2023-01-13
Carte segrete nascoste nel garage. Biden adesso rischia l’impeachment
Svolta nello scandalo dei documenti classificati trovati a casa del presidente americano: nominato un procuratore speciale, come ai tempi del caso Watergate. E la sua portavoce litiga con i giornalisti.Si mettono veramente male le cose per Joe Biden. Ieri, il procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland, ha annunciato la nomina di un procuratore speciale, Robert Hur, che dovrà indagare sui documenti classificati indebitamente trattenuti dal presidente americano. La svolta è arrivata pocp dopo che i legali dello stesso presidente avevano confermato di aver trovato nuovi incartamenti classificati nel garage della sua abitazione privata di Wilmington (in Delaware). Da ora in poi, Biden si ritroverà quindi con una spada di Damocle, come già accaduto, pur mutatis mutandis, a Donald Trump con Robert Mueller e a Richard Nixon con Archibald Cox e Leon Jaworski. Ricordiamo che i procuratori speciali dispongono di poteri piuttosto ampi e che i loro rapporti possono teoricamente portare il Congresso a intentare processi di impeachment (Nixon si dimise nel 1974 appena prima di essere messo in stato d’accusa). Già lunedì, l’entourage del presidente aveva ammesso di aver rinvenuto un piccolo numero di incartamenti classificati all’interno di un ufficio di Washington, usato da Biden tra il 2017 e il 2019. Un ritrovamento, risalente allo scorso autunno, che aveva creato non poco imbarazzo ai vertici dell’amministrazione americana. In un primo momento, il presidente aveva ripetutamente ignorato le domande dei giornalisti sulla questione. Poi, messo sotto pressione, si era alla fine deciso a parlare, dicendosi sorpreso del ritrovamento e assicurando piena cooperazione.Una presa di posizione che non aveva tuttavia rasserenato granché la situazione. Nella serata di mercoledì, si era infatti verificato uno scontro tra la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, e il reporter della Cbs, Ed O’Keefe, che aveva chiesto per quale ragione il ritrovamento dei primi documenti classificati non fosse stato reso immediatamente noto. Ricordiamo infatti che il rinvenimento risale al 2 novembre scorso: sei giorni prima, cioè, delle elezioni di metà mandato. Va da sé che, qualora fosse stata diffusa subito, la notizia avrebbe potuto avere un impatto negativo sulla performance elettorale dei dem. Ebbene, davanti alle pressanti richieste del reporter, la Jean-Pierre aveva costantemente glissato, trincerandosi dietro le precedenti dichiarazioni della Casa Bianca. Un atteggiamento un po’ strano per un’amministrazione che, a gennaio 2021, aveva promesso piena trasparenza nelle comunicazioni ai giornalisti. Sembrerebbe invece che una questione di interesse pubblico sia stata celata per calcoli di natura elettorale. Neanche a dirlo, i repubblicani continuano a essere sul piede di guerra. La richiesta di nominare un procuratore speciale era stata avanzata nei giorni scorsi dal senatore Josh Hawley anche in considerazione del fatto che, a novembre, proprio un procuratore speciale era stato nominato da Garland, per indagare sugli incartamenti trattenuti da Trump. Nel frattempo, un’inchiesta sui documenti classificati di Biden era stata avviata dalla commissione Sorveglianza della Camera dei rappresentanti. A livello ufficiale, non si sa per ora che cosa contengano gli incartamenti dell’attuale inquilino della Casa Bianca: incartamenti che risalgono all’amministrazione Obama, in cui Biden servì come vicepresidente dal 2009 al 2017. Tuttavia la Cnn aveva rivelato che la prima tranche conterrebbe note d’intelligence relative a Ucraina, Iran e Regno Unito: note che coprirebbero un arco temporale che va dal 2013 al 2016. Il fatto che spunti l’Ucraina potrebbe rivelarsi un campanello d’allarme significativo, visto che Hunter Biden entrò ai vertici della controversa società ucraina Burisma nel 2014, proprio mentre il padre, da vicepresidente, assumeva il ruolo di supervisore dei rapporti tra Washington e Kiev. Ma non è finita qui. Mercoledì sera, il New York Times riferiva che la Procura federale del Delaware, che sta indagando sul figlio del presidente dal 2018, sarebbe in procinto di decidere se incriminarlo o meno. E attenzione anche a eventuali piste cinesi. L’ex ufficio di Biden, in cui sono stati trovati i primi documenti classificati, appartiene al Penn Biden center, che fa capo all’università della Pennsylvania: un ateneo che, secondo il Daily Pennsylvanian, avrebbe ricevuto oltre 77 milioni di dollari in finanziamenti dalla Cina tra il 2014 e il 2021. È in questo quadro che Fox News ha pubblicato alcune email di Hunter che, risalenti al 2016, mettono in evidenza i suoi contatti con l’università della Pennsylvania: università la cui ex presidente, Amy Gutmann, in carica dal 2004 al 2022, è stata nominata da Joe Biden ambasciatrice statunitense in Germania l’anno scorso. Ricordiamo che, secondo il Washington Post, Hunter, tra il 2017 e il 2018, ottenne 4,8 milioni di dollari dall’allora colosso cinese Cefc (i cui vertici intrattenevano legami con l’Esercito popolare di liberazione). Ora, non è al momento noto se i documenti classificati rinvenuti contengano informazioni in qualche modo connesse ad Hunter. Tuttavia i repubblicani potrebbero presto indagare in questa direzione. Non a caso, la commissione Sorveglianza della Camera ha già chiesto al Dipartimento del Tesoro informazioni sulle transazioni finanziarie della famiglia Biden. Tutto questo, senza trascurare i poteri piuttosto ampi di cui sarà investito Hur. No, per il presidente americano le cose non si stanno mettendo bene. E quanto accaduto ieri rafforza politicamente la posizione di Trump e dei repubblicani. A proposito: che fine hanno fatto quelli che si scandalizzarono per i documenti trovati nella villa di Trump quest’estate?