2019-11-01
Berlusconi gela la Carfagna ribelle. «Siamo contrari ai reati d’opinione»
Il voto sulla mozione antirazzista fa discutere la coalizione. La forzista (che medita l'addio): «Tradiamo i nostri valori».Per Antonio Spadaro e Pietro Parolin, l'astensione in Senato sulla proposta «contro l'odio» rischia di legittimare gli atti di antisemitismo.Lo speciale contiene due articoliAmarezza. Profonda amarezza. È questo il sentimento che, stando a chi ha avuto modo di parlarle, ha provato Mara Carfagna, quando ieri pomeriggio ha letto il durissimo intervento di Silvio Berlusconi, che ha attaccato in maniera durissima la «sua» vicepresidente della Camera. Alla base del dissidio , l'astensione del centrodestra sulla commissione «contro l'odio» voluta dalla senatrice a vita Liliana Segre. Una astensione che il leader della Lega, Matteo Salvini, ha spiegato così: «Siamo contro razzismo, violenza, odio e antisemitismo», ha detto Salvini, «senza se e senza ma. Tuttavia non vorremmo che qualcuno a sinistra spacciasse per razzismo quello che per noi è convinzione e diritto ovvero il prima gli italiani. Siamo al fianco di chi vuole combattere pacificamente idee fuori dal mondo, però non vogliamo bavagli e stato di polizia che ci riportano a Orwell». La «Commissione straordinaria per il contrasto ai fenomeni dell'intolleranza, del razzismo, dell'antisemitismo e dell'istigazione all'odio e alla violenza» è stata istituita, approvata dal Senato con 151 voti favorevoli, nessun contrario e 98 astensioni, quelle appunto di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Astensioni motivate in particolare dall'introduzione del nazionalismo tra le espressioni di odio: un concetto che fa rabbrividire qualunque storico.Immediate, e inevitabili, le polemiche, con la sinistra che si è scagliata contro il centrodestra. All'interno di Forza Italia, moltissimi malumori: «La mia Forza Italia», ha scritto su Twitter Mara Carfagna, «la mia casa, non si sarebbe mai astenuta in un voto sull'antisemitismo. Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle. Intendo questo quando dico che nell'alleanza di centrodestra andiamo a rimorchio senza rivendicare la nostra identità. Se l'unità della coalizione», ha aggiunto la Carfagna, «in politica è un valore aggiunto, essa non può compromettere i valori veri, quelli che fanno parte della nostra storia».Sulla stessa lunghezza d'onda della Carfagna, attraverso comunicati e dichiarazioni, si sono schierati i deputati di Fi Deborah Bergamini, Renata Polverini e Alessandro Cattaneo, e otto senatori: Andrea Cangini, Andrea Causin, Barbara Masini, Laura Stabile, Sandra Lonardo, Massimo Mallegni, Franco Dal Mas e Roberto Berardi. Una crepa vistosa, all'interno di Forza Italia, che ha spinto Silvio Berlusconi a diffondere un comunicato durissimo: «Da liberali siamo contrari all'eccesso di legislazione sui reati di opinione e la mozione sottoposta al voto del Senato, sulla quale Forza Italia si è astenuta, prospettava, su richiesta della sinistra, l'istituzione di un nuovo reato di opinione», ha detto. Per poi proseguire: «Mi aspetto che nel movimento che ho fondato nessuno si permetta di avanzare dei dubbi sul nostro impegno a fianco di Israele e del popolo ebraico, contro l'antisemitismo e ogni forma di razzismo. Prese di posizione e distinguo posti in essere ai soli fini di alimentare sterili polemiche, soprattutto su un tema così delicato, favoriscono chi vorrebbe dipingerci come quello che non siamo e che ci fa addirittura orrore. Le discussioni, sempre legittime», ha aggiunto Berlusconi, «si fanno all'interno e non a colpi d'agenzia: se qualcuno vuole invece seguire strade già percorse da altri, ne ha naturalmente la libertà, ma senza danneggiare ulteriormente Forza Italia sollevando dubbi sui nostri valori e sui nostri comportamenti».Il comunicato di Berlusconi ha letteralmente gelato le truppe forziste, ormai convinte che la Carfagna sia in procinto di uscire dal partito. Ieri, Mara ha incontrato Giovanni Toti, che preme per convincere la vicepresidente della Camera a uscire da Fi per fondare, insieme a lui, la «quarta gamba» del centrodestra. «Ho visto», ha detto Toti al termine dell'incontro, «che c'è un po' di malumore. Da una parte mi sembra un po' delusa; dall'altra non a suo agio. A me non ha detto che strappa».Al di là delle dichiarazioni ufficiali, dall'entourage della Carfagna trapela che la vicepresidente della Camera sia convinta che il cerchio magico di Berlusconi stia facendo di tutto per farle lasciare il partito. Rispetto a pochi giorni fa, Mara non escluderebbe più questa ipotesi. Con Toti o no, la nuova forza politica guidata dalla Carfagna sarebbe saldamente ancorata nel centrodestra, rappresentandone i valori moderati, europeisti e liberali. Nessuna tentazione renziana, insomma. Per quanto riguarda Fratelli d'Italia, il capogruppo di alla Camera, Francesco Lollobrigida, ha annunciato una querela nei confronti del deputato del Pd Andrea Romano, che su Twitter ha scritto: «A proposito di antisemitismo e destra italiana: i deputati di Fratelli d'ItaIia gridano: “sionista, sionista!" contro Emanuele Fiano che interveniva in aula contro di loro. Ormai siamo all'odio razziale rivendicato dentro il parlamento della Repubblica Italiana». «Il gruppo di Fratelli d'Italia», sottolinea Lollobrigida, «querelerà Andrea Romano e chiunque insista nel dire che da parte del nostro movimento vi sia qualsivoglia genere di atteggiamenti razzisti o antisemiti».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/berlusconi-gela-la-carfagna-ribelle-siamo-contrari-ai-reati-dopinione-2641178209.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-prelati-bergogliani-bacchettano-il-centrodestra" data-post-id="2641178209" data-published-at="1761886013" data-use-pagination="False"> I prelati bergogliani bacchettano il centrodestra Ti pareva: anche le gerarche cattoliche cadono nel trappolone della commissione d'inchiesta sul razzismo, che non solo rischia di ridursi a uno psicotico inseguimento di prede immaginarie, ma, in assenza di criteri chiari per distinguere il razzismo dal non razzismo e per stabilire chi sarà titolato a decidere sulle eventuali controversie, potrebbe persino diventare una minaccia per la libertà d'espressione. Ieri, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha usato parole severe per il centrodestra che si è astenuto in Senato sulla mozione Segre: «Mi preoccupa che su valori fondamentali come l'antisemitismo dovremmo essere tutti uniti», ha tuonato. «Ci sono cose su cui dovremmo convergere. Penso che l'invito sia a riflettere sui valori fondamentali». Secondo Parolin, la mossa dei senatori di destra sarebbe addirittura «interpretabile come atto di legittimazione di tali fenomeni». Non poteva mancare, a dargli man forte, il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro. L'uomo che si accredita come una sorta di portavoce semiufficiale del Papa ha twittato: «Le scelte politiche non possono compromettere i valori che fanno parte della nostra storia. L'approvazione della mozione Segre è un atto di civiltà che ha le sue radici nei valori della storia vissuta del nostro Paese. Mai astenersi contro l'odio. Per non essere complici». Scopriamo così che tra i valori della nostra civiltà rientra l'esigenza di oscurare i «nemici». Parliamo della civiltà occidentale o di quella russa? Chissà se Parolin e Spadaro si sono posti gli stessi interrogativi che sta sollevando La Verità. Dove finisce la facoltà di esprimere il proprio pensiero, anche quando è provocatorio o controcorrente, e dove inizia l'esercizio consapevole della segregazione razziale? Chi decide su questo confine? Cosa ci garantisce che deputati e onorevoli siano titolati a battere a tappeto i social in cerca del mostro da denunciare alla psicopolizia? La commissione d'inchiesta sul razzismo somiglierà molto probabilmente a una task force di cacciatori del mostro di Loch Ness. Nel nostro Paese, dove non comanda il fascismo e Casapound alle urne non arriva all'1%, il razzismo e l'antisemitismo sono un po' come la creatura del lago scozzese: l'hanno avvistato in tanti, nessuno ne ha mai provato l'esistenza. Peraltro, sarebbe interessante capire se gli onorevoli nemici dell'odio sanno che in Europa (dalla Francia, all'Olanda, al Belgio) la maggior parte degli attacchi nei confronti degli ebrei non proviene dai leoni da tastiera, ma dai musulmani. Ai prelati che ormai vivono come una crociata l'impegno politico contro la Lega e i suoi elettori (il vero bersaglio celato dietro i nobili valori di chi considera la violenza rassita un'emergenza), si dovrebbe segnalare che Liliana Segre, poco più di un mese fa, commentava così l'utilizzo «farsesco» dei simboli religiosi in politica (obiettivo delle critiche, ovviamente, il terribile Matteo Salvini): «Sono un revival del Gott mit uns», motto inciso sulle fibbie dei cinturoni delle Ss. Le gerarchie vaticane, Spadaro in testa, ci hanno già dimostrato ampiamente quanto trovino scandaloso brandire un rosario. Ma i bergogliani sono sicuri che i sinceri democratici non spingano così in là la ricerca spasmodica degli odiatori fino a considerare, un giorno, pure il crocifisso come un simbolo che incita all'odio? Per parafrasare un famoso adagio, prima vennero a prendere quelli che smanettavano sui social, alla fine vennero a prendere quelli che recitavano le Avemaria...
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)