2021-05-17
L’anello debole del dogmatismo darwiniano
Sebbene sia presentata come una verità indiscutibile, la teoria dell'evoluzione è discussa da scienziati e autorevoli studiosi. Ma viene difesa come ideologia perché permette di fare a meno di Dio, cancellare colpa e peccato, perfino giustificare il razzismo.La parola «teoria» indica qualcosa che non è certo. Si dice Big Bang Theory (è anche il nome di una sit com), proprio perché l'idea che ci sia stato un gran botto e che da lì l'ordine sia uscito dal caos è appunto una teoria, non è certo. Analogamente non certa era la teoria di Darwin, che però viene continuamente venduta come qualcosa di dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio.Non esiste un «eliocentro day» per festeggiare la certa scoperta dell'eliocentrismo, non esiste un «antibiotico day» per festeggiare la scoperta della penicillina, ma esiste un «Darwin Day», il 12 febbraio, giorno della sua nascita, e questo è abbastanza buffo tenendo presente che quella di Charles Darwin è appunto una teoria, anzi una teoria di cui la moderna genetica sta insidiando alcuni punti.Wikipedia, spontanea e ruspante regina del conformismo totale, ha una voce sull'antievoluzionismo dove ci informa che «con questo termine si fa riferimento a tutte quelle critiche ed ipotesi alternative sollevate nei confronti dell'evoluzione biologica, secondo le quali la teoria darwinista mancherebbe di fondamento logico, testabilità scientifica o sufficienti prove. Tali critiche sono considerate senza fondamento dalla comunità scientifica, in quanto non condotte con metodo scientifico o invalidate dallo stesso, pregiudiziali e non basate su evidenze; tecnicamente non suffragate da pubblicazioni su riviste scientifiche dotate di fattore d'impatto e sottoposte a revisione paritaria».in barba a wikipediaI modelli scientifici via via sviluppati nell'ambito della teoria dell'evoluzione per selezione naturale non fanno parte di questo gruppo: tra questi la teoria di Jean-Baptiste de Lamarck, superata per ragioni storiche, la teoria degli equilibri punteggiati e quella del saltazionismo, in qualche modo assorbite e integrate nella moderna sintesi neodarwinista. In realtà un migliaio di scienziati, quasi tutti docenti universitari e anche con un premio Nobel in chimica, non trova l'antievoluzionismo così scemo. Il manifesto è consultabile su internet digitandone il titolo, A scientific dissent from darwinism. Il manifesto dà voce a scienziati che seguono teorie diverse, perché, come ho già detto, ci troviamo in un campo dove non si hanno ancora le capacità tecniche necessarie per raggiungere la verità assoluta. Queste voci hanno in comune l'esasperazione per il dogmatismo darwiniano, diventato baluardo del pensiero politicamente corretto, e la certezza che la teoria di Darwin, alla luce delle conoscenze attuali, deve essere scartata. Come ampiamente dimostrato nel libro Gli errori di Darwin (Feltrinelli 2011), di Jerry Fodor e Massimo Piattelli-Palmarini, la selezione naturale può spiegare la «micro-evoluzione» (le farfalle bianche che si trovano a vivere dove le betulle sono diventate nere per la polvere di carbone sviluppano ali più scure per essere meno visibili quando si posano sulla corteccia) ma non la «macro-evoluzione» (il dinosauro che diventa gallina, la scimmia che diventa uomo). Le modificazioni non sarebbero graduali, ma a salto, non gradualismo quindi ma modello saltazionistico, proprio quello tanto scemo secondo Wikipedia. Contrariamente a quanto pensa Wikipedia, per affermare qualcosa, per venderlo per certo, per insegnarlo nelle scuole occorre qualche straccio di prova, e la paleontologia non ne ha fornita nemmeno una, non un solo esempio di evoluzione filetica (graduale) può essere ammirato nelle vetrine dei musei di storia naturale, eppure viene ovunque insegnata come provata e certa (S. Stanley, Macroevolution, Pattern and Process, W. H. Freeman & Co. 1980, p. 39). crollerebbe tuttoLa teoria di Darwin piace moltissimo perché, se fosse vera, permetterebbe di fare a meno di Dio, di rendere tutti casuali ammassi di atomi, di cancellare la colpa e il peccato, di permettere genocidi e stermini, ma la scienza non è elastica, è ruvida e rognosa e prima o poi riporta alla verità. La teoria di Darwin, che con il darwinismo sociale ha giustificato razzismo e campi di sterminio, il delirio che la razza ariana fosse superiore, il delirio che compito dell'uomo sia cancellare gli «errori» della natura, cancellarli col ferro, il fuoco e il dolore, è un'ideologia dogmatica, non è scienza. Poteva essere scambiata per scienza all'epoca in cui è nata, dopo la scoperta della struttura del Dna, ma ora non è più possibile. Lo scardinamento delle ideologie avviene attraverso le narrazioni, più che attraverso i saggi. Particolarmente benedetta quindi è la comparsa del libro L'anello debole, di Massimo Ippolito (Cantagalli, 2020), che accosta la discussione all'interno di un romanzo giallo. In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui figure fino a ieri sconosciute ai più, dedite al lavoro in corsia o nei laboratori di ricerca, si trovano improvvisamente sotto le luci della ribalta offerta dal virus Sars-Cov-2, catapultate sul palcoscenico rappresentato dai mass media, in cui partecipano a talk show televisivi e dibattiti e decidono cosa sia permesso o vietato in nome della scienza, giunge quanto mai attuale la storia che ci racconta Ippolito in questo thriller originale e ben congegnato. Il racconto offre lo spunto per analizzare la teoria dell'evoluzione e ipotizzare cosa accadrebbe se qualcuno osasse mettere in discussione ciò che viene rappresentato dalla scienza ufficiale, mentre gli studiosi che non si uniformano al pensiero corrente vengono costretti al silenzio. Aldous Huxley, lo scrittore nipote di Thomas Huxley soprannominato «il mastino di Darwin», ne Il mondo nuovo scrive che non si può e non si deve dimostrare un significato nella natura e nella vita dell'uomo perché crollerebbe tutta la struttura: crollerebbe cioè la società liberista fondata sulle teorie di Adam Smith secondo il quale il benessere sociale si ottiene dal risultato della competizione e l'interesse generale è frutto della ricerca del vantaggio che ogni singolo uomo compie per se stesso. una visione differenteNell'avvincente storia di Ippolito, attraverso l'espediente narrativo dello scambio di opinioni fra il maestro e l'allievo, alcuni esponenti del mondo scientifico esprimono dubbi sulle teorie di Darwin e inducono alla riflessione il protagonista, inizialmente scettico: dove sono i reperti fossili che rappresentano gli anelli di congiunzione mancanti? Come si spiega il lussureggiamento del Cambriano cioè la comparsa improvvisa di migliaia di specie per le quali non sono stati trovati precursori fossili nelle stratificazioni geologiche inferiori? Incaricato dalla società per cui lavora, di una, all'apparenza innocente, ricerca di mercato, il protagonista si troverà coinvolto in una rete di interessi economici e politici, in un sistema che usa il ricatto e la violenza, disposto a spingersi fino all'omicidio per difendere i propri traffici. Nel turbine di avvenimenti, l'autore ci porta a considerare quale potrebbe essere una visione non darwiniana alla biologia e a riflettere circa le conseguenze che si trova ad affrontare da un punto di vista professionale e sociale chi non segue i dettami del pensiero unico dominante. Chi non si allinea viene screditato e isolato. «Socialmente morto» poiché, come fa dire Ippolito ad uno dei personaggi del libro: «L'uomo della strada ritiene essere scienza quello che legge sui quotidiani. L'uomo tende a credere a quello che legge con la stessa immediatezza con cui respira. Ogni spirito critico è esiliato».
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.