenze (non potere avere figli per una malattia causa una grave sofferenza psicologica e disagio emotivo). La Gpa rappresenta la soluzione che il progresso medico scientifico ha messo a disposizione di queste donne per avere figli generati dai propri ovociti». Di più. L’utero in affitto sarebbe da considerare alla stregua di un trapianto. Sì, lo ha scritto davvero. Poiché in Italia, dice Crisanti, «si possono effettuare trapianti di rene, porzioni di fegato, intestino e pancreas da donatori viventi», allora si può anche accettare la maternità surrogata, a patto che sia «solidale». Ora, qui ci sono almeno due clamorosi contorcimenti mentali. Il primo riguarda la presunta gestazione altruistica. Se ne faccia una ragione il noto dottore, e con lui tutti gli altri: nella Gpa non c’è mai nulla di altruistico. Intanto perché il pagamento è sempre presente, benché talvolta mascherato da rimborso spese (trenta o cinquantamila euro di rimborso sono retribuzione o no?). E poi perché la cessione del figlio non è un dono, ma una transazione regolata da un contratto che la surrogata non può stracciare: un accordo che di solito regolamenta anche il ricorso all’aborto qualora richiesto dai committenti. La seconda e più grave mistificazione, in ogni caso, riguarda il paragone tra la Gpa e i trapianti. Ciò che a Crisanti sembra sfuggire è che la surrogata non è una sorta di cessione dell’utero: è la vendita di un figlio. Un bambino non è un organo, è un’altra persona, e a noi risulta che il commercio di esseri umani sia ritenuto abominevole a ogni livello. Strappare un figlio alla madre - perché di questo si tratta - è un danno per entrambi. Come ebbe a scrivere Scientific American già nel 2012, «il legame tra madre e figlio è profondo, e una nuova ricerca suggerisce una connessione fisica ancora più profonda di quanto si pensi». L’articolo in questione riguardava il microchimerismo, cioè lo scambio bidirezionale di cellule e informazioni genetiche tra gestante e feto. Non è fede o ideologia, ma scienza, e pure Crisanti dovrebbe accettarla. Resta da capire, infine, come un teorico delle restrizioni sanitarie secondo cui un adulto non può disporre del proprio corpo scegliendo di non vaccinarsi possa giustificare l’idea di disporre del corpo altrui (quello della donna e soprattutto quello dell’infante) dietro pagamento, ma qui siamo decisamente nell’ambito del mistero della fede pseudoscientifica. Intendiamoci: volendo potremmo risolvere tutto con una sonora risata e dimenticare lo spumeggiante articolo assieme al suo autore. Del resto di commenti balzani sullo stesso tema ne abbiamo letti parecchi negli ultimi giorni, a partire da quello firmato ieri su Repubblica da Gustavo Zagrebelsky (il pasionario che in precedenza aveva teorizzata la «disobbedienza civile» sulle registrazioni dei figli) il quale - volutamente - opera una fastidiosa mistificazione, insinuando che rendere l’utero in affitto reato universale significhi colpire i cosiddetti «bambini arcobaleno». Una tesi falsa e odiosa che circola da troppo tempo. A parte il fatto che quei piccoli non devono avere e infatti non hanno un diritto in meno degli altri, il nodo della questione è esattamente la modalità con cui vengono al mondo, che prevede lo sfruttamento più bieco del corpo femminile e la commercializzazione della vita umana. E non secondo il Papa o secondo la Meloni, ma secondo tutte le Corti italiane dalla più rilevante alla più periferica. Ecco, potremmo liquidare Crisanti come liquidiamo Zagrebelsky, mostrandolo per il diffusore di falsità che è. Il problema vero è che il professore non è solo un editorialista, ma pure un parlamentare, esponente dello schieramento piddino che ha annunciato per bocca di Alessandro Zan il più strenuo ostruzionismo contro il progetto di legge che stringe le maglie sulla surrogata. Ormai è manifesto: il Pd - nonostante il dissenso interno - ha deciso di andare contro la legge e contro le sentenze, e ha scelto di schierarsi a favore dell’utero in affitto. Lo fa con le dichiarazioni e gli editoriali dei suoi esponenti, lo farà in aula come promette Zan (uno a cui chiesi ripetutamente in un dibattito tv se fosse o meno a favore della Gpa e non ebbe il fegato di rispondere), e lo fa quasi di nascosto nelle città. A Milano, dove le autorità fingono di non vedere la fiera che pubblicizza la surrogata. E a Roma, dove il Comune ha deciso di provvedere alla rimozione dei manifesti di Pro Vita con lo slogan «i figli non si comprano», ritenendolo «offensivo». A questo punto i dem - per coerenza - dovrebbero pretendere l’abrogazione della legge sull’utero in affitto, perché esprime lo stesso concetto esposto nei cartelloni di Pro Vita. Però non lo fanno, perché preferiscono la via della menzogna. Preferiscono usare i bambini come scudi e sfruttare i tormenti di chi vorrebbe procreare ma non riesce. Purtroppo, i progressisti sono sempre autoreferenziali. Poiché loro sono disposti a vendersi al miglior offerente (e pure al peggiore), ritengono che tutti gli esseri umani debbano essere messi in commercio.
Jose Mourinho (Getty Images)