2022-08-29
Speranza, serve solo una parola: «Scusate»
Roberto Speranza (Imagoeconomica)
Caro Roberto Speranza, la prego: chieda scusa. Vada a Bergamo, a Lodi, a Cremona, dove vuole, s’inginocchi davanti al cimitero dove sono sepolte centinaia di vittime del Covid, chini il capo e dica soltanto: perdono.Questo non basterà a ridare la vita a quelle persone né a restituire il sorriso ai loro familiari. Né servirà per fermare il corso delle inchieste e delle commissioni parlamentari che, se questo è ancora un Paese civile, dovranno appurare tutto quello che di osceno è successo in questi anni di pandemia, accertando ovviamente pure le responsabilità. Ma almeno quel gesto, caro ministro, riuscirebbe a restituirle un minimo di dignità. E a impedire, forse, che i fantasmi dei morti continuino a infestarle le notti.Mi chiedo infatti come faccia a prendere sonno alla sera. Come faccia a dormire sereno. Me lo chiedo sinceramente. Ci sono stati 175.000 morti: molti di loro, stabiliscono oggi le ricerche dell’Istituto Mario Negri pubblicate su Lancet, si potevano salvare usando antinfiammatori, farmaci presenti nel prontuario nazionale, proprio come dicevano fin dal marzo 2020 migliaia di medici di base, fra cui il milanese Andrea Mangiagalli o i suoi colleghi di Acqui Terme e tanti altri. Tutte persone serie, responsabili, preparate, che sono state demonizzate e massacrate, osteggiate, perseguitate dagli ordini professionali, ridicolizzate nelle Tv nazionali. E mai difese né da lei né dai suoi collaboratori. Ora deve rispondere: come ha potuto permettere tutto questo? E come può, dopo aver permesso tutto questo, non essere travolto da incubi e fantasmi? Lei non ha mai speso una parola per quei medici. Non li ha ricevuti. Non li ha ascoltati. È andato avanti sulla strada folle della sua circolare «tachipirina e vigile attesa», che però significava «aspetta, diventa grave, vai in ospedale e muori». Se gli ospedali sono diventati un inferno è colpa del Covid, certo, ma anche sua: il 90% delle ospedalizzazioni si poteva evitare se si fossero estese a livello nazionale le cure che quei coraggiosi medici proponevano. Perché non l’ha fatto? Perché non ha adottato i loro protocolli? Perché non li ha presi in esame? Perché nel Cts non ha mai fatto entrare luminari come il professor Luigi Cavanna che le cure domiciliari le hanno praticate fin dal primo minuto guadagnandosi citazioni sul Time e candidature al Nobel? Perché ha fatto addirittura ricorso al Consiglio di Stato, contro il Tar che aveva bocciato quella assurda circolare «tachipirina e vigile attesa»?Lei ha sempre parlato soltanto di una cosa: vaccino. Solo e sempre vaccino. Chiaro, no? Non può esistere altro dio al di fuori del vaccino. È per questo che le cure domiciliari sono state cancellate. Ed è per questo che migliaia di malati sono morti: non sono stati curati. Ora questi morti resteranno per sempre sulla sua coscienza, caro ministro. E noi faremo sempre di tutto per ricordarglielo, anche quando (fortunatamente presto) lascerà la sua adorata poltroncina. Nel frattempo però, mi ascolti, chieda perdono. Non serve né alle vittime né ai loro familiari. Serve a lei, per continuare a chiamarsi uomo.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)