2025-09-18
Il freddo fa nove volte i morti dovuti al caldo
Temperature rigide (Getty)
Mentre «La Stampa» rilancia il solito studio già smontato dalla «Verità» sui decessi legati alla canicola di quest’estate, in cui si calcola quanti di essi siano imputabili all’uomo, la rivista «Lancet» conferma il buonsenso: per i fragili è molto più letale il gelo.Siamo ormai abituati alla disinformazione del mainstream: a volte vengono raccontate fandonie clamorose (Covid docet) a volte, spesso, si raccontano mezze verità. Una di queste mezze verità riguarda l’aumento di mortalità legato al riscaldamento globale.È vero, ondate di calore estremo possono stroncare persone fragili che non riescono a sopportare temperature e tassi di umidità molto alti. Ne fa menzione un articolo uscito ieri sulla Stampa, in pieno stile allarmistico, che a sua volta cita lo studio dell’Imperial College di Londra e della London School of Hygiene & Tropical Medicine già smontato oltre due mesi fa su queste pagine da Patrizia Floder Reitter, che ha individuato nel merito diverse fallacie (a partire dal fatto che la ricerca si basa su stime e non su dati reali). «Riscaldamento globale, due morti su tre in Europa per il grande caldo di quest’estate: Italia la peggiore», titola il pezzo. «Epidemiologi e climatologi», si legge, «hanno attribuito 16.500 dei 24.400 decessi causati dal caldo tra giugno e agosto al caldo eccessivo provocato dai gas serra». Gli esimi studiosi sono riusciti a stimare quanto, del caldo in più, sia provocato dall’uomo, e poi a rapportare questo dato ai morti complessivi. Notevole. Morti di caldo, per il caldo, con il caldo: chi lo sa. «L’analisi si basa su metodi consolidati ma non è ancora stata sottoposta a revisione», spiega en passant il quotidiano torinese, ma intanto il titolone è confezionato. E riporta pedissequamente l’opinione di Friederike Otto, climatologa dell’Imperial College e coautrice del rapporto, secondo cui «il legame tra inquinamento, aumento delle temperature e mortalità è innegabile». «Se non avessimo continuato a bruciare combustibili fossili negli ultimi decenni», aggiunge, «la maggior parte delle 24.400 persone stimate in Europa non sarebbe morta quest’estate». Un’asserzione apodittica, così, senza possibilità di controfattuale. Ma la metà della storia che non viene raccontata è che la stragrande maggioranza di morti «climatiche» è legata al freddo. The Lancet, la più prestigiosa rivista di salute al mondo, ha recentemente pubblicato un articolo che stima i morti a livello globale per eventi legati a fenomeni meteorologici estremi. Un’analisi globale stima in circa 5 milioni i morti annuali legati a condizioni di temperature estreme; su questi 5 milioni il rapporto è di nove a uno freddo contro caldo (The Lancet, volume 9, issue 3 March 2025). È un dato che conferma il buon senso: l’inverno è la stagione più letale per gli anziani. Il freddo influisce sulla mortalità sia direttamente, in quanto aggrava tutta una serie di patologie cardiocircolatorie e respiratorie, sia indirettamente in quanto aumenta il rischio di contrarre virus influenzali. Ma da alcuni anni i morti aumentano a dismisura solo durante le ondate di calore estive. Nessuno va a controllare le statistiche che indicano i mesi di gennaio e febbraio come i peggiori in termini di mortalità generale. Tra l’altro, facendo finta di non aver visto le previsioni apocalittiche che sono state fatte negli ultimi 20 anni, tutte puntualmente smentite, e che dovrebbero portare a un po’ di cautela alle varie cassandre che si aggirano tra Bruxelles e gli studi televisivi a caccia di finanziamenti e gettoni, gli ultimi dati sulla fusione della calotta artica sembrano smentire l’ennesima imminente catastrofe. L’artico si scioglie più lentamente del previsto: la mancata catastrofe, dovuta a cambiamenti climatici naturali, ha tuttavia scalfito di poco gli scienziati, che arrampicandosi a mani nude sui ghiacci han prontamente ribadito che si tratta di un rallentamento temporaneo che potrebbe continuare per altri cinque o dieci anni, ma è solo una tregua e presto lo scioglimento (termine sbagliato, continuamente utilizzato dagli esperti nei salotti al posto di fusione) sarà molto più rapido.L’umiltà è una dote assente negli esperti di clima; incapaci di prevedere il meteo a dieci giorni, sono assolutamente certi dell’andamento del clima nel 2100, quando Roma avrà il clima di Tunisi e Milano sarà invasa dalle cavallette del deserto. Il tormentone climatico ha perso tuttavia un po’ del suo glamour, sostituito dalla minaccia di una invasione russa: sarà per quello che qualcuno comincia a riposizionarsi annunciando un vortice polare per il prossimo inverno, che porterà freddo e neve come non si vedeva da molto tempo; la causa sarebbe da attribuire al ritorno della Nina, fenomeno naturale collegato a temperature oceaniche più fredde del normale. Son fenomeni naturali che esistono da sempre, ma nessuno ne parla più o si ricordano solo in maniera occasionale. Molto più facile continuare con la narrazione dell’effetto antropico sul clima, colpevolizzando i cittadini che non possono sostituire la loro automobile con conseguente impatto sulle emissioni. Speriamo che la Nina non porti molto freddo; secondo la scienza, quella che misura i dati, un aumento della temperatura media, che significa non solo maggior caldo estivo, ma anche minor freddo d’inverno, porta con sé una riduzione della mortalità.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)