
L’ex premier: «Non siamo cespugli di nessuno. Un errore lasciare la Via della seta».Giornata frizzante ad Atreju, soprattutto per le opposizioni, tra partecipanti e non. È Giuseppe Conte a dare il titolo: «Noi non saremo mai il cespuglio, il junior partner di nessun’altra forza politica. Mai». Il riferimento è chiaro e inequivocabile, il presidente del Movimento 5 stelle si rivolge al Pd. «Cercheremo di confrontarci con le altre forze progressiste. Ho sempre detto che non siamo per una alleanza organica col Pd o con le altre forze, perché snaturerebbe le nostre battaglie. Noi vogliamo fare il nostro percorso, poi a tempo debito vedremo se ci sono, come speriamo, i presupposti per costruire una alternativa di governo seria, credibile, solida. Se Elly Schlein lo ha capito? È una domanda da fare a lei». Il segretario dem non partecipa alla kermesse di Fratelli d’Italia, d’altronde già l’anno scorso aveva declinato l’invito ma non manca occasione per parlarne. Male ovviamente. «Da voi ad Atreju dilaga il nulla», ha detto aprendo i lavori dell’assemblea nazionale del Pd mentre la premier poco dopo introduceva i suoi illustri ospiti internazonali: il presidente argentino Javier Milei e il premier libanese Najib Mikat. «Qui non siamo nel regno di Fantasia» insiste Schlein «e più che il coraggio di Atreju, si vede il dilagare il vostro nulla». E a proposito di mondi fatati, in quello di Giuseppe Conte, può succedere che un’azienda come Stellantis si possa fondere con un’altra azienda senza che il premier ne sia a conoscenza. «Elkann me la venne a portare come cosa fatta. Se si fece a mia insaputa quando ero premier? Certo, è una impresa privata, stiamo parlando di una multinazionale». Più facile fare opposizione così, facendo finta di non aver fatto il capo di ben due esecutivi. Per Conte, per altro, è stato un errore anche ripudiare e cancellare la Via della seta. «Se dovessi sintetizzare il rapporto personale e politico con Trump non potrei omettere un tweet personale molto affettuoso ma anche una grande arrabbiatura per quello che è accaduto nell’accordo con la Cina sulla Via della sta. Quando agisci per interessi nazionali non agisci per prendere una carezza di Washington. L’accordo sulla Via della seta è stato un grande errore ripudiarlo, ormai lo avevamo fatto e gli insulti me li ero presi io col mio governo. Non andava cancellato perché poi Meloni è dovuta andare in Cina col cappello in mano per chiedere un partenariato strategico, che è anche di più della Via della seta». Conte poi continua ad attaccare il Pd quasi fossero antagonisti e mostra di temere l’ex direttore dell’Agenzia dell’entrate Ernesto Maria Ruffini e il suo possibile, anche se negato, ingresso in politica. Ritenendola un’operazione del Pd. «Non so se Ruffini è cattolico, lo conosco come direttore dell’Agenzia delle entrate. Cosa penso della questione del centro di cui si parla? Noi in questo momento ci siamo completamente rinnovati. Ora il fatto che si parli sui giornali e vengano costruite delle opere di ingegneria a tavolino di nuove forze politiche, ci sta. È la concorrenza. Vedremo cosa ne nascerà. Ho letto di Ruffini, io lo conosco come tecnico, bravo fiscalista e tributarista. Se domattina nasce qualcosa e prendono i voti, è la legge della competizione. Diciamo che la sensazione è che sia una di quelle operazioni nate a tavolino dal Pd, che non solo pensa per sé ma pensa di avere anche tante forze intorno». Conte non ha molto presente il concetto di «i panni sporchi si lavano in casa» tanto che torna anche su Beppe Grillo. «Io non l’ho sfidato, è lui che ha sfidato la comunità», spiega. Poi annuncia il rientro in squadra di alcuni big. «Quelli che non hanno mai abbandonato il Movimento, che hanno rispettato le regole del doppio mandato, e si sono messi a disposizione. Nomi? Fico, Taverna, Crimi». Sulle armi torna ad accusare il ministro della Difesa Guido Crosetto: «Ci portino un piano di difesa europeo con economie di scala, razionalizzazione delle spese. Questa è la difesa comune. Invece stanno lavorando in Europa per un fondo straordinario di 500 miliardi per le spese militari. Siamo pazzi».
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