Frettoloso via libera della giunta (con pure le firme di due dirigenti finiti nell’inchiesta sull’urbanistica) alla vendita dello stadio a Milan e Inter. Beppe Sala assente. Ora il passaggio in Consiglio comunale: i contrari sono tanti. Le squadre: «Protezione in caso di future indagini».
Frettoloso via libera della giunta (con pure le firme di due dirigenti finiti nell’inchiesta sull’urbanistica) alla vendita dello stadio a Milan e Inter. Beppe Sala assente. Ora il passaggio in Consiglio comunale: i contrari sono tanti. Le squadre: «Protezione in caso di future indagini».Nella giornata in cui la giunta comunale ha dato il via libera alla delibera su San Siro, a colpire più delle cifre e dei tecnicismi è stato il paradosso che il provvedimento sia stato firmato da due dirigenti comunali, Simona Collarini e Cristian Malangone, entrambi indagati nell’inchiesta urbanistica che già tocca da vicino il dossier dello stadio (dove c’è già una indagine in corso). E proprio dentro gli allegati legali emerge la clausola più controversa: un vero e proprio scudo penale, richiesto dall’avvocato Alberto Toffoletto, che metta al riparo l’acquirente, cioè Inter e Milan tramite un ente terzo, nel caso in cui dovessero aprirsi procedimenti penali sull’operazione. La tutela prevede che, se nei primi nove mesi dalla stipula, dovesse intervenire un’indagine in grado di incidere sulla bancabilità del progetto, le parti possano sciogliere il contratto senza penalità, con la restituzione della concessione d’uso e il rimborso del corrispettivo già versato.La presentazione è stata affidata al vicesindaco Anna Scavuzzo, che ha poi parlato di «un ampio dibattito» e di un parere negativo espresso in giunta dall’assessore al verde, Elena Grandi, coerente con la posizione di Europa Verde. Ma il sindaco Giuseppe Sala non si è visto, preferendo essere a Genova accanto al segretario del Pd, Elly Schlein. Un’assenza che ha fatto discutere: qualcuno la legge come cautela, quasi un’assicurazione politica per non doverci mettere la faccia se il progetto dovesse fallire o se il percorso giudiziario dovesse complicarsi: nella delibera, il nome di Sala non compare neppure.Sullo sfondo non c’è solo l’inchiesta, ma la tenuta della maggioranza e anche la fretta. A pesare, oltre alla pressione dei club, c’è la scadenza del 2031 per consegnare il nuovo stadio, pena l’esclusione di Milano dagli Europei del 2032. Una fretta che rischia, però, di sovrapporsi all’incertezza giudiziaria, creando un cortocircuito tra necessità politiche e rischi legali. In Consiglio comunale, intanto, il pallottoliere si è già acceso e i numeri scricchiolano. La maggioranza di centrosinistra parte da 32 seggi su 49, ma i contrari sono già noti: Alessandro Giungi e Rosario Pantaleo del Pd, Carlo Monguzzi, Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara di Europa Verde, Enrico Fedrighini del gruppo misto e Marco Fumagalli della Lista Sala. Sei, forse sette voti persi, che fanno crollare la soglia dei favorevoli disponibili. Altri consiglieri, come Angelo Turco e Monica Romano, non hanno ancora deciso, mentre Angelica Vasile ha annunciato che si asterrà. Basta che due o tre di questi indecisi scelgano l’astensione o il no perché il conto non torni più. A rendere l’aritmetica ancora più complessa c’è la posizione del centrodestra, con le parole nette di Matteo Salvini: «Non si vota al buio», ha detto il leader della Lega, sottolineando la mancanza di chiarezza sui conti e la poca attenzione ai bisogni dei quartieri. Ma il dubbio resta: la Lega voterà contro o si asterrà? La differenza è sostanziale, perché nelle regole del Consiglio l’astensione non conta come voto contrario, riducendo il numero dei voti validi e, quindi, abbassando la soglia per l’approvazione. È il dettaglio che può trasformare il destino della delibera.Dentro il provvedimento, intanto, ci sono altri elementi destinati ad alimentare il dibattito. La vendita non sarà alle squadre direttamente, ma a una società veicolo controllata da Inter e Milan, con l’obbligo di mantenere il controllo per almeno 15 anni: una costruzione giuridica fatta per rispettare la legge sugli stadi, ma che rischia di violarla. L’atto è sottoposto a una condizione risolutiva fissata al 28 febbraio 2027, prorogabile unilateralmente dall’acquirente fino a 12 mesi: se entro quella data non si avviano i lavori del nuovo stadio, la vendita si scioglie e i beni tornano al Comune, con rimborso del prezzo. Una clausola che opera esclusivamente nell’interesse dell’acquirente, che può anche rinunciarvi.Sul piano economico, il prezzo è articolato con una quota immediata e una differita, ma sono previste deduzioni fino a 36 milioni, fra cui 22 milioni per la ricollocazione del tunnel Patroclo e altre riduzioni per bonifiche e rigenerazione. È il capitolo più contestato, perché rischia di abbassare sensibilmente l’esborso netto dei club. Per evitare il rischio di rivendite speculative, è stata inserita una clausola di «earn-out»: se la società veicolo rivende entro cinque anni a valori superiori a una soglia prestabilita, il Comune incasserà una percentuale dell’extra profitto, dal 50 al 15% a scalare. Ci sono anche tutele come il divieto di alienazione durante la pendenza della condizione e il diritto di prelazione del Comune in caso di cessione a prezzi bassi dello stralcio polivalente. Ma restano punti deboli: le fideiussioni a garanzia del prezzo differito sono ancora da definire, con spazi lasciati in bianco, il Comune rinuncia all’ipoteca legale e non è previsto il deposito del prezzo presso il notaio.Quanto al Meazza, la società potrà stipulare nuovi contratti di locazione con canoni non inferiori agli attuali; in caso di risoluzione, i contratti saranno prorogati di cinque anni, assicurando entrate ma limitando alternative per l’impianto.
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