2025-05-04
Conclave, freno dei cardinali: «Serve tempo». Domani doppia congregazione
Piazza San Pietro (iStock)
Porporati ancora indecisi sul nuovo Papa. Sale il consenso intorno al cardinale patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, e al cardinale Robert Francis Prevost.Oggi molti cardinali andranno a dire messa nelle chiese romane di cui sono titolari, come accade solitamente nelle domeniche di preconclave. Ieri, invece, hanno tutti partecipato alla nona congregazione generale in vista appunto dell’ingresso nella Cappella Sistina che avverrà mercoledì prossimo nel pomeriggio.Ieri sono stati 26 gli interventi in aula con presenti 177 cardinali, di cui 127 elettori, tra questi ancora due non sono arrivati a Roma. Ma il dibattito è acceso e tanti vogliono parlare, segno evidente di un momento molto sentito e di una certa volontà di fare chiarezza. La lista di porporati che vuole dire la sua si allunga e così i cardinali si sono accordati per raddoppiare le congregazioni generali di lunedì: oltre alla consueta del mattino ce ne sarà una anche al pomeriggio dalle 17 alle 19. Se il cardinale François Xavier Bustillo di Ajaccio ha tenuto a precisare che quello tra i cardinali francesi e il presidente Emmanuel Macron è stato un incontro di «amicizia, rispetto», ma nessun «condizionamento», il tono delle brevi dichiarazioni di alcuni porporati lascia intendere che le discussioni vanno avanti ma ancora, come ha detto il cardinale Claudio Gugerotti, il consenso non è stato raggiunto, «ma lo raggiungeremo». All’uscita della congregazione di ieri diversi porporati, conversando con i giornalisti, avevano lasciato intendere che non c’è ancora una figura condivisa e che hanno bisogno di più tempo per il confronto tra loro. Tra i temi affrontati ci sono stati la collaborazione e la solidarietà tra le Chiese locali, il ruolo della Curia in relazione al Papa, il servizio della Chiesa e del Pontefice alla causa della pace, e il valore dell’educazione come strumento di trasformazione e speranza. Ma ciò che sembra emergere è una certa difficoltà a trovare un nome che possa davvero cogliere il desiderio di «unità» e «moderazione», elementi che fuori dal linguaggio un po’ felpato significano semplicemente una navigazione più tranquilla della barca di Pietro rispetto al pontificato di Francesco.Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, certamente il candidato considerato più forte, sembra non trovare però quei voti che gli sarebbero necessari per superare un certo blocco. Il cardinale francese Philippe Barbarin, che ha lasciato il ruolo di arcivescovo di Lione ed è stato assolto in appello dall’accusa di non aver denunciato gli abusi del sacerdote Bernard Preynat, in un’intervista a Paris Match ha dichiarato: «Trovo che il cardinale Parolin, pur essendo competente, non abbia la statura che ci si aspetterebbe idealmente da un segretario di Stato, e a maggior ragione da un Papa». Non richiesto è poi arrivato a Parolin anche l’endorsement di Giuliano Di Bernardo, ex Gran maestro della Gran Loggia d’Italia, il quale ha detto al Fatto quotidiano che «se la Chiesa ha ancora un barlume di razionalità deve eleggere papa Pietro Parolin». Il cardinale fino a ora segretario di Stato, come suo costume, non risponde alle polemiche e si chiama fuori dalla gazzarra. Il drappello di cardinali che guarda a lui come candidato tiene nel cassetto anche la candidatura del cardinale Robert Francis Prevost, un outsider prefetto al dicastero per i vescovi: già missionario in Perù è un americano definito come «moderato». È un profilo liberal che si porta però dietro dal Paese sudamericano alcune accuse di aver coperto, grazie anche alla nomina di un vescovo amico, due preti accusati di pedofilia nella sua diocesi di Chiclayo.Crescerebbe invece il consenso intorno alla possibile candidatura del cardinale patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, considerato da più parti come figura di equilibrio e comprovata esperienza anche su un campo politico difficile. Resta in piedi poi la candidatura di quello che può essere definito come il «partito del sinodo» che fa capo al cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich e che individuerebbe nel cardinale maltese Mario Grech il possibile candidato.