2025-07-14
Basso profilo e repressione. Così la Cina si prepara alla nuova Guerra Fredda
Xi Jinping (Getty Images)
Xi è convinto di avere il tempo dalla sua parte, quindi non cercherà lo scontro frontale Intanto all’interno fa incetta di scorte e aumenta la presa del partito sulla società. «Saranno il nostro petrolio», disse nel 1987 l’allora leader, visitando un giacimento in Mongolia. Non era un vaticinio, bensì la programmazione decennale di un’egemonia.Lo speciale contiene due articoli.Mentre gli Stati Uniti, con Donald Trump, sono impegnati ad allineare gli alleati occidentali in chiave anti Cina, facendo pressione per aumentare le spese per la difesa ed opponendo ostacoli alla crescita del surplus commerciale cinese, Pechino si sta preparando ad una lunga guerra di posizione, una riedizione della Guerra Fredda. La Cina non cerca solo dominio, ma un «ringiovanimento» nazionale che si proietta oltre i confini, convinta che sia solo questione di tempo prima che l’asse del potere globale si sposti in AsiaDa una parte, il leader Xi Jinping sta attuando uno degli insegnamenti del vecchio leader Deng Xiaoping: adottare un basso profilo, nascondere la propria forza, prendere tempo per consolidare posizioni e rafforzarsi, non destare reazioni eccessive. Dall’altra, Pechino è attiva sui tavoli economici e politici mondiali con realismo, offrendo rassicurante collaborazione con offerte avvolgenti e a volte con intimidazioni.Pechino persegue una strategia di piccoli passi in una sorta di stallo prolungato, una situazione di equilibrio nella quale la controspinta americana sia gestibile, per avere tempo di rafforzarsi e consolidarsi. Gli esempi di questo atteggiamento sono molteplici: dalle proteste assai tiepide per il bombardamento americano in Iran alla disponibilità a trattare con Washington sui dazi.Anche l’apertura ad accordi multilaterali fa parte di questa strategia: è interesse della Cina non restare isolata ed evitare che in troppi si accodino agli Stati Uniti. La Belt and Road Initiative, la nuova Via della Seta, era uno di questi strumenti attuati da Pechino per non restare isolata. L’iniziativa è in crisi, tuttavia Pechino non demorde. Altro programma importante è stato il Made in China 2025, a cui la Germania ha aderito con entusiasmo già diversi anni fa. Si tratta di un piano strategico lanciato dal governo cinese nel 2015 con l’obiettivo di trasformare la Cina da produttore di beni a basso costo a leader globale in settori industriali ad alta tecnologia.Dal lato del consolidamento, Xi Jinping sta agendo con una maggiore presa del partito sulla società, un rafforzamento militare costante, l’aumento delle scorte di qualunque bene (dai metalli all’energia, ai prodotti agricoli), la blindatura delle catene di approvvigionamento, la creazione di capacità produttiva di pressoché qualsiasi cosa per proteggere la Cina da shock esterni. Il controllo dei minerali critici e delle terre rare dà poi alla Cina una leva negoziale formidabile. Questa visione di lungo termine si scontra con i rapidi cicli politici delle democrazie occidentali, soggette a scadenze elettorali brevi, dunque suscettibili di cambi di direzione strategica. Tra poco più di un anno si vota di nuovo negli Usa per le elezioni di mid-term, ad esempio, nelle quali sarà rinnovata completamente la Camera dei rappresentanti (435 seggi) e cambierà un terzo dei senatori (33 seggi). Xi Jinping è al potere in Cina dal 2012 ed al momento non si vede la fine del suo incarico. I cicli politici cinesi in effetti somigliano più a ere che a legislature.Pechino vuole un ordine più favorevole ai propri interessi, riducendo l’influenza unipolare americana e promuovendo un multipolarismo dove la Cina abbia voce decisiva. Xi Jinping già nel 2013 parlò di «comunità di destino comune», intendendo una rete di Paesi che collaborano con una visione condivisa, ma… sulla base di principi cinesi. Più che con alleanze formali o trattati, la Cina intende diventare un leader ideologico, puntando su cooperazione economica e, formalmente, non ingerenza nelle decisioni sovrane degli Stati. La «comunità di destino» è un’arma ideologica che viene utilizzata per attrarre Paesi africani, asiatici e sudamericani con investimenti e promesse di sostegno. La Via della Seta, sostenuta dalla Banca di sviluppo cinese, sta creando una rete di relazioni politiche in tutti i continenti con un occhio attento alle risorse. Naturalmente, questa visione ideale delle relazioni internazionali cinesi non nasconde l’imperialismo che vi è sotteso. Né con tutti i Paesi dei celebrati Brics vi sono buoni rapporti: con India e Russia esistono diversi punti di attrito e dispute territoriali. Gli obiettivi strategici cinesi necessitano di una economia forte e orientata all’export, di un esercito in grado di fronteggiare l’altra grande potenza, gli Stati Uniti, e la disponibilità di materie prime, scorte strategiche, industria pesante e sviluppo digitale. Queste sono le direttrici strategiche che i leader del partito comunista stanno perseguendo. A metà maggio, con grande clamore mediatico, il governo di Pechino ha pubblicato un libro bianco sulla sicurezza nazionale della Cina. Il testo elenca 20 «aree di sicurezza» in ordine di priorità.Da tempo sulla crescita economica cinese ci sono ombre, a causa degli squilibri (interni ed esterni) che i piani quinquennali stanno creando. Gli obiettivi di crescita del Pil fissati annualmente dal partito sono soggetti a due tipi di manipolazione. La prima è quella dei dati: le statistiche non sono trasparenti e vi sono dubbi sulla realtà delle affermazioni degli uffici delle dogane e dell’ufficio di statistica. La seconda stortura è la concorrenza tra funzionari per realizzare gli obiettivi. Questi attuano politiche economiche locali che distorcono l’economia attraverso ricchi sussidi e finanziamenti a pioggia. Il governo cinese sta cercando di evitare che si abbassino troppo i prezzi in diversi settori economici, un effetto negativo che Pechino ha etichettato come «involuzione». Soprattutto, la crescita guidata dalle esportazioni, letteralmente esplose dopo la crisi immobiliare avvenuta nel Paese, sta deprimendo la domanda interna e gonfiando il surplus commerciale cinese, generando squilibri. A più riprese il governo ha annunciato misure per sostenere la domanda interna, ma sinora si è visto molto poco di concreto.La presa del vertice del Partito comunista sulla società e sull’economia è sempre più forte. Il «Pensiero di Xi Jinping sul Socialismo con caratteristiche cinesi per una Nuova Era» è un corpus di idee e direttive politiche formulate da Xi Jinping al suo arrivo al potere nel 2012 come segretario generale del Partito comunista cinese. Si tratta di una guida ideologica che unisce marxismo, nazionalismo cinese e pragmatismo economico, che Xi ha voluto inserire nella Costituzione cinese, come solo Mao Zedong e Deng Xiaoping avevano osato prima di lui.Xi nel tempo ha creato diverse «commissioni centrali», sulla base dei vecchi gruppi dirigenziali. Le commissioni sono composte da alti funzionari dei ministeri e devono coordinare il processo decisionale. A presiedere queste commissioni vi è Xi stesso, il quale in questo modo può esercitare la propria autorità praticamente su tutto. Nonostante la Cina non sia un monolite (tutt’altro), oggi Xi Jinping rappresenta in tutto e per tutto l’essenza del potere a Pechino. L’ombra della Cina è, oggi, l’ombra di Xi.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/basso-profilo-e-repressione-2673149313.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-terre-rare-e-la-profezia-di-deng" data-post-id="2673149313" data-published-at="1752441491" data-use-pagination="False"> Le terre rare e la «profezia» di Deng La Cina controlla il 70% della produzione mondiale di terre rare, l’85% della loro raffinazione e il 90% del mercato dei magneti permanenti, quei componenti indispensabili per i motori elettrici, le turbine eoliche, persino i sistemi d’arma più avanzati. Non è solo una questione di riserve: pur possedendo solo il 30-40% dei giacimenti globali, Pechino ha trasformato il suo vantaggio in un monopolio grazie a una filiera integrata, a normative ambientali permissive e a manodopera a basso costo. Elementi che l’Occidente non può eguagliare.Gli Stati Uniti, che fino agli anni Novanta erano leader nella raffinazione, oggi dipendono dalla Cina per l’80% dei minerali critici e spediscono due terzi delle loro terre rare a Pechino per la lavorazione. L’Europa, ancor più vulnerabile, importa dalla Cina il 70% di cobalto, terre rare e tungsteno, e la sua domanda di questi materiali è destinata a quintuplicarsi entro il 2030. Conosciamo bene il caso dell’Europa, che vuole il verde ma non il sudiciume che lo consente.Il dominio cinese non si ferma alle terre rare. La raffinazione del litio, necessario alle batterie, è controllata dalla Cina per il 75%, con aziende come Ganfeng Lithium e Tianqi che dettano legge in Australia e Sud America. Il cobalto, essenziale per le batterie e le munizioni perforanti, è un altro feudo cinese: nella Repubblica Democratica del Congo, dove si trova il 70% delle riserve mondiali, Pechino ha scambiato infrastrutture per il controllo delle miniere, come nel caso di Gecamines, barattando 3 miliardi di dollari in strade e ponti per una fetta delle concessioni per estrarre il prezioso minerale. E poi c’è la grafite, il 75% della quale passa per le mani cinesi, e il gallio, di cui la Cina produce il 97%. È un’egemonia costruita con pazienza, attraverso investimenti esteri aggressivi, spesso mascherati da aiuti allo sviluppo di Paesi coinvolti nella Belt and Road Initiative.Oltre a ciò, la Cina domina la filiera del rame, su cui non a caso Donald Trump ha imposto un dazio molto alto.La Cina, poi, sta accumulando enormi quantità di rame e altri metalli. Tra questi spicca il nichel, comprato in grandi volumi sfruttando i bassi prezzi, onde rafforzare le sue riserve di questo metallo essenziale per l’acciaio inossidabile e le batterie dei veicoli elettrici, di fronte all’escalation della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Nei primi cinque mesi di quest’anno la Cina ha comprato 77.654 tonnellate di nichel puro, oltre il doppio del volume rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.Per dare una idea di quanto lontano possa andare la visione di lungo periodo cinese, nel 1987 il leader cinese Deng Xiaoping, in visita a Bayan Obo, nella Mongolia Interna, che ospita il più grande giacimento di terre rare al mondo, disse: «Il Medio Oriente ha il petrolio, noi abbiamo le terre rare». Parole che non erano vaticinio, ma piano, strategia, mappa per una egemonia. Quanto ci costerà spezzare le catene di Pechino, e quanto tempo prima che l’Occidente capisca di avere scatenato una guerra che la Cina è già pronta a vincere?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.