2025-09-27
Spuntano altri droni e l’Ue pensa al «muro»
Un'installazione radar mobile nell'area militare danese di Amager (Ansa)
Dopo i velivoli avvistati in Svezia e Danimarca, il commissario Kubilius vuole un maxi scudo. Zelensky chiede i missili Tomahawk agli Usa e accusa l’Ungheria di invasioni aeree. Budapest: «Ha perso la testa». Merz: «Non siamo in guerra, ma nemmeno in pace».Continuano a essere affollati i cieli europei: ieri sono stati avvistati droni «sospetti» sempre nei Paesi scandinavi. In Svezia sono stati visti alcuni velivoli senza pilota nei dintorni della base della Marina militare; in Danimarca e in Lituania gli spazi aerei, rispettivamente degli aeroporti di Aalborg e di Vilnius, sono stati chiusi temporaneamente per lo stesso motivo. Questi ultimi episodi si aggiungono ai cinque incidenti di questo mese: il 10 settembre 19 droni hanno invaso lo spazio aereo polacco, quattro giorni dopo la Romania ha comunicato la presenza di un velivolo senza pilota, il 19 settembre tre Mig-31 russi sono entrati nei cieli dell’Estonia; lunedì altri velivoli sono stati visti sugli aeroporti di Copenaghen e di Oslo; tra mercoledì e giovedì una situazione simile si è verificata sempre in Danimarca con i droni che sono stati avvistati su quattro aeroporti. Sebbene la provenienza dei droni resti incerta, il cavallo di battaglia europeo per affrontare «la minaccia russa» si basa sul «muro» anti drone. E in quest’ottica ieri si è cercato di «accelerare l’attuazione dell’iniziativa Eastern flank watch (Guardia del fianco Est)», come annunciato dal commissario Ue alla Difesa, Andrius Kubilius. Nella riunione è stato riconosciuto che «la priorità immediata è stabilire una rete di sensori con capacità avanzate di rilevamento, tracciamento e intercettazione». Nella videoconferenza sono stati concordati i prossimi passi, ovvero «che il fianco orientale sia sorvegliato con il muro di droni al centro» e «che questo abbia una certa priorità per l’Europa». A ciò si affianca «l’esperienza inestimabile dell'Ucraina, dove il progetto dovrebbe raggiungere uno stadio avanzato», ha detto Kubilius. Ma dopo gli annunci in pompa magna, a essere incerta è la tempistica per sviluppare il progetto. Sempre Kubilius ha spiegato che per «alcuni esperti» ci vorrebbe «un anno». Ciò che pare certo è che l’«ecosistema ucraino» con la sua tecnologia sarebbe il traino cruciale. «Quello che hanno gli ucraini è davvero un’interconnessione unica tra produttori di sistemi come droni o anti droni, operatori di dati online, ingegneri, innovatori, esperti digitali, che stanno realizzando statistiche molto efficaci». Ma, secondo le stime di Kiev, per creare un muro in stile ucraino servirebbero «milioni di droni intercettori». In questo contesto, la sintesi del cancelliere tedesco, Friedrich Merz, è da brividi: «Non siamo in guerra, ma non siamo neanche più in pace». Il Cremlino, d’altra parte, ha continuato a negare il suo coinvolgimento nell’incursione dello spazio aereo: anche ieri il portavoce russo, Dmitry Peskov, ha risposto che si tratta di «accuse infondate» visto che «non c’erano prove convincenti di ciò». Ha peraltro bollato come «irresponsabili» le dichiarazioni emerse in questi giorni sull’ipotesi dell’abbattimento dei jet russi da parte della Nato. Intanto per l’Ucraina, nella spirale di tensioni e vedute diverse con Budapest, sembra essere diventato labile pure il confine tra nemico e alleato: Zelensky ha accusato l’Ungheria di aver violato lo spazio aereo ucraino. «L’esercito» di Kiev «ha registrato l’ingresso di droni da ricognizione nel nostro spazio aereo, e si tratta probabilmente di droni ungheresi», ha spiegato. L’ipotesi più accreditata per Zelensky è quella di «aver condotto una ricognizione sul potenziale industriale della difesa nelle zone di confine ucraine». Budapest ha respinto le accuse, con il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, che su X ha scritto: «Il presidente ucraino sta perdendo la testa per la sua ossessione anti ungherese». Tra l’altro se da una parte Bruxelles sta studiando un meccanismo da approvare a maggioranza qualificata e non più all’unanimità per il prestito a Kiev tramite gli asset russi congelati, dall’altra il premier belga, Bart De Wever, ha detto che l’utilizzo dei beni russi congelati «non accadrà mai». Nel suo approccio pragmatico ha infatti ammonito: «Se i Paesi si rendessero conto che il denaro delle banche centrali può scomparire se i politici europei lo riterranno opportuno, potrebbero decidere di ritirare le proprie riserve dall’Eurozona».Sul lato degli armamenti statunitensi destinati a Kiev, dopo che Zelensky, nella sua intervista all’Axios show, non si è sbottonato sul tipo di sistema d’arma richiesto al presidente americano Donald Trump, il Telegraph ha scoperto le carte. Le armi segrete che porterebbero la Russia ai negoziati sarebbero i missili Tomahawk: con una gittata tra i 1.600 e i 2.500 chilometri, consentirebbero all’Ucraina di colpire in profondità il territorio russo. Non solo, il Washington Post ha rivelato dettagli esclusivi sulla convocazione, da parte del segretario alla Difesa Usa, Pete Hegsteh, di centinaia di generali da tutto il globo martedì prossimo in Virginia. Si tratterebbe di un evento per parlare di standard militari e ed «ethos del guerriero». D’altro canto, Mosca ha risposto alle ultime dichiarazioni del leader di Kiev, secondo cui i funzionari del Cremlino dovrebbero «sapere dove si trovano i rifugi» dato che «ne avranno bisogno». Peskov ha definito «irresponsabili» le minacce «a destra e a manca» di Zelensky, che «sta chiaramente continuando i suoi sforzi disperati». Sul lato diplomatico, ieri il presidente russo Vladimir Putin si è incontrato con il leader bielorusso, Alexander Lukashenko: quest’ultimo gli avrebbe consegnato un messaggio da parte di Washington e al termine del bilaterale ha rivelato che lo zar ha una proposta che Kiev ha bisogno di accettare.
Il leader di Reform Uk Nigel Farage (Ansa)