
Intervistato alla festa di «Repubblica» il capo della Cei trascura la svolta di Prevost e parla solo del predecessore.Provocato da chi lo intervistava, il cardinale Matteo Maria Zuppi, riferendosi a papa Francesco, ha detto: «Lo rimpiangiamo tutti, ma c’è. Nel suo ministero ha regalato tante chiavi di lettura per tutti. Pensate alla Terza guerra mondiale a pezzi, ai ponti e ai muri alla Laudato si’».Ci sono momenti in cui anche personaggi di livello istituzionale alto, anche ecclesiale, di fronte ad una platea compiacente, e con un intervistatore altrettanto compiacente, si lasciano andare e dicono cose che magari, di solito, rivelano solo nel privato. Non sappiamo se questo è il caso del cardinale Zuppi che ha partecipato, in piazza Maggiore a Bologna, alla tradizionale Repubblica delle Idee organizzata dall’omonimo quotidiano, nel corso di ben quarantacinque minuti, intitolato Chiesa in piazza, un anno dopo, lo stesso incontro era avvenuto nell’anno precedente tra il giornalista Francesco Merlo e il presidente della Cei. Uno si sarebbe aspettato che tra i temi trattati ci fosse, ad esempio, quel piccolo particolare, evidentemente considerato del tutto irrisorio e trascurabile, del cambio di pontificato avvenuto, appunto, nel corso dell’anno, con Eppure, nel nostro piccolo, ci sembrava degno di nota, se non altro, il fatto che papa Leone XIV sia il primo pontefice statunitense. Perché quando arrivò un Papa dall’America Latina ci fu un frastuono di trombette, di tamburi umani che ne sottolinearono l’importanza, e quando dall’America del Sud ci siamo spostati all’America del Nord ciò non è avvenuto? Questione di gusti geografico-ambientali? Forse la distanza da Roma all’America del Nord è minore di quella verso l’America del Sud? Meno ore di volo comportano una minore valenza anche nella storia dei papi e nell’apprezzamento o meno del nuovo Vescovo di Roma? Boh. Io ricordo con precisione quanto accadde nei mesi e negli anni successivi dopo la morte di alcuni pontefici avendo raggiunto l’età della ragione negli anni della loro morte. Li elenco: ad eccezione di papa Giovanni XXIII, del quale mi ricordo solo lo sconcerto dei miei genitori perché ciò avvenne quando avevo cinque anni, ricordo, viceversa, quello che accadde dopo la morte di Paolo VI, dopo quella prematura di Giovanni Paolo I, dopo Giovanni Paolo II (di cui fu proclamata la santità in tempi brevissimi dettata dal sensus fidei del Popolo di Dio) e anche dopo quella di Benedetto XVI. Nel mio orizzonte del visibile (magari Zuppi vede un orizzonte oltre il visibile, dotato di doti soprannaturali su cui non posso dire nulla perché non lo conosco), mi pare che quel «Lo rimpiangiamo tutti» sia un po’ azzardato ed esagerato. A me pare un po’ scomparso dai radar dopo la morte. Non vedo questo rimpianto generalizzato che viceversa ho visto, verificato, potuto apprezzare, nei confronti dei papi di cui ho detto. La cosa non mi meraviglia perché la ricerca di un sociologo di Bologna, città governata dal presule Zuppi, ci dimostra che moltissimi dei giovani che hanno aderito al messaggio economico, sociale e soprattutto green di papa Francesco, ebbene, questa adesione non si è trasformata in una adesione alla fede cristiana. In altri termini, hanno aderito al suo messaggio di giustizia sociale ma non al Vangelo e alla Fede cristiana. Non dice nulla questo? Non è un segnale che una preponderante lettura del messaggio cristiano in termini sociali non comporta l’adesione a quella che i teologi chiamano il kerigma, che significa l’annuncio della buona novella di Gesù Cristo, ovvero la sua morte e resurrezione e la salvezza che ne deriva? Come se non bastasse, quando l’intervistatore Merlo ha sostenuto che «Leone è freddo» Zuppi ha taciuto anche se magari un po’ imbarazzato ma tendenzialmente compiacente. Neanche questo ci sorprende perché, certamente, un Papa che ha reintrodotto con forza la dimensione del sacro e del trascendente nella sua predicazione, per i rappresentanti della Chiesa cattolica che prediligono e ritengono che la dimensione sociale sia quella che debba prevalere nell’annuncio cristiano, certamente si scaldano di più come fece, nel settembre del 2023 Zuppi, alla festa nazionale di Rifondazione comunista a Borgo Panigale, quartiere di Bologna, che non di fronte a un Papa che rimette in campo un linguaggio teologico spesso e denso di tradizione cristiana. Lì, in quella occasione, Zuppi parlò di Europa, di pace, di Ucraina, di Mosca, degli Stati Uniti, dei migranti, del contrasto ai nazionalismi e alle ideologie forti, di una visione di solidarietà e anche di Costituzione parlando dell’«inchiostro bellissimo con cui è stata scritta la nostra Costituzione». Certo, di fronte a papa Leone XIV che ha riparlato della «grazia preveniente», un concetto teologico antico che significa l’aiuto di Dio per arrivare alla fede pur nel rispetto della libertà umana, sembra di parlare di un Papa fuori dal tempo. Ma non è forse questo il proprium dell’annuncio evangelico e cioè parlare di Dio, del Dio di Gesù Cristo e dello Spirito Santo che, soli, possono fornire al cristiano il senso, la forza e il sostegno nei momenti di scoramento di fronte al amale fisico presente nel mondo nonché al male morale consistente nel male che l’uomo fa all’uomo? A noi pare di sì, pur essendo poveri cristiani non ordinati vescovi né tantomeno creati cardinali, ma comunque dotati, non dico di sapienza, ma almeno di un’accorata riflessione sul depositum fidei cioè sul patrimonio delle verità rivelate da Gesù, trasmesse agli apostoli e poi ai loro successori, i vescovi, tra i quali figura anche Matteo Maria Zuppi.
Da sinistra, Carlo Cottarelli, Romano Prodi, Enrico Letta (Ansa)
Carlo Cottarelli, Romano Prodi, Enrico Letta: le Cassandre dem hanno sempre vaticinato il crollo dei nostri conti con la destra al governo. In realtà il rapporto tra disavanzo e Pil è in linea con quello di Berlino e migliore rispetto a quello di Parigi. E vola anche l’occupazione.
Murale commemorativo in memoria di Charlie Kirk (Ansa)
L’attivista è stato un esempio a livello culturale: non mollava sui temi etici, non aveva alcun timore, era preparatissimo, dialogava con tutti, non pativa alcuna sudditanza. Cose che qui a volte mancano.
Roberto Saviano (Ansa)
I media continuano a grondare odio. Michele Serra: «Le vittime non sono tutte uguali». Nessuna pietà dal giornale dei vescovi. Fdi contesta Corrado Formigli: «In tv ha ignorato la vicenda».
Donald Trump (Ansa)
Il presidente Usa confida a Fox News di non essere riuscito a guardare il video del delitto. Poi chiarisce: «È un episodio isolato». Il governatore dello Utah, Cox: «Siamo a un punto di svolta della storia».