2024-07-22
Alluvione, il governo stanzia 47 milioni. Che il Pd non spende
Da sinistra: Stefano Bonaccini, Michele De Pascale ed Elly Schlein (Ansa)
Per il dopo Bonaccini, i dem puntano sul sindaco di Ravenna. Che straparla di soldi mai arrivati da Roma. Ma non è vero.Dietro alle continue richieste e all’atteggiamento da capo popolo, a conti fatti, si nasconde l’incapacità di spendere.E, così, mentre con una serie di balle attacca il governo ingaggiando pure una personale battaglia contro «i regolamenti da modificare» per innalzare a 30.000 euro il massimale da 6.000 per i beni mobili distrutti o danneggiati dall’alluvione, si scopre che molte delle voci finanziate per la ricostruzione sono rimaste inutilizzate. Si tratta di capitoli di spesa fondamentali per lavori di somma urgenza che permetterebbero di mettere in sicurezza soprattutto la rete viaria e le strutture scolastiche. Ma non solo.Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, presidente della Provincia, dell’Upi (l’Unione delle Province italiane) e fresco di investitura da candidato governatore direttamente da Elly Schlein, che sul palco della festa di partito a Cesana l’altro giorno lo ha presentato come «un bravo amministratore che ha dimostrato di avere la capacità di guidare una comunità», in realtà si è dimostrato un maestro del diversivo. «L’anno scorso ho partecipato a due riunioni a Palazzo Chigi», si lagna davanti alle telecamere, «uno con il presidente Giorgia Meloni, uno con il ministro Nello Musumeci. Da allora non c’è più stato un incontro per sedersi a un tavolo per studiare insieme i provvedimenti». De Pascale ritiene che non ci sia «un luogo in cui discutere sul tema dell’alluvione». Che, a suo dire, il governo sta tentando di «derubricare». «Non lo permetteremo», afferma con il piglio di uno che sa il fatto suo. Parole che ripete nel corso delle Feste dell’Unità delle quali ormai è la guest star. E tutti dietro al pifferaio: con Azione in testa, che già lo immagina alla guida della «fabbrica dei riformisti».Gli statini ufficiali sulla ricostruzione post alluvione (alcuni risalgono al settembre 2023, quindi a nove mesi fa), però, raccontano un’altra storia. Il Comune di Ravenna ha ottenuto 12,3 milioni di euro per intervenire sui danni. Ed ecco il dettaglio. Per somme urgenze sono stati stanziati 773.000 euro, il Comune però ha chiesto di poterne utilizzare soltanto 188.000 (si tratta di lavori già effettuati e le imprese attendono i pagamenti). Per lavori urgenti di messa in sicurezza della rete viaria sono stati stanziati 10,05 milioni. Le richieste del Comune? Zero. Per la gestione dei rifiuti in emergenza sono stati stanziati 500.000 euro: anche qui, chiesti ed erogati zero. Per nuove urgenze sono stati stanziati 5.840 euro: chiesti ed erogati zero. E perfino per le strutture scolastiche e sportive, il Comune di Ravenna non ha alzato un dito: a fronte di 994.000 euro stanziati, non risulta alcuna richieste. In sostanza, il Comune è riuscito a utilizzare solo 188.000 euro. Il rapporto tra fondi erogati e fondi stanziati certifica il flop, fermandosi a un misero 1,5%.Per la Provincia di Ravenna il ristoro è anche superiore: 34,6 milioni di euro, 1,5 milioni dei quali già erogati. E anche in questo caso ci si ritrova davanti a una incapacità di spesa clamorosa. Per le urgenze sono stati stanziati 3,19 milioni, ma solo 1,5 sono stati chiesti ed erogati. Per la messa in sicurezza della rete viaria, il governo ha messo sul piatto della Provincia ben 30,3 milioni di euro, ma la richiesta a oggi è stata pari a zero. Per le nuove urgenze c’è oltre 1 milione e anche in questo caso la Provincia non ha avanzato richieste. Per strutture scolastiche e sportive ci sono 62.000 euro a fronte di neppure una richiesta. Anche in questo caso il rapporto tra i fondi erogati e quelli stanziati si attesta su risultati molto bassi: 4,3%. In totale, tra Comune e Provincia, il conto totale dei soldi inviati da Roma ammonta a 47 milioni. Si tratta di fondi che il governo ha messo a disposizione della struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo che può erogarli d’intesa con la Regione Emilia-Romagna.E quando i diversivi di De Pascale non si rivelano sufficienti, c’è Stefano Bonaccini che corre in aiuto. Un anno dopo l’alluvione, il governatore transitato nel frattempo al Parlamento europeo ha accampato una scusa ulteriore: manca il personale tecnico aggiuntivo che dovrebbe aiutare i Comuni a gestire i cantieri della ricostruzione. «Alcuni sindaci dicono che non riescono ad avere il personale tecnico-amministrativo necessario, credo siano arrivati una quarantina dei 216 tecnici previsti. Ci sono Comuni con poche migliaia di abitanti che hanno decine di cantieri da attivare e non hanno il personale adeguato». Pure Bonaccini, però, percorre una strada scivolosa perché all’insediamento della struttura commissariale, Figliuolo aveva chiesto ai Comuni emiliani di fornire i tecnici per i territori alluvionati e il governatore espresse il suo «niet»: «L’emergenza terremoto non è ancora finita». E di questo passo anche l’emergenza alluvione durerà a lungo.L’altro giorno De Pascale si è esibito in uno dei suoi show preferiti. È andato in Regione per incontrare la facente funzioni Irene Priolo. Ovviamente il tema era il post alluvione, per «ribadire al governo», è scritto in un comunicato messo in bella mostra sul sito istituzionale del Comune di Ravenna, «la necessità di assicurare il rimborso totale dei danni subiti da cittadini e aziende». Poi un virgolettato di De Pascale: «I rimborsi e la strategia di ricostruzione, sono per noi una priorità. Ho voluto subito confrontarmi, perché sul fronte nazionale e dei provvedimenti attesi dal governo famiglie, imprenditori e comunità scontano ormai ritardi inaccettabili». La foga da campagna elettorale deve avergli suggerito di non spiegare la causa di quei ritardi.