2018-07-14
Cari bimbi, oggi facciamo il gay pride. Idea folle in una materna bolognese
A Casalecchio di Reno le maestre di un centro estivo per piccolissimi inscenano un omaggio alla sfilata Lgbt usando gli alunni senza neanche informare i genitori. Troppo pure per la rossa Emilia: il caso in Parlamento.Insulti e volantini blasfemi sui pro life in preghiera. Da 20 anni dicono rosari contro l'aborto davanti all'ospedale di Rovereto. Martedì sono stati circondati. «Sembrava una minaccia».Lo speciale contiene due articoli.Con le scuole chiuse e i genitori ancora inchiodati al lavoro, la nuova frontiera delle colonizzazioni ideologiche si sposta nei centri estivi. E sì perché invece di limitarsi a offrire ai bambini svago e spensieratezza dopo le fatiche dell'anno scolastico, c'è qualcuno sempre pronto, anche durante i mesi più caldi, a rieducare i figli degli altri, allineandoli ai nuovi dogmi del pensiero unico, ovvero le «famiglie arcobaleno» con «due papà» o «due mamme».Tutto questo succede a Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, dove venerdì 6 luglio, in un campo estivo per i bambini delle scuole materne, è stata organizzata una giornata per «festeggiare insieme il gay pride», come recita uno dei cartelloni dipinti dagli stessi bambini e ripreso dal Resto del Carlino. Sabato 7, infatti, per le strade del capoluogo emiliano avrebbe sfilato il Bologna pride 2018, il lungo torpedone animato da sigle e rivendicazioni della sedicente comunità Lgbtqi (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali). Le educatrici della cooperativa Dolce, che gestisce il servizio rivolto ai bambini fino ai 6 anni, hanno pensato bene, senza consultare né informare i genitori, di salutare questo evento con delle iniziative a tema, che si sono poi svolte alla vigilia del Pride. Il cartellone composto per «festeggiare il gay pride» riportava inoltre una scritta che descriveva alcune attività: «Oggi ci siamo dipinti la faccia con i colori dell'arcobaleno… viva l'amore». Secondo quanto riferisce l'edizione locale di Repubblica, sul retro della composizione proseguiva così il racconto della giornata: «Abbiamo letto Buongiorno postino e Piccolo uovo perché esistono tanti tipi di famiglie», il tutto accompagnato dalle immagini dei bambini con la facce colorate che ascoltano l'educatrice e disegnano. Le due suddette letture affrontano il tema della famiglie omogenitoriali, in particolare la seconda che racconta di un piccolo uovo che non vuole nascere perché non sa dove andrà a finire. Parte allora per un viaggio che lo porterà a conoscere i più diversi tipi di famiglia. Due mamme gatte con il loro cucciolo, due pinguini maschi insieme ai loro due piccoli e così via. Insomma, non solo una narrazione ideologicamente tagliata, che dà per scontata l'assenza di una delle due figure genitoriali senza spiegarne il perché, ma anche antiscientifica. Davvero troppo perché non scoppiasse un putiferio perfino nella progressista terra emiliana. Molti genitori non hanno gradito e si sono rivolti al consigliere comunale Andrea Tonelli che ha sollevato il caso. Dal canto suo il sindaco di Casalecchio, Massimo Bosso, ha chiesto spiegazioni alla cooperativa. «Se le cose sono andate davvero così», ha detto il primo cittadino, «mi sembra che sia stata un'attività inappropriata: non ha alcun senso parlare di questi argomenti a dei bambini di due anni». A quanto pare la cooperativa dovrebbe convocare le educatrici nei prossimi giorni, intanto il presidente, Pietro Segata, pensa che «in questo caso le educatrici abbiano interpretato male il loro ruolo, mettendo un po' troppa enfasi sulla diversità».Nel frattempo la vicenda è arrivata fino in Parlamento con un'interrogazione del deputato di Forza Italia Galeazzo Bignami ai ministri dell'Istruzione e della Famiglia, perché, ha spiegato l'onorevole azzurro alla Verità, «in Emilia stiamo assistendo a una vera e propria deriva gender dovuta alla connivenza tra le amministrazioni locali e la comunità Lgbt, che sostiene e promuove una visione della sessualità e della famiglia di una minoranza organizzata». Anche il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni (Lega) ha voluto dire la sua parlando di uso dei bambini per «scopi politici» e auspicando un passo indietro dell'educatrice. Nel Bolognese si tratta solo dell'ultimo tentativo di rieducare i bambini a una nuova visione antropologica. Lo scorso anno alcune scolaresche della provincia sono state portate allo spettacolo Fa'afafine, incentrato su un bambino che si sente maschio o femmina a seconda delle giornate, mentre nei comuni dell'Unione Reno Galliera si tenne il festival di letture gender, sempre rivolto ai bambini e intitolato «Uscire dal guscio».E proprio la scorsa settimana alla Camera dei deputati sono stati presentati gli esposti alle procure delle diverse Corti dei conti locali, depositati dall'associazione Difesa dei valori di Filippo Fiani (realtà vicina al Family day), con i quali si chiede di indagare come queste associazioni e iniziative possano ottenere così tanti sostegni dalle pubbliche amministrazioni. Marco Guerra<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cari-bimbi-oggi-facciamo-il-gay-pride-idea-folle-in-una-materna-bolognese-2586429341.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="insulti-e-volantini-blasfemi-sui-pro-life-in-preghiera" data-post-id="2586429341" data-published-at="1757694747" data-use-pagination="False"> Insulti e volantini blasfemi sui pro life in preghiera Doveva essere un ritrovo tranquillo e pacifico, come quelli che dal 1998 in poi, ininterrottamente, il gruppo di preghiera pro life promosso dal movimento «Con Cristo per la vita» organizza a Rovereto il martedì sera davanti all'ospedale, con la recita del rosario. Un atto di pubblica professione di fede, ma anche un tentativo di sensibilizzazione sulla pratica dell'aborto volontario. Quello di del 10 luglio, però, non è stato un appuntamento come tutti gli altri. I partecipanti al gruppo di preghiera, una quindicina, si erano radunati da circa un quarto d'ora quando sono stati raggiunti da una pattuglia di disturbatori, di pari numero almeno, armati di megafono e con un grosso striscione che recitava «Né Stato né Dio, al mio corpo ci penso io». Dopo averli come accerchiati, i giovani hanno iniziato a inveire contro gli inermi pro life. Fra questi ultimi c'erano diversi pensionati e un sacerdote. Eppure i contestatori non si sono fatti problemi: urla ravvicinate, slogan offensivi e lancio di volantini blasfemi con insulti alla Madonna. Gli antiabortisti non si sono scomposti e hanno cercato di concludere la recita del rosario. Il tutto nell'indifferenza generale. Solo un passante di una certa stazza a un certo punto è intervenuto prendendo le difese del gruppo di preghiera. L'azione squadrista è proseguita per una ventina di minuti, a suon di provocazioni e bestemmie. La polizia, chiamata da uno dei presenti, è arrivata, quando la preghiera si era già conclusa, e soprattutto gli aggressori, con ogni probabilità un gruppo anarchico, si erano dileguati. Per i pro life presi di mira l'episodio è molto grave. Parliamo pur sempre di una città, Rovereto, dove solo qualche anno fa alcuni manifestanti delle Sentinelle in piedi sono stati aggrediti, con un'azione costata una condanna a due violenti, come raccontò il 31 marzo 2017 La Verità, la sola testata nazionale a riportare i fatti. Quanto avvenuto il 10 luglio non va in alcun modo sottovalutato. Anche se la stampa locale nulla ha scritto sull'accaduto, il blitz anarchico voleva essere evidentemente qualcosa di più di una contestazione. «Con quell'azione volevano sicuramente fermarci», racconta Andrea Marzari, referente dell'Opera Regina dell'amore, che era presente. «Hanno voluto lanciarci un avvertimento», aggiunge un altro partecipante avvicinato dalla Verità. «Prima con il camion-vela di ProVita e poi con il camper del Movimento per la vita italiano, alcuni di noi hanno fatto dei volantinaggi contro l'aborto in città. Credo quindi che martedì abbiano voluto darci un messaggio chiaro: “Smettetela, altrimenti…"». In effetti, il contenuto dei volantini lasciati dai contestatori è esplicito: «Tornatevene a casa, la vostra presenza è solo meschina e inutile». A suffragio della gravità del fatto, c'è chi ha notato come i contestatori godessero probabilmente di un appoggio. Per la precisione, un'auto con a bordo due o tre adulti, i quali hanno osservato per tutto il tempo quanto stava accedendo. Impassibili. Forse dei semplici curiosi o forse le vere menti dell'operazione, intente a controllare che la manovalanza operasse correttamente, come da copione. Chissà. Sta di fatto che il gruppo di preghiera qualche preoccupazione ora inizia ad averla. «Torneranno anche martedì prossimo?», si chiede una signora che pregava davanti all'ospedale. È un pensiero che ora, è comprensibile, serpeggia tra diversi componenti della compagnia, che per l'appuntamento della prossima settimana, diversamente da quanto ha fatto per due decenni, avvertirà prima le forze dell'ordine. Nel tempo della democrazia e della libertà di espressione, del pluralismo e dell'accoglienza incondizionata per chi ha religioni e patrie diverse, solo per chi si azzarda a recitare un semplice rosario contro l'aborto non c'è più da stare così tranquilli.Giuliano Guzzo