2021-01-14
Chi ci ha mentito
sul piano pandemico ha ancora in mano le vite degli italiani
Il nuovo documento prodotto dal ministero della Salute certifica le bugie di dirigenti e ministri: dovrebbero dimettersiLe 140 pagine del Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu 2021-2023), di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi, svelano a ogni rilettura nuovi particolari. E, soprattutto, inchiodano alle loro responsabilità ministri e dirigenti sanitari, gli stessi che oggi, di fatto, ispirano restrizioni e divieti governativi che non è chiaro quanto fermino il Covid ma di certo, fermano l'Italia intera.Breve riassunto delle puntate precedenti. Sappiamo che l'Italia arrivò all'emergenza Covid senza un piano pandemico aggiornato. Se lo avessimo avuto, avremmo evitato almeno 10.000 morti. Il nostro piano era fermo al 2006: chi avrebbe dovuto aggiornarlo? Il ministero della Salute, ovvio. In particolare i responsabili della Direzione Prevenzione che si sono avvicendati dal 2017 al 2020: Ranieri Guerra, Giuseppe Ruocco e Claudio D'Amario. La responsabilità pesa soprattutto su Guerra, che rimase al ministero dal 2014 al 2017. Il piano, infatti, in base alle indicazioni della Ue, avrebbe dovuto essere aggiornato in quel lasso di tempo: dopo era già troppo tardi. Guerra, tuttavia, ha sempre negato che la colpa fosse sua. A certificare che il nostro piano fosse fermo al 2006 ci ha pensato, mesi fa, un documento redatto da alcuni esperti dell'Oms guidati da Francesco Zambon. Quel documento è stato pubblicato e subito ritirato. Esistono, inoltre, email in cui Guerra intima a Zambon di modificare la datazione del piano: il ricercatore dell'Oms avrebbe dovuto scrivere (probabilmente allo scopo di coprire le mancanze di Guerra) che l'ultimo aggiornamento era avvenuto nel 2016 e non nel 2006. Ma Zambon, con coraggio, ha rifiutato di mentire. Questa faccenda ha scatenato enormi polemiche a livello mondiale, ma ora abbiamo, per la prima volta, un documento ufficiale del ministero che attesta la verità.Basta infatti andare alle pagine 8 e 9 del nuovo piano pandemico per leggere: «A seguito della diffusione iniziata sul finire del 2003 di un virus aviario di tipo A sottotipo H5N1, nel 2005 l'Oms ha raccomandato agli Stati Membri di mettere a punto e aggiornare costantemente un Piano Pandemico per i virus influenzali. Nasce così il Piano Pandemico italiano del 2006 […] Nel corso del 2020, è accaduto un evento del tutto inusuale». Avete capito? Dal piano del 2006 si passa al 2020. Ma tra il 2006 e il 2020, cos'ha fatto la Direzione generale della prevenzione sanitaria? Nulla, evidentemente. E il nuovo documento (prodotto dalla stessa Direzione Prevenzione) lo certifica. Si dimostra, quindi, che aveva ragione Francesco Zambon e non Ranieri Guerra: il nostro piano era del 2006, non fu mai aggiornato. Ma andiamo avanti, perché la bozza del piano di cui stiamo parlando contiene almeno altro passaggio scottante.A pagina 13 si legge: «Il presente piano si basa sui più recenti documenti emanati dall'Oms nel 2018, A checklist for pandemic influenza risk and impact management e Essential steps for developing or updating a national pandemic influenza preparedness plan. Il primo aggiorna e sostituisce la checklist Oms del 2005 per la pianificazione della preparazione alla pandemia influenzale. Il secondo descrive gli elementi essenziali del processo di pianificazione della preparendness a una pandemia influenzale». Chiaro? La nuova bozza di piano pandemico cita un documento del 2018: è un'ulteriore conferma del fatto che il nostro piano avrebbe dovuto essere aggiornato da tempo, ma nessuno lo ha toccato. Infatti siamo nel 2021 e ancora circola giusto una bozza che recepisce indicazioni di tre anni fa. Se la questione non fosse tragicamente seria verrebbe quasi da riderne. A questo punto, sul tavolo restano almeno due questioni rilevantissime. La prima riguarda l'immobilismo del piano pandemico italiano che, dal 2006 ad oggi, non è mai stato cambiato. È ora che qualcuno fornisce spiegazioni, e che responsabili del mancato aggiornamento paghino. La seconda questione è più politica e riguarda ministri, esperti e componenti di quel Comitato tecnico scientifico dalle cui direttive, di fatto, dipende tanta parte dei Dpcm di questi mesi. Nel Cts siedono sia Ranieri Guerra (di cui abbiamo mostrato le incongruenze) sia Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute di cui perfino il viceministro Pierpaolo Sileri ha chiesto le dimissioni. Anche Claudio D'Amario ne ha fatto parte, anche se da qualche mese non è più al ministero (e, in ogni caso, è probabilmente quello con meno responsabilità). Riepilogando, la Direzione Prevenzione del ministero della Salute ha prodotto un documento che sbugiarda platealmente il ministro Speranza e vari componenti del Cts. E inchioda alle loro responsabilità ministri e dirigenti che nulla hanno fatto per aggiornare il piano pandemico italiano. Tuttavia, sia l'attuale ministro sia i vari tecnici sono ancora al loro posto e decidono delle nostre vite. Vi sembra normale?
Jose Mourinho (Getty Images)