2023-05-25
Il padrino di Di Maio sbaglia ancora e confonde Belgorod con Belgrado
Gaffe di Josep Borrell coi giornalisti: interrogato sul raid nella città russa, la scambia con la capitale serba. Nessuna risposta neanche dopo il consulto con una funzionaria: l’Alto rappresentante Ue ignora la realtà. O fa finta...Il degno mandante di Luigi Di Maio ha problemi con la geografia e confonde Belgorod, in Russia, con Belgrado. Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, durante una conferenza stampa non è stato in grado di commentare una sanguinosa incursione nella regione di Belgorod perché la città sembrava non dirgli assolutamente nulla e l’ha confusa con la capitale della Serbia. Per carità, potrebbe essere stato un raffinato stratagemma da interrogazione delle medie, allo scopo di non rispondere (non sarebbe comunque una bella figura) a una domanda sulla quale non era preparato, ma il settantaseienne spagnolo è sembrato globalmente confuso. Almeno quanto lo era quando ha preso l’eccentrica decisione di nominare uno con il curriculum di Di Maio come inviato per il Golfo Persico. In ogni caso, basta guardare il filmato della figuraccia di martedì, per farsi una domanda più che legittima. Ovvero, quando parliamo di Europa, in che mani siamo esattamente?Martedì teneva banco in tutta Europa un sanguinoso attacco nella regione russa di Belgorod, la cui paternità, come spesso accade, era contestata. Secondo Mosca, sarebbe stato opera di forze ucraine, mentre l’Ucraina ha risposto che sarebbero stati partigiani russi che combattono contro il governo di Vladimir Putin. Nel pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa dopo la riunione dei ministri della difesa dell’Unione, un giornalista chiede in inglese se il Consiglio avesse discusso «le allarmanti notizie che arrivando da Belgorod, in Russia». Borrell, dritto come un fuso, chiaramente senza occhiali e con un auricolare nell’orecchio destro per le traduzioni che forse lo ritarda, guarda il giornalista con la medesima espressività di un vitello tonnato e in un discreto francese risponde, un po’ balbettando: «Veramente io non so che cosa stia succedendo a Belgrado». Il cronista riprende brevemente il microfono e ripete: «Belgorod in Russia. Belgorod Oblast in Russia», ovvero l’omonimo distretto amministrativo della Federazione russa. A quel punto, all’Alto Rappresentante si avvicina una funzionaria della Commissione che gli parla nell’orecchio e inizia a spiegargli qualcosa. Lui la guarda con un sorriso un po’ fisso, riprende il microfono e chiede al giornalista, con una punta di sarcasmo: «Magari può dircelo lei che cosa sta succedendo». Vecchio trucco, Josep. Ma nessuno ride e il giornalista, saggiamente, non cade nella piccola provocazione. Allora il povero Borrell si riavvicina alla sua assistente, che in un minuto finisce probabilmente di raccontargli le notizie da Belgorod, accolte dall’economista spagnolo sempre con il solito, incomprensibile, sorrisetto. Ma è a questo punto che la conferenza stampa prende una piega surreale. Essere sorpresi da una domanda è un inconveniente che capita anche ai politici più esperti e preparati. A certi livelli, quando c’è un problema del genere, assistenti, collaboratori e addetti stampa sono lì apposta per dare una mano. Invece che ha combinato l’inventore di Di Maio «inviato»? Dopo essersi fatto spiegare i fatti di Belgorod dalla sua eurobadante, è tornato al microfono e ha scelto di non rispondere, ma in maniera creativa. «Io non so che cosa è successo né a Belgrado, né a Belgorof…Non posso pronunciarmi su cose che non conosco completamente». Ora, vi sono alcune possibili spiegazioni di un comportamento del genere. La prima, che ovviamente non vogliamo neppure prendere in considerazione, è che l’Alto rappresentante abbia seriamente bisogno di una lunga e riposante vacanza, vacanza che meriterebbe se non altro in considerazione dell’età. La seconda è che Borrell abbia capito benissimo che cosa gli raccontava l’assistente, ma abbia scelto di non fidarsi. La terza ipotesi è che l’astuto Borrell non avesse nessuna intenzione di rispondere su una questione ancora molto controversa e abbia montato questo teatrino. A costo di sembrare vagamente rintronato. Va anche detto che già la prima domanda del cronista era stata precisa, perché parlava di «Belgorod, in Russia». Difficile scambiarla per «Belgrado, in Serbia». In ogni caso, resta la figuraccia di Borrell, che nell’occasione ha ricordato alcune performance non proprio brillanti di Joe Biden, il presidente degli Stati Uniti che ha ben 80 primavere e che il rivale Donald Trump (76 anni, come Borrell) chiama con sarcasmo «Sleepy Joe». Non solo, ma martedì Borrell ha anche fatto una seconda gaffe quando si è detto «lieto» che fosse «finalmente iniziato l’addestramento» dei piloti ucraini di F-16 in Polonia. Varsavia, poche ore dopo, ha smentito la notizia, spiegando che non è ancora cominciato un bel niente. Giornataccia, insomma. L’uomo che si è invaghito delle doti diplomatiche di Di Maio, comunque, ha dei margini di crescita anche sui social, dove invece l’ex grillino va forte. Una delle ultime gaffe è del febbraio dell’anno scorso. Si era nel pieno di trattative complicate con Mosca sulla possibile guerra in Ucraina e Borrell twittò, riferito agli oligarchi: «Adesso basta shopping a Milano, basta feste a Saint Tropez, basta diamanti ad Anversa». Protestò mezzo europarlamento e il tweet dar bar dello sport sparì in poche ore. È un peccato, perché oggi dimostra che quando vuole, l’Alto Rappresentante dell’Unione europea la geografia la sa. Almeno quella di base.