2021-06-10
L’ufficio a Dubai nei Panama Papers. Il bottino di 100 milioni col petrolio
Piero Amara (Ansa-iStock)
Gli affari dell’avvocato Amara nel mondo. Tracce compromettenti cancellate dal WebC’è più di un motivo se Paolo Storari, sostituto procuratore di Milano, aveva più volte chiesto al capo della Procura Francesco Greco di indagare su Piero Amara, l’avvocato siciliano arrestato ieri nell’inchiesta intorno all’Ilva di Taranto. Proprio in questi giorni il procuratore generale di Milano, Francesca Nanni, sta valutando se avocare l’inchiesta, aperta 4 anni fa e non ancora chiusa, sul «falso complotto Eni», il presunto depistaggio delle indagini sul blocco petrolifero nigeriano Opl245, sia ravvisabile una «negligenza inescusabile» da parte dei pm. Alla base delle richieste di Storari non c’erano solo le dichiarazioni sulla fantomatica loggia Ungheria, ma anche gli affari che l’avvocato siciliano stava portando avanti da tempo in giro per il mondo e su cui anche Procura di Roma non aveva mosso un dito. Come già anticipato dalla Verità, insieme con l’ex manager Vincenzo Armanna, avrebbe messo da parte quasi 100 milioni di euro truffando l’Eni, grazie alla Napag di Francesco Mazzagatti e al traffico di petrolio iraniano sotto embargo. Ma allo stesso tempo, grazie anche alla mancanza di indagini più approfondite da parte delle Procure di Roma e Milano, negli ultimi 3 anni Amara aveva provato a cancellare le sue tracce su Internet. Sul web ci sono diversi siti a lui intitolati, da pieroamara.it a pieroamarapubblicazioni fino a studiolegalepieroamara. Sono tutti stati disattivati tra il 2018 e il 2019, in concomitanza con il primo arresto nel febbraio del 2018 ma anche dopo l’allontanamento dall’Eni dell’ex capo dei legali Massimo Mantovani e dell’ex numero 2 dell’azienda di San Donato Antonio Vella. Sul web però è difficile non lasciare impronte. Ci sono tracce di come Amara gestisse il suo studio legale. «Lo Studio legale Piero Amara & Partners nasce nell’anno 1996 dal nome del suo fondatore Piero Amara». Lo studio proponeva ai suoi clienti consulenza legale in qualsiasi ambito, amministrativo, civile e penale. «[…] offre ai propri i clienti anche un’assistenza di relazione istituzionale con particolare riferimento ai seguenti paesi: Iran, Congo, Mozambico, Nigeria, Armenia, Tanzania». Caso vuole che siano i Paesi dove aveva lavorato anche Armanna quando era un manager dell’Eni, prima di essere licenziato nel giugno del 2013 per spese non giustificate pari a 292.000 euro, tra cui un taxi costato più di 1000 euro o pernottamenti in lussuosi alberghi tra Milano e Doha. Ci sono anche Congo e Nigeria, dove sono nate le ultime inchieste che hanno portato alle indagini per corruzione internazionale sull’amministratore delegato Claudio Descalzi e sull’ex numero uno Paolo Scaroni. Non solo. Piero Amara & Partners disponeva di ben 3 sedi, una in via Trezza a Roma, una Dubai, all’indirizzo Pobox 33964 e un altro a Teheran, in «Shafagh Ave, Ahmad Ghasir street Argentina square». Le ultime 2 sono in Paesi sotto embargo. La più interessante è quella negli Emirati Arabi Uniti. Quell’indirizzo viene segnalato sulla piattaforma nei Panama Papers. Non potrebbero esserci collegamenti diretti, ma quell’indirizzo porta alla Executive Investment Holdings che è collegata a sua volta con la Bestar Overseas con sede nelle Virgin Islands e collegata allo studio Mossack Fonseca. Nello studio fondato nel 1996, Amara era affiancato da 2 direttori generali, Alessandra Geraci e Lisa Dixit Dominus. La prima è stata perquisita a Catania durante l’inchiesta sul falso complotto intorno all’Eni, la seconda è invece un avvocato con un cognome difficile da dimenticare. È infatti sorella di Francesco Dixit Dominus, manager di Napag, Viaro e Rockrose, società di Mazzagatti. Altro legale che lavorava con Amara è Giorgia Panebianco, nipote di Vella e indagata per ipotesi di riciclaggio in una vicenda che vede coinvolta la Napag e Mazzagatti. Va ricordato che lo stesso Vella (già sotto indagine per insider trading), Amara e Armanna sono ancora indagati a Milano per corruzione tra privati. A seguire poi come ingegnere i lavori dello studio era Salvatore Carollo, esperto di trading che aveva raccontato a Storari e Laura Pedio di come Amara si vantasse di appartenere a un blocco di potere che aveva l’obiettivo di far fuori Descalzi.
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)
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