
Parigi sta ostacolando i bilaterali dell'Ue con Usa e Regno Unito. Meglio schierarci con Berlino e riallinearci agli angloamericani.Nella strategia per la ripresa dell'economia italiana vanno stimate le velocità di recupero e spinta dei diversi settori allo scopo di renderli oggetto di politiche appropriate. L'export sarà il traino principale nel periodo residuo di convivenza con le limitazioni, pur decrescenti grazie alla vaccinazione anticovid, cioè fino all'estate-autunno del 2021. Ma poi lo resterà anche quando vi sarà il rimbalzo dei consumi interni e del settore dei servizi nonché del turismo, questo probabilmente lento, cioè pieno nel 2022-23. I progetti finanziati via bilancio europeo sia con fondi d'emergenza sia ordinari, al netto dell'attuale vaghezza, comunque produrranno effetti differiti nel tempo. E probabilmente saranno meno salvifici di quanto ora sperato da tanti. Inoltre, è improbabile che l'Italia riesca a modificare nel prossimo futuro un modello principalmente basato sull'export che compensa la poca crescita interna per bassa produttività, eccesso di spesa improduttiva e regole antimercato. E ci vorrà tanta crescita per ridurre il rapporto con un debito pubblico mostruoso. Pertanto la priorità è ampliare lo spazio per un export fluido nel globo. Poiché la Commissione europea ha la delega da parte delle nazioni, sotto il controllo del tavolo intergovernativo (Consiglio), per la strategia dei trattati economici esterni -poi l'esito deve essere approvato da governi e parlamenti - l'azione dell'Italia dovrebbe concentrarsi sul livello intraeuropeo. Una maggiore influenza nell'Ue, inoltre, è necessaria perché il mercato globale è cambiato: si esporta in modo sicuro in aree dove i flussi sono regolati da trattati commerciali. L'Utilità dell'Ue, tralasciandone i tanti difetti, è quella di rappresentare una grande regione economica con notevole forza negoziale. Ma i trattati commerciali hanno rilievo geopolitico e sta crescendo - pur silenziato - il conflitto tra Francia e Germania sulla collocazione internazionale dell'Ue. L'Italia è sempre più controllata dalla Francia, ma i suoi interessi convergono con la Germania perché ambedue le nazioni, oltre che integrate industrialmente, sono massimamente dipendenti dall'export. Serve un chiarimento, prima di tutto nella politica italiana. Quali trattati, e con quale priorità, dovrebbe cercare l'Ue per interesse italiano e tedesco composto con quello della maggior parte degli altri europei? Certamente un trattato doganale con l'America che abolisca la maggior parte dei dazi: la formazione di un sistema euroamericano con flussi liberi - pur con un residuo di alcuni settori protetti perché socialmente delicati - darebbe un impulso medio all'export italiano che lo porterebbe a contribuire tra lo 0,5 e l'1,2% al Pil annuo. Quello complessivo dell'Ue avrebbe anche un beneficio considerevole. I problemi di competizione dei prodotti statunitensi verso quelli europei sarebbero minori dei vantaggi. Tale ipotesi è ricavata dai dati del vantaggio per l'export europeo - per quello italiano è massimo - derivato dai trattati commerciali con Canada e Giappone. In priorità parallela - cioè entro il 2021/2022, ma con beneficio immediato perché il solo avvio di un negoziato permette al mercato di ridurre il rischio percepito di dogana e barriere - va inserito un accordo di libero scambio tra Ue e Regno Unito. Chi scrive ritiene che l'avvio dei negoziati con l'America possa includere anche Londra, con formula trilaterale. Il trattato con l'America, poi, ha una rilevanza strategica fondamentale: è interesse europeo-italo-tedesco concordare con l'America stessa uno spazio di relazioni commerciali con Cina e Russia considerato non pericoloso affinché l'euroexport verso oriente non scateni ritorsioni dall'America. Poi l'Ue dovrebbe iniziare a sondare l'area economica che si sta formando a seguito dell'accordo di Abramo tra Emirati e Israele con il consenso dell'Arabia. E muoversi in modo concordato con l'America per l'approccio all'India, tenendo un occhio all'Africa e all'America del Sud con relazioni che preparino un trattato futuro quando tali aree saranno più ordinate. La Commissione, per altro, si sta muovendo nella direzione detta e oltre, ma la Francia sta ostacolando i due trattati più importanti con America e Regno Unito. E Parigi lo sta facendo per l'obiettivo di costruire una sovranità europea francocentrica con mani libere nel confronto di potenza tra Cina e America, pur non ostile alla seconda, e per protezionismo. E al riguardo di Londra per escluderla più decisamente dai giochi europei e atlantici. Lo scontro tra Germania, che vuole accelerare la (ri)convergenza euroamericana ed eurobritannica, e Francia, pur nelle segrete stanze, è al calor rosso sulla materia. Pechino sta coccolando Parigi, che pur prudentemente tuba, e premendo con bastone/carota su Berlino affinché approvi il Bit, cioè l'accordo commerciale Ue-Cina in negoziazione da anni, temendo come la morte un accordo euroamericano con effetti anche nel Pacifico. Ma Berlino resiste, avendo già avviato colloqui riservati con la futura amministrazione Biden, per altro senza consultare Parigi. Cosa dovrebbe fare Roma? Certamente trovare il coraggio per dire chiaramente che il suo interesse coincide con quello tedesco in materia di commercio estero e creare una specifica cooperazione rafforzata con Berlino. L'Italia in questa partita ha una grande rilevanza passiva: la trasformi in attiva per l'interesse nazionale composto con quello della maggior parte degli altri europei. www.carlopelanda.com
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.





