2025-09-18
Germania malata, arriva l’austerità: sforbiciata alle pensioni e ai sussidi
Il cancelliere ha annunciato un autunno di riforme «lacrime e sangue». In bilico il «Reddito di cittadinanza» per i disoccupati. Ma la Corte dei conti federale boccia la manovra perché non riesce a contenere il debito.La Germania si trova «davanti a decisioni importanti». Parola di Friedrich Merz. Il cancelliere si è espresso così intervenendo ieri al Bundestag per il dibattito generale, l’appuntamento parlamentare più atteso dell’anno. Dove si parla soprattutto della legge di bilancio, ma che alla fine è una sorta di discussione plenaria sullo «stato della nazione». Secondo Merz, le sfide che Berlino deve affrontare sono essenzialmente tre: la libertà è minacciata, l’economia è in pericolo e la coesione sociale è a rischio. «Il governo ha tutta la volontà di fare i conti con queste realtà», ha dichiarato il cancelliere con il suo consueto stile pacato, quasi monocorde.Per rispondere alla prima sfida, ossia la salvaguardia della libertà, Merz fa ovviamente riferimento alla guerra in Ucraina, evidenziando l’urgenza di aumentare le spese per la difesa: una necessità per cui occorre fare un’eccezione alla regola del freno al debito. Alla fine della fiera, tutto si riduce a una questione di soldi. Eppure, spendere più denaro per le armi non è sufficiente: bisogna anche introdurre il «servizio militare inizialmente volontario». E il cancelliere ha rimarcato con forza l’avverbio «inizialmente», lasciandosi aperta una porta, forse, per una coscrizione di massa. Anche se, allo stato attuale, la Germania non è in grado di arruolare tutti i soldati che le servono, senza con questo affossare la sua economia.E torniamo, appunto, all’economia. Merz ha specificato che le finanze tedesche languono: è arrivato il momento di stringere la cinghia. Il cancelliere parla più volentieri di «autunno delle riforme», giusto per indorare la pillola, ma il senso è quello. Dopo aver predicato per anni rigore e tolleranza zero, infatti, anche la Germania si ritrova ora al banco degli imputati per malagestione economica. Per imporre riforme da lacrime e sangue, noi italiani abbiamo avuto Mario Monti, i francesi hanno Emmanuel Macron e i tedeschi, a quanto pare, dovranno bere dall’amaro calice di Friedrich Merz. Tra i punti messi in evidenza dal cancelliere, c’è anche la cosiddetta «giustizia tra le generazioni». Tradotto: bisogna tagliare le pensioni. «Si tratta nientemeno che di giustizia», ha detto Merz, «e di un nuovo consenso su cosa significhi giustizia ai nostri giorni». Per quanto riguarda le pensioni, ha proseguito, «ciò significa che il patto generazionale deve essere ripensato. Questa riforma è ormai vicina e abbiamo promesso di affrontarla con coraggio. I giovani non devono essere gravati da ulteriori oneri solo perché sono in minoranza». Allo stesso tempo, però, la generazione più anziana, quella dei babyboomer, deve poter godere del meritato riposo dopo il lavoro svolto. Insomma, stiamo con i giovani, ma anche con i vecchi (sembra di risentire il Walter Veltroni parodiato da Maurizio Crozza). Il cancelliere, naturalmente, si è ben guardato dallo spiegare in che modo questi due obiettivi possano essere concretamente conciliati.Un po’ più netta è stata la sua presa di posizione sul Bürgergeld, che corrisponde più o meno al nostro reddito di cittadinanza: «È necessario trasformare radicalmente il reddito di cittadinanza in una nuova previdenza di base», ha affermato Merz. Che poi ha spiegato: «Non si tratta di rendere la vita ancora più difficile a chi non può lavorare. Ma chiunque possa lavorare dovrebbe effettivamente farlo. Questa è una questione di “giustizia sociale”». Stesso discorso per l’assicurazione sanitaria e quella per l’assistenza, dove sarebbero in arrivo cambiamenti. Pur senza entrare nei dettagli, il cancelliere ha comunque voluto sottolineare lo spirito delle riforme: «Il cuore dello Stato sociale», ha detto, «si conserva solo se c’è crescita economica». Alle richieste della Spd di aumentare le tasse, invece, Merz ha opposto un netto rifiuto.Sebbene il leader della Cdu abbia sapientemente evitato di snocciolare cifre e numeri, sorge spontanea la domanda sulla concreta fattibilità di questo imponente piano di riforme. Qualcuno i conti se li è fatti. E non sono certo quelli della serva. Si tratta nientemeno che del Bundesrechnungshof (Brh), ossia la Corte dei conti tedesca. Il rapporto degli esperti non è stato ancora reso pubblico, ma numerosi organi di stampa hanno letto in anteprima il documento. Che, senza troppi giri di parole, boccia su tutta la linea il piano di Merz e di Lars Klingbeil, leader della Spd e ministro delle Finanze.Secondo il massimo organo contabile tedesco, il progetto di Klingbeil ha spinto il governo rossonero in una spirale del debito. Tradotto: «Il governo sta vivendo al di sopra delle proprie possibilità». Analizzando la manovra, i giudici contabili hanno peraltro notato che «chi immagina di finanziare nel 2026 quasi un terzo delle uscite con il debito è lontano da un’economia finanziaria solida». Sotto la lente dei revisori è finita soprattutto la scelta di Merz e Klingbeil di puntare su oltre 850 miliardi di euro di nuovo debito entro il 2029. Una cifra mastodontica che, da sola, non basta a tenere in equilibrio le finanze pubbliche: secondo la Corte dei conti federale, nei piani di bilancio resta scoperta una lacuna finanziaria che andrà colmata con ulteriori tagli di spesa, nuove entrate o ulteriore indebitamento. Si parla di un buco di circa 170 miliardi.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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