2023-10-30
Alla destra è proibito citare gli scrittori
Rep accusa Giorgia Meloni di alterare Tolkien, il nipote della Fallaci non vuole che la Lega la menzioni. Assurdo: ogni autore parla a tutti e ciascuno può interpretarlo a suo modo.Come no: i grandi autori sono di tutti e di nessuno. Ed è ridicolo ostinarsi a dividerli sugli scaffali, insistere con il giochino della mortadella di destra e del prosciutto di sinistra (o viceversa), se non altro perché definire destra e sinistra oggi non è per niente facile, nemmeno per i partiti. Epperò un conto è evitare grottesche spartizioni, un altro è fingere che la realtà non esista, e che le idee non abbiano anche un ricasco nella concretezza del mondo. Scrive Paolo Di Paolo su Repubblica che Tolkien sarebbe stato addirittura pervertito da Giorgia Meloni e dai suoi. Dice proprio così: «Il Tolkien cristiano e conservatore amato da Meloni, il Tolkien esoterico, il grande reazionario difensore delle radici identitarie è un Tolkien adulterato. Tanto quanto il Tolkien che diventa bibbia della controcultura hippy». Di conseguenza, la mostra romana dedicata all’autore del Signore degli anelli (allestita alla Gnam con il titolo «Uomo, professore, autore») «rischia di diventare il cortile provinciale in cui si continuano a esibire i complessi di appropriazione». A demolire questa debole tesi basterebbero le parole dello stesso Tolkien: «Io non sono democratico, solo perché l’umiltà e l’uguaglianza sono principi spirituali corrotti dal tentativo di meccanizzarli e formalizzarli», scriveva, «con il risultato che non si ottengono piccolezza e umiltà universali, ma grandezza e orgoglio universali, finché qualche orco non riesce a impossessarsi di un anello di potere, per cui noi otteniamo e otterremo di finire in schiavitù». Tolkien si definiva un vecchio conservatore, e lo era. Definiva il suo capolavoro «un’opera religiosa e cattolica», non approvava l’eliminazione della messa in latino (tanto che, secondo il nipote, continuava a rispondere nella lingua sacra durante la funzione) e potremmo continuare. Inutile però addurre prove: da anni si cerca di strappare questo prodigioso autore al suo retroterra culturale, chissà perché. Potremmo anche aggiungere che non v’è alcuna contraddizione - anzi, è ben visibile una continuità - nel fatto che il conservatore Tolkien fosse idolatrato dalla controcultura fricchettona: è accaduto a molti autori cosiddetti di destra, anche perché fra i due mondi esistono nessi evidenti. Che però bisogna conoscere, prima di scriverne. Posto che rientrare in un orizzonte culturale non vuol dire prendere una tessera di partito, qui di sicuro non ci interessa stabilire se e quanto Tolkien fosse di destra. Semmai ci interessa rimarcare quanto sia arrogante e stupido pretendere che un autore conservatore non possa parlare ad altri che ai conservatori. Di Paolo, in fondo, suggerisce questo: non si può stabilire che uno scrittore sia «di destra», perché gli si toglierebbe una parte di pubblico. In realtà, le opere comunicano da sole, e a chi vogliono. Dicono a tanti cose diverse, spesso tutte legittime, e lo fanno a prescindere dal credo religioso e politico di chi le ha firmate. Quel credo, però, resta, e negarlo è utile solo a chi si ritiene moralmente superiore o a chi teme di compromettersi in qualche modo. Dispiace, a tal proposito, che Edoardo Perazzi, nipote di Oriana Fallaci e validissimo curatore della sua opera, si sia espresso contro la manifestazione anti estremismo organizzata dalla Lega per il 4 novembre. «Non è opportuno che alcuna forza politica utilizzi il nome e l’immagine di Oriana Fallaci per promuovere proprie iniziative, lede la sua reputazione professionale», ha detto Perazzi. Egli, ovviamente, ha tutto il diritto di pensarla come vuole. Resta però difficile negare che la Fallaci, piaccia o no, nelle sue ultime opere abbia preso posizioni piuttosto precise sulle questioni di politica internazionale. Sono state proprio quelle posizioni a formare buona parte del pensiero della Lega dal 2001 in avanti. La Fallaci non fu militante leghista, ma pretendere che le sue idee - condivisibili o meno - non abbiano avuto un impatto sulla realtà significa sterilizzarne il pensiero, renderlo vago, trascinarlo fuori dalla Storia. Certo: i grandi autori sono di tutti. Lo sono anche se furono, almeno un po’, «di destra». Negarlo non è «sinistra»: è solo un po’ ipocrita.