2022-03-31
Chiusi i colloqui di pace a Istanbul. Russia e Ucraina restano lontane
La diplomazia di Mosca considera «progressi significativi» le proposte sulla neutralità ma Kiev ribatte che di Crimea e Donbass si parlerà solo dopo il ritiro delle truppe. La Cina conferma l’appoggio a Vladimir Putin.L’altro giorno gli americani seminavano scetticismo sui colloqui tra Russia e Ucraina a Istanbul, ieri invece i russi hanno lanciato segnali di ottimismo. È lo stesso capo della diplomazia di Mosca, Sergei Lavrov, citato dall’agenzia giornalistica Tass, a registrare «significativi progressi» riferendosi in particolare a due temi della trattativa: il sì di Kiev allo status di neutralità del Paese e la sostanziale presa d’atto che Donbass e Crimea sarebbero ormai questioni chiuse. Le aperture del ministro degli Esteri russo sono giunte dopo che in mattinata la Russia aveva invece fatto trapelare che a Istanbul non si stavano facendo veri passi avanti verso la tregua. Mosca si era preoccupata di raffreddare gli entusiasmi diffusi dopo il primo giorno di colloqui che, sull’onda della fiducia, avevano generato anche forti rialzi sulle borse, soprattutto in Europa.Nelle proposte avanzate dall’Ucraina, lo status di Crimea e Donbass doveva essere oggetto di una trattativa separata con un negoziato dai tempi molto lunghi, addirittura 15 anni. Mosca interpreta questa concessione come la presa d’atto di Kiev che la situazione di Crimea, Donbass e Lugansk viene congelata e le autoproclamate repubbliche secessioniste restano dunque di fatto in mano russa, accettando una delle condizioni poste da Mosca. Ma in serata, dopo le dichiarazioni di Lavrov, è arrivata una doccia fredda da Kiev. «Le questioni della Crimea occupata e del Donbass saranno definitamente chiuse dopo il ripristino della sovranità ucraina in questi territori», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko, che ha aggiunto: «Lavrov dimostra che c’è un malinteso nel processo negoziale. Crimea e Donbass saranno definitivamente chiuse dopo il ripristino della sovranità dell’Ucraina su di loro. Ai colloqui di Istanbul, la delegazione ucraina ha presentato proposte a Mosca su modi per raggiungere questo obiettivo». In ogni caso Kiev ha fatto sapere che lo status del Donbass sarà affrontato soltanto ai massimi livelli, cioè dai due presidenti Putin e Zelensky. L’argomento non è stato trattato in Turchia, perché «non c’era il mandato politico».Il capo negoziatore russo ai colloqui con l’Ucraina, Vladimir Medinsky, ha invece dichiarato che la posizione di Mosca sui territori contesi era rimasta invariata. Nella lista di proposte di negoziato sottoposte ai colloqui di Istanbul, che si sono conclusi ieri, l’Ucraina aveva ipotizzato di rinunciare alla prospettiva di aderire alla Nato, di adottare uno status di neutralità, di rifiutare le armi nucleari e di impegnarsi a non ospitare truppe, esercitazioni o basi militari straniere sul proprio suolo. I negoziatori ucraini hanno invece sottolineato l’importanza dei ruolo degli 8 Paesi garanti del trattato, non escludendo la possibilità di un ampliamento. «La questione dei Paesi garanti del trattato è aperto, tutti possono partecipare. E l’Italia è interessata a parteciparvi. Saremmo molto grati all’Italia se lo facesse. È un trattato che potrebbe costruire una nuova architettura della sicurezza globale», ha detto, incontrando i media internazionali a Leopoli in videocollegamento, il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak.Mosca si è poi preoccupata di rafforzare l’asse con Pechino. I ministri degli Esteri dei due Paesi si sono incontrati in un vertice in Cina confermando la loro «cooperazione senza limiti» e con una voce sola in politica estera. I due hanno anche ripetuto la condanna delle sanzioni economiche decise da Stati Uniti, Unione europea e alleati, definendole, fa sapere la Russia, «illegali e controproducenti». Le forze armate che stanno colpendo l’Ucraina, tuttavia, non hanno accompagnato l’apprezzamento di Lavrov nei negoziati con un allentamento delle azioni militari, come confermano i bombardamenti sull’area di Mariupol e il mancato ritiro di truppe da Kiev e Chernihiv denunciato dalle autorità ucraine. Proprio sul mancato cessate il fuoco si basa lo scetticismo degli Stati Uniti. «Crederemo solo ai fatti», aveva detto l’altro giorno il segretario di Stato Antony Blinken, cioè gli Usa cominceranno a fidarsi di Putin solo nel momento in cui si fermeranno le bombe. Ieri il presidente Joe Biden ha chiamato ancora il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo fonti Usa, Putin sarebbe male informato dai suoi sull’andamento della guerra e ci sarebbero tensioni tra il leader del Cremlino e il suo ministero della Difesa.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)