2025-11-23
Gli Usa sanzionano l’amico di D’Alema, ma a pagare il conto per ora è Leonardo
Il presidente colombiano Gustavo Petro (Ansa)
Il leader colombiano Petro, che sullo scandalo delle armi non collabora, attacca l’azienda: «Mi offende, faccio causa». È scoppiato un caso diplomatico sull’asse Italia-Colombia. Il presidente socialista ed ex guerrigliero Gustavo Petro accusa l’azienda italiana Leonardo di «offendere» il suo Paese per l’interruzione della manutenzione del suo elicottero dopo che lo stesso politico è finito nella lista nera degli Stati Uniti di Donald Trump. Ma Petro, mentre attacca la società guidata dall’ad Roberto Cingolani e partecipata dal governo, continua a non rispondere alle rogatorie inviate dalla Procura di Napoli sul caso degli armamenti che Leonardo e Fincantieri avrebbero dovuto vendere alle forze armate di Bogotà con la mediazione di Massimo D’Alema. L’inchiesta è stata archiviata a marzo per la mancata collaborazione, ma i pm guidati dal procuratore Nicola Gratteri e dal suo vice, Vincenzo Piscitelli, non hanno ancora perso la speranza di riaprire il fascicolo, a fronte di novità investigative provenienti dal Paese dell’Eldorado.La vicenda giudiziaria è iniziata nel 2022 grazie a un’inchiesta della Verità, che aveva pubblicato un audio in cui l’ex premier, a proposito della trattativa, aveva trillato: «Noi stiamo lavorando perché? Perché siamo stupidi? No, perché siamo convinti che alla fine riceveremo tutti noi 80 milioni di euro […] In questo caso è un contratto commerciale al 2% dell’ammontare del business. Questa è una decisione straordinaria, non è stata facile da conseguire. È chiaro? Perché il valore di questo contratto è più di 80 milioni».Baffino era convinto che l’affare da 4 miliardi di euro (il prezzo di vendita di 2 sommergibili, 4 corvette e 24 caccia militari) avrebbe fruttato a lui e ai suoi sodali decine di milioni di euro di provvigioni.Per raggiungere l’obiettivo D’Alema aveva trattato con Edgar Ignacio Fierro Florez, già condannato a 40 anni di prigione per i crimini commessi da comandante delle Autodefensas unidas de Colombia, le famigerate Auc, gruppi paramilitari di estrema destra che si sono distinti in operazioni di pulizia etnica e narcotraffico. Nella conversazione, l’ex primo ministro italiano Fierro aveva citato un generale che poteva «accelerare il processo di acquisto dei prodotti offerti da Leonardo» e, genericamente, «due funzionari che fanno parte della nostra squadra, che possono gestire tutto ciò di cui abbiamo bisogno e tutto ciò per cui ci siamo impegnati con Leonardo».A causa del nostro scoop l’affare non si concluse, ma le investigazioni della Procura portarono all’iscrizione di D’Alema sul registro degli indagati con l’accusa di corruzione internazionale. L’elezione di Petro, nel giugno del 2022, ha fatto il resto. Infatti, il presidente colombiano, come abbiamo già avuto modo di evidenziare, è in stretti rapporti con D’Alema. Per esempio, nel 2016 Petro, sul suo profilo Facebook, aveva pubblicato una sua foto con l’ex premier italiano, accompagnandola con questo commento: «Unendo le vie del progressismo». Lo stesso anno aveva postato un altro scatto, abbracciato a Baffino, in occasione del conferimento a lui e all’amico della Legion d’onore nazionale messicana.Sarà anche per questo legame speciale che il governo di Petro non ha mai risposto ai quesiti della Procura di Napoli sul caso della trattativa da 4 miliardi di euro.Ma, recentemente, il presidente ha dovuto occuparsi di altri grattacapi.Il 24 ottobre, l’ufficio del Tesoro Usa per il controllo degli asset stranieri (Ofac) ha iscritto Petro, la moglie Veronica Alcocer, il figlio Nicolas e il ministro dell’Interno, Armando Benedetti, nella cosiddetta «Lista Clinton», nata nel 1995 per arginare il traffico di stupefacenti e il riciclaggio di denaro collegato. Il segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, ha giustificato il provvedimento spiegando che «da quando Gustavo Petro è salito al potere, la produzione di cocaina in Colombia ha raggiunto i massimi da decenni, inondando gli Stati Uniti e avvelenando i nostri cittadini». La misura prevede il congelamento delle proprietà dei soggetti inseriti nella lista e prevede sanzioni per chiunque effettui transazioni commerciali o finanziarie con loro. A Petro, ai familiari e a Benedetti sono stati anche revocati i permessi d’ingresso negli Stati Uniti.A seguito di questa iniziativa, il 17 novembre, la AgustaWestland Philadelphia corporation («legal entity» statunitense di Leonardo) ha comunicato di essere stata «costretta a sospendere l’attività di assistenza tecnica» dell’elicottero AW 139 (consegnato nel 2021), precisando che «questa misura preventiva è stata adottata al fine di garantire il pieno rispetto della normativa statunitense applicabile alle transazioni internazionali», ma ha anche anticipato che l’azienda «ha già avviato le procedure interne e le comunicazioni necessarie per ottenere la relativa licenza Ofac».Da piazza Montegrappa, con La Verità, puntualizzano: «La legal entity di Leonardo negli Usa è costantemente impegnata a rispettare pienamente tutte le normative statunitensi applicabili in materia di operazioni commerciali internazionali, impegnandosi al contempo a osservare responsabilmente i propri obblighi contrattuali». Il comunicato rimarca l’attenzione dedicata al caso: «Leonardo riconosce la delicatezza delle circostanze e la complessità della situazione e continua a monitorarne attentamente gli sviluppi, valutandone i potenziali impatti e il percorso più appropriato da seguire, perseguendo tutte le vie che, nel rispetto delle norme statunitensi, consentano di continuare a supportare i propri clienti».Petro non l’ha presa bene e su X, il 20 novembre, ha invitato i «compagni» a schierarsi al suo fianco: «L’azienda italiana Leonardo offende la Colombia. Chiedo al movimento democratico italiano di svolgere le opportune indagini e di avviare un dibattito in Italia sul significato di questo atteggiamento. Se confondono lo Stato con la mia persona, allora tutte le aziende italiane che hanno contratti con lo Stato dovrebbero ritirarsi». A questo punto, ha chiamato in causa un’altra Vip finita nella lista nera, la testimonial della causa palestinese più mediatica del momento: «Con Francesca Albanese e me si sta commettendo un’enorme ingiustizia internazionale per le nostre posizioni contro il genocidio in Palestina. Non si può permettere che le sanzioni create per la lotta contro la criminalità vengano utilizzate per censurare il pensiero critico nel mondo. Ciò darebbe solo spazio alla barbarie». Petro ha annunciato di avere autorizzato la pubblicazione delle sue spese personali dal 2022 a oggi, al fine di dimostrare la trasparenza dei suoi redditi, e ha ricordato che la sua dichiarazione dei redditi è pubblica. Quindi ha annunciato altre contromosse: «È stata avviata una campagna internazionale a mio sostegno, che vorrei estendere a tutte le persone che, per le loro legittime funzioni, vengono sanzionate come giudici, giornalisti, funzionari dell’Onu e capi di Stato. Lo Stato colombiano non è stato sanzionato. Ho chiesto ai miei avvocati di avviare un’azione legale contro la società Leonardo per inadempimento del contratto fino alla scadenza e ho chiesto di mettere in vendita l’elicottero che hanno acquistato, poiché praticamente non ne ho bisogno».Secondo alcuni media colombiani, il capo dello Stato avrebbe ordinato di sostituire l’elicottero prodotto da Leonardo con un altro velivolo militare ovvero un Sikorsky UH-60 Black hawk, un mezzo, ironia della sorte, di produzione statunitense.Altre fonti hanno riferito che, in realtà, in attesa che venga chiarita la posizione di Petro, le forze armate hanno deciso che l’elicottero di Leonardo avrà un utilizzo minimo, per preservarne l’operatività fino alla fine del mandato dell’attuale governo, prevista per il 7 agosto 2026.Secondo il ministro degli Esteri, Rosa Villavicencio, «non vi è alcuna prova a sostegno delle argomentazioni addotte per includere Petro nella lista Clinton» e, per tale motivo, il governo colombiano ha presentato una nota verbale agli Stati Uniti chiedendo che vengano chiariti i motivi della decisione.Petro, ieri, è stato ancora più diretto e ha sfidato il segretario di Stato americano Marco Rubio, accusando la destra del suo Paese di avere chiesto a Trump di inserirlo in una «lista di narcotrafficanti»: «Devo dire al signor Marco Rubio: fratello, se vuoi mettermi in prigione, vediamo se ci riesci. Se vuoi mettermi la tuta arancione, provaci, ma questa nazione non si inginocchierà davanti a te. I tuoi odi passati - non ti conosco, né nessun colombiano è responsabile di quello che è successo a tuo nonno, a tuo padre a Cuba - devi inginocchiarti perché qui c’è un giaguaro che sta per risvegliarsi».Ma all’amico del giaguaro, che rivendica la trasparenza del proprio operato, noi chiediamo perché non risponda alla rogatoria arrivata dall’Italia.
L'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro (Ansa)