2023-12-06
Dopo la Cartabia, spunta pure Amato: «Riforma costituzionale pericolosa»
Giuliano Amato (Imagoeconomica)
L’ex capo della Consulta: «L’elezione diretta del premier leva autorevolezza al Colle».Da mezzo secolo, nel Palazzo, non c’è manovra avvolgente che non abbia Giuliano Amato tra i suoi protagonisti. Mente sottile buona per tutte le stagioni, capace di farsi apprezzare lungo tre Repubbliche, da Bettino Craxi fino a Sergio Mattarella, ieri Amato ha attaccato la riforma costituzionale che introduce il premierato forte. «L’elezione diretta del premier incide negativamente sul capo dello Stato», si è lamentato in Senato, con un bell’assist all’inquilino del Colle. Ma Dopo il corteo degli emeriti della Consulta, non poteva che attivarsi anche il Dottor Sottile, il giurista che ancora sogna il Quirinale e che da invincibile solipsista considera l’universo della politica italiana come una complessa rappresentazione della propria ambizione. Casualmente, tutto fa brodo anche per Mattarella, che mai difenderebbe sé stesso e i propri poteri «sotto attacco» in prima persona. Il nodo centrale del dibattito politico sul ddl Casellati, in questa fase politica, è che per i suoi critici «tocca i poteri del Colle». Solo che chi teme l’avvento dell’«uomo forte» sulla tolda di Palazzo Chigi poi si riduce a combattere per un presidente della Repubblica fortissimo, che non sta da nessuna parte e in nessun articolo della Costituzione, se non nella testa di chi da oltre un ventennio flette il ginocchio davanti a qualunque sospiro cali del Colle. E si volta dall’altra parte quando gli alchimisti del Quirinale sformano governi concepiti in provetta, senza passare dalle elezioni generali. Nel dibattito ad adiuvandum (di Mattarella) non poteva dunque mancare Amato con le sue 85 primavere mai sprecate. «Condivido la finalità della riforma, rafforzare la figura del premier, i poteri del premier, ho fatto quel lavoro, so che la disciplina di quella figura è inadeguata a quel ruolo», ha attaccato in commissione Affari costituzionali. Sì, in effetti ha fatto quel lavoro, e fece anche un discreto lavoretto in notturna sui conti concorrenti degli italiani, usati come bancomat dal suo governo nell’estate del 1992. Ma poi, ecco l’immancabile giravolta: «Serve una figura più forte, non il primus inter pares di Zanardelli, ma penso che l’elezione diretta del premier è (sic) un’alterazione degli equilibri, incide negativamente sul capo dello Stato, sul ruolo complessivo, sulla sua figura di garanzia unitaria». Poi, in un momento di profonda onestà, l’ex braccio destro di Craxi (che ha sempre combattuto per poteri maggiori al presidente del Consiglio) ammette che con l’elezione diretta del premier il presidente della Repubblica «perderebbe anche quel potere di influenza che è venuto a esercitare nel tempo». Insomma, con la riforma del centrodestra, addio moral suasion, quella magia in virtù della quale il vero potere nasconde sé stesso e muove pedine qua e là, quando non bastano i famosi «moniti» del Quirinale. Infine, l’elitario Amato lancia un curioso appello pop ai senatori: «Rischiamo di giocarci la figura che gli italiani amano di più». Gli italiani, ma anche la Troika (Bce, Ue, Fmi). L’incursione del Dottor Sottile è perfettamente funzionale al felpato cordone sanitario che si sta stendendo intorno al Quirinale per difenderne il potere reale, un potere cresciuto a dismisura negli ultimi anni con i doppi mandati di Giorgio Napolitano e Mattarella. Prima di Amato, hanno criticato la riforma tutti gli altri ex presidenti della Corte sostituzionale viventi, ovvero Gaetano Silvestri, Marta Cartabia, Ugo De Siervo, Cesare Mirabelli e Gustavo Zagrebelsky. O è davvero fatta molto male, oppure coglie nel segno. Vista la sua vasta e multiforme storia, Amato oggi la critica. Ma se gli chiedessero di metterci le mani, lo farebbe sicuramente volentieri. A patto che poi si parli di «lodo Amato».
Abdel Fattah Al-Sisi e Donald Trump (Ansa)