2020-11-07
Conte ha chiuso la Calabria anche se Roma le aveva tolto tutti i poteri sulla sanità
La Regione ricorre contro la serrata del governo: nel 2009 è stata commissariata e oggi viene punita perché è allo sbando. Ma l’esecutivo allarga le sue competenzeLa Calabria ricorre contro i decreti dell’esecutivo di Giuseppe Conte, che l’ha dichiarata zona rossa (perché il Covid è fuori controllo) e ha prorogato il commissariamento delle Asl locali (perché la sanità è allo sbando).Scandalo! Come si permettono, i villani aspromontani, la lesa maestà nei confronti del Conte? «Il minimo sindacale è negargli il diritto di parola», ha sentenziato un giornalista democratico, la cui identità è svelata nel post scriptum.Avrete inteso probabilmente anche voi che questo sia lo stato dell’arte dei rapporti tra la regione più a Sud della Penisola, corrotta e incapace, e il governo centrale, probo e retto.Peccato le cose non stiano proprio così. Accantoniamo la questione della pandemia, perché su questo fronte c’è addirittura il connubio Nord-Sud tra Piemonte e Calabria che chiedono: «Ma perché a noi il lockdown rosso e alla Campania, con numeri peggiori dei nostri, il trattamento giallo?» (vale qui ricordare che il sospetto che la Regione di Vincenzo De Luca non fornisca «dati reali e attuali» l’ha avanzato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris).Ciò che i più ignorano è che la sanità in Calabria è commissariata dal 2009 da Roma. La quale quindi è da 11 anni responsabile primaria del collasso complessivo (infiltrazioni ‘ndranghetiste nelle Asl comprese) e della cattiva gestione nella guerra al virus, presupposti a sostegno degli ultimi interventi.Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere.È stato infatti convocato addirittura un Consiglio dei ministri ad hoc (alle ore 12 del 4 novembre con un unico punto all’ordine del giorno: «Decreto legge - Misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della Regione Calabria»), riunione in cui sarebbero volate parole grosse - causa «litigio furibondo» - tra il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il suo collega, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che si sarebbe lamentato di non essere stato consultato, e comunque di non condividere il testo. Di cosa? Del decreto in cui è previsto «il rafforzamento dei poteri del commissario ad acta». Il quale è quindi già in carica e la cui autorità viene «irrobustita» e prolungata di altri tre anni, fino al 2023.Riavvolgiamo il nastro. Dal 2000, con l’elezione diretta del presidente di Regione, c’è stata una doppia alternanza tra centrodestra e centrosinistra. 2000-2005: Giuseppe Chiaravalloti, Forza Italia. 2005-2010: Agazio Loiero, Partito democratico. 2010-2014: Giuseppe Scopelliti, Popolo della libertà. 2014-2020: Mario Oliverio, Pd. 2020: Jole Santelli, Fi, fino alla sua scomparsa, sostituita da Antonino Spirlì.Cosa succede nel 2019? Con il decreto legge n.35, approvato all’unanimità nel Consiglio dei ministri straordinario tenutosi simbolicamente a Reggio Calabria il 18 aprile, poi convertito nella legge n.60, il governo Conte uno (Lega e M5s, ministro della Salute la pentastellata Giulia Grillo) «ha esautorato la Regione Calabria dalla gestione della sanità regionale per 18 mesi. Fatto senza precedenti, pur nella lunga storia dei piani di rientro che hanno coinvolto varie Regioni», così Lavoce.info, sito economico che ha tra i fondatori Tito Boeri. Non solo: «L’intervento dello Stato ruota intorno ai poteri aggiuntivi attribuiti all’attuale commissario ad acta». Che quindi c’era già. E le cui competenze - all’epoca - venivano ulteriormente rafforzate. Copione che, come abbiamo visto, è stato appena replicato.Ettore Jorio, docente di diritto civile della sanità e dell’assistenza sociale dell’università della Calabria, che nel novembre 2019 ricordava come «la Calabria della salute» avesse già goduto di «oltre dieci anni di inutili commissari ad acta», adesso torna alla carica: «Tale soggetto istituzionale rappresenta il governo, ai sensi del comma 2 dell’articolo 120 della Costituzione, in cui è previsto: “Il governo può sostituirsi a organi della Regione”. Ora lo si dota di superpoteri, che annullano le differenze tra funzioni e responsabilità. La Calabria, senza una sanità all’altezza da sempre, non meritava un simile trattamento finanche da un governo come l’attuale che si dichiara vicino ai problemi dei deboli». A leggere la relazione che illustra il decreto, infatti, si registra, secondo Jorio, un ipocrita «mea culpa dell’esecutivo odierno e di quelli degli ultimi 11 anni per aver condannato la Calabria a una sanità da terzo mondo». Risultato ottenuto dai commissari ad acta governativi, e dunque dalle diverse compagini ministeriali che li hanno nominati e mantenuti in servizio: «Il governo con quest’ultima iniziativa in realtà (ri)commissaria sé stesso». Ps. Il giornalista democratico citato all’inizio è il direttore del Fatto Quotidiano, che ha scritto: «Chi sgoverna la Calabria è riuscito in sei mesi ad aumentare i posti letto in rianimazione di 6 (sei!) unità». Peccato che stia parlando del governo di cui è un autorevole trombettiere, e quindi se c’è uno a cui andrebbe negato il diritto di parola sul tema, per crassa ignoranza, è sé medesimo.
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