2024-07-13
Attal ha studiato ma non sa contare. Vuole escludere il 65% degli elettori
Il dotto primo ministro in carica ha detto che si impegnerà «per proteggere i francesi da qualsiasi esecutivo» che includa il Rassemblement national e La France insoumise. Che, insieme, fanno due terzi dei voti espressi.Gabriel Attal incarna perfettamente l’immagine di rappresentante dell’élite francese: non bastasse il suo curriculum di figlio della buona borghesia colta parigina (ha studiato in un’esclusiva scuola privata nel 6° arrondissement, per poi ottenere il Baccalauréat con una “Mention Très Bien” e un Master a Sciences Po), con discendenza che viene fatta risalire a re Carlo VI di Francia e alla consorte, la regina Isabella di Baviera, il giovane primo ministro rafforza il concetto con le sue prese di posizione.Nel passato, da ex socialista sostenitore di Ségolène Royal e François Hollande, si schierò apertamente contro gli scioperi degli autoferrotranvieri e accusò gli studenti che protestavano contro la riforma dell’istruzione di essere dei «borghesi bohémien». Sì, il giovane Attal ha una certa spregiudicatezza di linguaggio e di posizionamento, caratteristica che, in breve tempo, gli ha consentito di scalare i vertici del potere, fino ad arrivare alla seconda carica della République. A 29 anni divenne sottosegretario all’Istruzione e, qualche anno dopo, ministro dell’Azione pubblica e dei conti: giusto il tempo di prendere le misure del nuovo ufficio ed eccolo presidente del Consiglio.Tutti gli riconoscono una certa dose di sfrontatezza e di furbizia, così, nonostante la scoppola del partito in cui milita, ovviamente quello del presidente Emmanuel Macron (il quale lo ha premiato nominando il più giovane premier nella storia della Quinta Repubblica e anche il primo dichiaratamente gay), Attal si è già preparato a ignorare il pronunciamento dei francesi. Memorabile, da questo punto di vista, l’intervento con cui si è ufficialmente candidato a guidare i macroniani in Parlamento. «Ho l’onore di presentarvi la candidatura alla presidenza del nostro gruppo», ha esordito nella lettera inviata a tutti i neoeletti. Fin qui nulla da dire: si tratta di equilibri interni ai gruppi politici usciti dall’ultima consultazione elettorale. Tuttavia, è quanto viene dopo ad aver fatto alzare il sopracciglio a molti. Infatti, il primo ministro in carica, ossia colui che dovrebbe guidare il Paese con fermezza ma anche con equilibrio, si è lasciato andare a una serie di dichiarazioni che confermano la considerazione che nutre nei confronti dell’elettorato e delle indicazioni politiche dei cittadini.In pratica, candidandosi, Attal si è impegnato a «proteggere i francesi da qualsiasi governo» che includa ministri del Rassemblement national e del La France insoumise, bollando i partiti di Le Pen e Mélenchon come due estremi del Parlamento. Ovviamente si può discutere delle posizioni politiche dei due gruppi ed è legittimo condividerle oppure no. Un po’ meno democratico e rispettabile è il tentativo di escludere movimenti che rappresentano i due terzi degli elettori. Già, perché se c’è uno sconfitto sicuro alle recenti elezioni francesi questo è il partito di Attal, che poi è quello di Macron. E se ci sono due vincitori certi, questi sono il Rassemblement national e La France insoumise. Può piacere oppure no, ma il gruppo che ha candidato Jordan Bardella alla guida del Paese ha ottenuto il 37% dei consensi e quello dell’ultra-sinistro Mélenchon, insieme agli alleati, ha conquistato il 28, ma visto com’era andata alle elezioni europee, si può dire che France insoumise ha ottenuto più del 10%.In pratica, quando il primo della classe di Palais Matignon dice di voler escludere dal governo ministri di Rn e Lfi, sostiene che, nonostante un francese su due abbia votato per loro, lui se ne impipa. Anzi, si erge a paladino dei francesi contro la volontà dei francesi.L’operazione del principino dell’élite parigina ovviamente fa il paio con quella che si sta apparecchiando a Bruxelles dove, incuranti del fatto che l’Europa ha votato, i vertici di Ppe, socialisti e verdi si preparano a una nuova edizione, ma un po’ più a sinistra, della Commissione europea che fin qui ha governato. Per restare al caso francese, l’atteggiamento di Attal lo fa apparire come la nuova Maria Antonietta. Il popolo vuole il pane? Dategli le brioche.
Nicolas Sarkozy e Carla Bruni (Getty Images)