2019-05-17
Zinga dà i numeri: un piano da 100 miliardi
Il segretario del Pd, che critica gli sprechi dei gialloblù e ha come sponsor Pierre Moscovici, inventa un'esplosione incontrollata di spesa: uno stipendio in più per 20 milioni di italiani, 50 miliardi di investimenti, università gratuite. Ma le prefiche dello spread tacciono.Diceva Margaret Thatcher che il problema dei socialisti è sempre lo stesso: i soldi degli altri, prima o poi, finiscono. Eppure c'è chi non si rassegna, e anzi crede di poter disporre di una cornucopia inesauribile. E così, dove perfino l'ormai mitico cardinalone elettricista andrebbe in corsia di emergenza, un Nicola Zingaretti sprezzante del pericolo ha scelto di imboccare con decisione la corsia di sorpasso. Da 36 ore, infatti, il segretario del Pd va in giro a presentare un fantomatico «piano per l'Italia» che sembra la riedizione - alla vaccinara - di un gosplan sovietico, un mastodontico piano dirigista, un'esplosione incontrollata di spesa senza alcuna credibile copertura. Ecco i tre punti zingarettiani. Primo: uno stipendio in più per 20 milioni di italiani, che dovrebbero ricevere - ciascuno - 1.500 euro netti. Per carità: uno stipendio in più farebbe comodo e piacerebbe a tutti, ma c'è il piccolo «dettaglio» che il giochino costerebbe 30 miliardi. Chi paga?Secondo punto. Il fratello di Montalbano lo chiama soavemente «fondo verde», e spiega che si tratterebbe di 50 miliardi di investimenti pubblici (con focus su green economy e sviluppo sostenibile), con l'obiettivo di produrre 800.000 posti di lavoro. Ora, a parte l'illusione (davvero sovietica, da economia pianificata) di ritenere che si possano conteggiare e cifrare esattamente i posti di lavoro creati dagli investimenti pubblici, resta il solito «dettaglio», e cioè i 50 miliardi da tirar fuori, che, sommati ai 30 del punto precedente, ci portano già alla stratosferica cifra di 80 miliardi. E manca ancora il terzo punto: scuola a costo zero dall'asilo all'università per 7 milioni di famiglie. Tutto gratis: libri, rette, asili nido, servizi scolastici, per milioni di bimbe e bimbi (e poi ragazze e ragazzi) a partire dai 6 e fino ai 22-23 anni. La cosa è talmente pazzotica che non è nemmeno razionalmente quantificabile, in termini di costi. A puro titolo orientativo, diciamo 20 miliardi e facciamo cifra tonda, arrivando a un conto complessivo di 100 miliardi in un solo anno. Se siete riusciti a trattenere le risate, proviamo a ragionare insieme su questa iniziativa surreale. Intanto, l'aspetto più psichedelico è che Zingaretti l'ha presentata avendo al suo fianco, tra gli altri, Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan. Ora, a meno che non si tratti di un caso di omonimia, sono le stesse persone che, per anni, hanno celebrato il rito dello «zerovirgola», immaginando per quest'anno, prima dell'arrivo dei gialloblù, un rapporto deficit/Pil appena dello 0,6%. Poi, a meno che non si tratti di sosia o di abilissimi travestimenti, si tratta delle stesse persone che hanno urlato e strepitato quando l'attuale governo aveva proposto un deficit per il 2019 al 2,4%, ingiungendo a Giuseppe Conte e Giovanni Tria di correre a negoziare con Bruxelles per adeguarsi al pilota automatico della Commissione Ue, e continuando a strillare quando alla fine il deficit si è attestato al 2,04%. Ancora. Si tratta dei medesimi dirigenti politici che hanno aperto questa campagna elettorale avendo in collegamento video, come nume tutelare, il commissario Pierre Moscovici, occhiuto guardiano (tranne che per la Francia, ovviamente) dei parametri europei, l'uomo che non più tardi della scorsa settimana ha minacciato l'Italia, già da giugno prossimo, di aprire una procedura sul debito. Capite bene che siamo in presenza di una farsa. Eppure, finora, non si è fatto vivo nessun economista pro austerity, nessun profeta del rigore, nessun mistico dello spread. Tutti pronti a ululare contro quota 100 e reddito di cittadinanza, che però - piacciano o no - hanno almeno una tempificazione, una quantificazione e una copertura certa. E invece improvvisamente muti, afoni, giù di voce, se si tratta di commentare i numeri al lotto di Zingaretti. Ma il fuggifuggi è stato generale: nessun debunker, nessun cacciatore di bufale si è fatto vivo in rete e sui social network, nessun opinionista di quelli spietati con l'attuale governo ha osato abbozzare un fact-checking. Tutti desaparecidos. Resta un punto politico finale. Posto che anche Zingaretti sappia bene, in cuor suo, che nessun osservatore avvertito possa prendere sul serio un'ipotesi economica così scombiccherata, perché la propone? Elementare: vuole testare una formula da «populismo di sinistra». Ma allora la domanda è un'altra: pensa di essere credibile? Davvero un funzionario Pci-Pds-Ds-Pd, governatore della Regione con le tasse più alte e la sanità più sfasciata d'Italia, pensa di potersi reinventare come un Jeremy Corbyn o un Bernie Sanders de' noantri?