2020-02-04
Zingaretti non resiste al virus e lo sfrutta per fare propaganda
NicolaCampo/LightRocket via Getty Images
Il leader del Partito democratico si appropria del successo scientifico dei medici dello Spallanzani e fa lo spot: «Assumeremo 10.000 ricercatori». Il premier Giuseppe Conte lo segue a ruota e si fionda in ospedale. Per rispondere ai media che, con l'originalità di un pareggio 0-0, hanno definito angeli le ricercatrici dell'Istituto Spallanzani, abbiamo scoperto l'arcangelo della scienza, il virologo planetario che sta strangolando il coronavirus a mani nude: Nicola Zingaretti. Con mascherina Vuitton, camice d'ordinanza e Crocs da Doctor House, il segretario del Pd sta rilasciando dichiarazioni dall'alba di ieri sulla sua personale scoperta destinata a guarire la Terra, neanche fosse Bruce Willis in Armageddon. Dopo aver isolato il M5s inglobandolo nel governo e Carlo Calenda facendogli credere d'essere un riformista di sinistra, ecco il capolavoro di Zinga: ha messo in quarantena l'agente patogeno che arriva dalla Cina e non si riesce a farlo smettere di esultare. «Lo Spallanzani sta facendo il giro del mondo, tre ricercatrici hanno isolato il coronavirus. Tre storie, tre donne che sono un esempio dell'Italia che vogliamo» ha detto domenica pomeriggio mentre il ministro della Salute, Roberto Speranza, correva in laboratorio a farsi fotografare fra le provette. In quel preciso istante Maria Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita e Concetta Castilletti hanno capito che un signore dal profilo di Charlie Brown (ma molto meno ingenuo) stava semplicemente scippando loro un merito; saliva sull'ambulanza del vincitore fino ad arrivare al punto di guidarla. E infatti subito dopo Zingaretti ha acceso la sirena. Ore 10 su Twitter: «Oggi in Regione Lazio incontrerò le tre ricercatrici e poi l'ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua. Al lavoro per un futuro migliore». Ore 11: «Dopo l'isolamento del coronavirus rilanciamo la nostra proposta, l'aumento dei fondi per la ricerca e l'assunzione di 10.000 ricercatori». Ore 13: «Ringrazio l'ambasciatore cinese per la visita. Interpretiamo la visita anche come un messaggio da dare a tutti gli italiani, che vuole rilanciare l'amicizia nei confronti del popolo cinese e abbassare i timori rispetto sì a una crisi legata al virus molto seria, ma anche non deve cedere all'isteria e agli allarmismi». La sbandata lessicale va interpretata come un calo di zuccheri nel tour de force della comunicazione zingarettiana, durante il quale nessuno - né al partito, né al ministero, né tantomeno all'istituto romano - ha il coraggio di dire la verità al Robert Koch del Nazareno, che si sta fregiando con ampollosa sicumera di un record come minimo esagerato.Questo perché non sono stati i ricercatori dello Spallanzani i primi a isolare il coronavirus nel mondo (lo hanno fatto il 10 gennaio gli scienziati cinesi a Wuhan, poi gli australiani a Melbourne) e neppure in Europa, dove gli studiosi dell'Istituto Pasteur di Parigi avevano sequenziato il virus il 30 gennaio. Di sicuro lo hanno fatto in Italia. La precisazione non vuole togliere nulla al valore di un lavoro di altissimo profilo scientifico indirizzato verso la prevenzione e l'eventuale annientamento dell'epidemia, ma vuole attenuare gli eccessi mediatici come se si trattasse di un successo sportivo (la prima vera vittima del virus è il giornalismo italiano) e se possibile confinare nello spazio destinato al cabaret lo show governativo, la folle e malinconica corsa a intestarsi il risultato. Zingaretti sulle prime è incappato anche in uno scivolone di biologia, twittando che era stato isolato «il virus responsabile del coronavirus». Lo spot permanente - e qui passiamo facilmente dai virus ai parassiti - ha un effetto imbarazzante: la ricerca, da sempre fonte inesauribile di tagli e di precariato, oggi viene utilizzata per ripulirsi la coscienza da chi ha tagliato e precarizzato. Sarebbe più dignitoso il silenzio, ma niente da fare; travolto dal suono della propria voce Zingaretti è inarrestabile. E dopo una dichiarazione sul femminicidio e un'altra sulla necessità di beatificare Mimmo Lucano, torna in reparto. Alle ore 13 e qualche minuto il punto più basso: «Siamo orgogliosi che sia stata un'équipe medica e scientifica che opera nella nostra regione, tra l'altro di tutte donne (un colpo al localismo e uno alle quote rosa, ndr), a raggiungere questo obiettivo. L'incontro di oggi è stato anche un'occasione per rilanciare lo scambio di relazioni in campo scientifico e della ricerca». Poi alle 14 l'affondo. «La società italiana ci indica una priorità: investire nella scuola, nell'università e nella ricerca scientifica. Nel nostro Piano per l'Italia l'abbiamo detto chiaramente: più soldi, più risorse alla ricerca e 10.000 nuove assunzioni di ricercatori nelle nostre università». Diecimila, crepi l'avarizia, come se dovesse dare un posto di lavoro a tutte le Sardine United colors of Benetton. Facile, basta aprire la cassaforte e ripetere la formula magica di Mary Poppins. Oggi 10.000 ricercatrici, domani 10.000 ingegneri, dopodomani 10.000 vigili del fuoco, la settimana prossima 10.000 marinai della Guardia costiera (servono per i migranti). I 10.000 economisti e i 10.000 giornalisti no, quelli li ha già devotamente al suo fianco.L'iperattivismo di Zingaretti mette in fibrillazione l'esecutivo e soprattutto il premier Giuseppe Conte, che questa volta si è fatto sorprendere allo sparo dello starter. Il presidente del Consiglio ha un impiccio: la visita ufficiale del principe del Bahrein, Salman bin Hamad bin Isa Al Khalifa a Palazzo Chigi. L'avvocato in pochette frigge, chiede al cerimoniale di accorciare i tempi, non può dare a vedere impazienza davanti all'ospite di rango. Ma appena si libera corre all'Istituto Spallanzani per la foto con le tre ricercatrici (angeli della pazienza), che in 24 ore si sono fatte un'idea precisa del coronavirus e anche del paraculismus. Così il virus diventa un'opportunità per aggiungere qualche zero virgola di consenso governativo e per mandare segnali ammonitori a 360 gradi. Quest'ultimo ruolo è affidato ai sindaci del Pd, soprattutto a quello di Firenze Dario Nardella, che abbracciando un cinese su Facebook spiega: «Nessun terrorismo psicologico e soprattutto basta con i soliti sciacalli che non vedevano l'ora di usare questa scusa per odiare». Forse è inviperito contro Google, che ha chiuso gli uffici in Cina, o forse con Apple che ha vietato ai suoi dipendenti di andare a Pechino. Forse è contrariato con le principali università europee, che hanno dirottato tutti gli Erasmus. Magari avrebbe qualcosa da rimproverare al ministro Speranza che solo tre giorni fa, per placare la psicosi, ha detto: «Trattiamo il virus come se fosse peste o colera». O più semplicemente Nardella ha interessi in un ristorante cinese.