
Era chiaro che la sanatoria degli immigrati voluta dal ministro dell'Agricoltura sarebbe stata un flop. Ma ora si scopre che è pure dannosa, perché tiene lontani gli stagionali da campi e frutteti.I danni della grandine e delle bombe d'acqua sono poca cosa rispetto a quelli causati dal ministro Teresa Bellanova. La titolare del ministero dell'Agricoltura ha ora un motivo concreto per piangere. Le basterebbe farsi un giro per i vigneti del Veneto o del Piemonte, per le piantagioni di mele dell'Alto Adige, per gli uliveti della Sicilia. I campi sono deserti. La sanatoria dei migranti irregolari che, secondo gli annunci del ministro, avrebbe dovuto strappare i braccianti agricoli dal caporalato e compensare l'assenza degli stagionali provenienti dall'Est Europa bloccati dal Covid si è rivelata un clamoroso buco nell'acqua. E dire che Bellanova ne aveva fatto una questione di vita o di morte per il suo ministero, minacciando perfino le dimissioni, sciogliendosi in lacrime a reti unificate nelle vesti di paladina dei diritti degli sfruttati della gleba. L'intenzione era di non far morire l'agricoltura, invece ha dato il colpo di grazia. La sanatoria, inclusa nel decreto Rilancio e presentata lo scorso maggio ha creato delle aspettative nel settore, presto deluse. I numeri definitivi parlano chiaro mentre il ministro tace. Al Viminale sono pervenute 207.542 domande ma riguardano in prevalenza colf e badanti (l'85%) e solo 29.500 l'agricoltura. Numeri ben lontani dai 600.000 irregolari che Bellanova pensava di mettere in regola. Le associazioni agricole, a dire il vero, non si erano mai fatte tante illusioni sull'efficacia del provvedimento. Troppa burocrazia e costi eccessivi, il decreto aveva tutte le caratteristiche per non funzionare. Così prima di attendere i risultati del fallimento annunciato, avevano chiesto l'attivazione di corridoi verdi per far rientrare in Italia coloro che già lavoravano in questo settore e che garantivano gran parte della manodopera necessaria. Nessuno ha risposto all'appello. Forse il governo pensava che oltre alla sanatoria sarebbe bastato il decreto del 18 marzo, con cui si permettono le prestazioni agricole ai familiari fino al sesto grado di parentela. Un invito a mettere nei campi anche nonni, zii e cugini, ignorando che la popolazione che lavora in agricoltura spesso è anziana e quindi anche i parenti sono in là con gli anni. Altro clamoroso flop. cercasi manodoperaDi questi tempi con la vendemmia alle porte, la raccolta di mele e pere iniziata, nelle aziende era un brulicare di stagionali con una presenza massiccia di provenienza straniera. Rumeni, bulgari, croati arrivavano con tutta la famiglia. Un viaggio che, per alcuni, si ripeteva da anni. Manodopera pregiata, specializzata, difficile da rimpiazzare, ora ferma oltre confine. Il governo non si decide nemmeno a emanare il decreto flussi che stabilisce ogni anno la quota di manodopera extracomunitaria da destinare all'agricoltura. Il provvedimento dovrebbe rinnovare il permesso a chi è scaduto dopo il 31 maggio. Il responsabile del lavoro di Coldiretti, Romano Magrini, spiega che «per le disposizioni che sono state emanate dal governo, chi aveva un permesso stagionale in scadenza tra il 23 febbraio e il 31 maggio ha avuto una proroga fino al 31 dicembre. Chi aveva un permesso in scadenza prima o dopo, dovrebbe andare via dopo il 31 agosto. Si crea quindi un vuoto. Ci sono rumeni che non possono entrare e quelli ai quali scade il permesso di soggiorno che devono tonare a casa». Coldiretti poi commenta che, dal momento in cui è emanato il decreto flussi a quando lo stagionale potrà tornare in Italia, passeranno mesi, perché gli uffici che devono lavorare le pratiche sono per metà in smart working. «Nel frattempo lasciamo l'uva sulle viti e le mele sugli alberi, a marcire?», s'interroga polemicamente Magrini. primato in bilicoÈ in gioco il primato mondiale del nostro Paese sul vino, ma a nessuno nel governo sembra importare granché. La produzione, stimata in 45 milioni di ettolitri, è in calo del 5% rispetto al 2019. Si tratterà quindi, a parere di Coldiretti, di una sfida con Francia e Spagna: la prima conta di realizzare tra 44,7 e 45,7 milioni di ettolitri, mentre in Spagna si stimano fra 43 e i 44 milioni di ettolitri di produzione. Con la vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera oltre 11 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che dà opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, oltre a quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Questa macchina complessa che ha sempre marciato a pieni giri rischia di incepparsi. Al fallimento della sanatoria si è aggiunta, a fine luglio, l'ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla quarantena per chi arriva da Romania e Bulgaria. Molti hanno preferito non partire per non doversi sottoporre all'isolamento. Come se non bastasse, a complicare la vita agli agricoltori ci si sono messi pure i sindacati. Non potendo contare sulla manodopera straniera, numerose aziende avrebbero usato volentieri i voucher, uno strumento agile non appesantito dalle modalità del lavoro dipendente che avrebbe consentito di impiegare nella raccolta studenti, pensionati o cassintegrati che hanno perso il lavoro. il muro dei sindacatiMa anche questa strada è stata trasformata in un calvario. I sindacati hanno imposto una procedura iperburocratizzata che secondo loro dovrebbe mettere al riparo da forme di sfruttamento. «Abbiamo chiesto uno snellimento delle procedure, ma ci siamo scontrati con l'impuntatura ideologica dei sindacati che si sono opposti, in nome, dicono, della battaglia contro il lavoro nero. Hanno addirittura scritto al premier Giuseppe Conte per fermare sul nascere qualsiasi tentativo di riforma», afferma Magrini. «Il procedimento dei voucher è così complicato, tra registrazione sul portale Inps, inoltro della documentazione e creazione di un conto corrente digitale, solo per indicare alcuni passaggi, che nessuno li utilizza più. Oltre alla lunga trafila, il lavoratore deve aspettare 15 giorni per avere la paga. Chi lavora pochi giorni, vuole i soldi subito». Questo meccanismo taglia fuori soprattutto i cassintegrati che potrebbero trovare nel lavoro stagionale un modo per arrotondare l'assegno statale. Agricoltura e occupazione pagano il conto.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.