
Il presidente ammette che Kiev non ha le forze per riconquistare i territori. Trump cambia strategia e prova a ottenere il cessate il fuoco. Ma l’uccisione di Kirillov a un passo dal Cremlino complica tutto.È alla stampa francese che Volodymyr Zelensky decide di voler confessare la più atroce delle verità: Donbass e Crimea sono perdute, non c’è modo di riaverle indietro con i mezzi militari. Nonostante tutti gli sforzi, è giunta l’ora di arrendersi all’evidenza. «Di fatto questi territori sono ora controllati dai russi. Non abbiamo la forza per riconquistarli», ha detto a Le Parisien. «Possiamo contare solo sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a sedersi al tavolo delle trattative». Su questi due territori fin dall’inizio si è incentrata tutta la guerra tra Mosca e Kiev: quasi tre anni, migliaia di morti. Ma oggi il paradigma cambia: l’obiettivo è una pace duratura. «Vedo che c’è il desiderio per soluzioni rapide in Ucraina, ma siamo in una situazione in cui la Russia non vuole la pace e questo è un problema», ha detto l’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas. Eppure, in attesa del Consiglio Ue che si terrà oggi, dal quale dovrebbe uscire un messaggio sintetizzabile in «la Russia non deve prevalere» nel conflitto, sulla strategia da portare avanti non tutti sono d’accordo. «C’è una proposta di cessate il fuoco sul tavolo. Accettatela o lasciatela. È una vostra responsabilità», ha dichiarato il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, replicando a Zelensky, che metteva in dubbio la capacità dell’Ungheria di essere incisiva nei negoziati con la Russia. Per il cancelliere tedesco sfiduciato Olaf Scholz è cruciale che il conflitto in corso non porti a un’escalation con la Nato. «Deve essere chiaro che sosterremo l’Ucraina per tutto il tempo necessario. La questione fondamentale è sempre la stessa: la sovranità dell’Ucraina e l’assoluta opposizione a una pace imposta», ha detto arrivando con gli altri leader europei al vertice Ue-Balcani. «È altrettanto evidente per me che dobbiamo fare in modo che l’Ucraina possa sentirsi sicura. Oggi questo avviene attraverso le forniture di armi, e continuerà a essere così in futuro. Inoltre, dobbiamo garantire una sicurezza duratura, e su questo abbiamo già avuto numerose discussioni», ha chiarito il tedesco aggiungendo però che l’Ue non dovrebbe «fare il terzo e il quarto passo prima del primo», riferendosi alla possibilità di inviare forze di pace sul territorio ucraino. Il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, anche lei in occasione del summit Ue-Balcani ha detto: «L’interferenza illegale della Russia ha reso l’allargamento una necessità geopolitica e strategica». Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha spiegato che «l’Ucraina deve essere messa in una posizione di forza, per poi decidere quando e come aprire i negoziati: se ora iniziamo a parlare fra di noi su che forma prenderà la pace, rendiamo la vita molto facile ai russi, che potranno rilassarsi, fumarsi un sigaro e seguire il nostro dibattito in televisione». Anche per questo motivo le tensioni non accennano a placarsi. Due bombardieri strategici portamissili Tu-95ms dell’aviazione russa hanno volato nello spazio aereo sopra le acque neutrali dei mari di Bering e dei Ciukci, vicino alla costa occidentale dell’Alaska. Un viaggio «pianificato» secondo il ministero della Difesa di Mosca. «Tutti i voli degli aerei delle forze aerospaziali russe vengono effettuati nel rigoroso rispetto delle regole internazionali», ha chiarito il ministero russo. Accuse e controaccuse. Il presidente ucraino, pubblicando un video in cui si vedono truppe nordcoreane uccise al fronte, ha denunciato: «Anche dopo anni di guerra quando pensavamo che i russi non potessero essere più cinici, vediamo qualcosa di ancora peggiore. La Russia non solo invia le truppe nordcoreane per assaltare le posizioni ucraine ma cerca anche di nascondere le perdite bruciando i volti dei soldati nordcoreani uccisi in battaglia». Poi Kiev respinge le accuse russe secondo cui i droni ucraini avrebbero ripetutamente sganciato fosforo bianco lo scorso settembre, sottolineando di aver rispettato con attenzione gli obblighi internazionali in materia di controllo degli armamenti. Intanto l’assassinio del generale russo Igor Kirillov, rivendicato da Kiev e considerato dal Cremlino un atto di terrorismo, ha scatenato le ire di Mosca che trovano nell’ex presidente Dmitry Medvedev il massimo dell’espressione: «Se il generale Kirillov era un obiettivo militare legittimo, lo sono anche tutti i funzionari della Nato che hanno preso la decisione sull’assistenza militare all’Ucraina e stanno partecipando a una guerra ibrida o convenzionale contro la Russia». Nel frattempo sull’uccisione di Kirillov vengono fuori nuovi dettagli. L’autore del doppio omicidio del generale e del suo assistente sarebbe un cittadino uzbeko di 29 anni che è stato arrestato dall’Fsb, il Servizio di sicurezza federale russo. È stato accusato di omicidio, attacco terroristico e traffico illegale di armi e munizioni. L’uomo avrebbe dichiarato di essere stato reclutato dai servizi segreti ucraini e, seguendo le loro istruzioni, sarebbe giunto a Mosca dove avrebbe ricevuto un potente ordigno esplosivo artigianale. Poi lo avrebbe posizionato su un monopattino elettrico parcheggiato vicino all’ingresso della casa di Kirillov. Per l’uzbeko, in cambio dell’attentato, sarebbero stati promessi 100.000 dollari e un viaggio in uno dei Paesi dell’Ue.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/zelensky-crimea-donbass-sono-perduti-2670492148.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="trump-fiuta-le-paure-di-putin-e-cambia-tattica" data-post-id="2670492148" data-published-at="1734554961" data-use-pagination="False"> Trump fiuta le paure di Putin e cambia tattica Qualcosa sta iniziando a cambiare nell’atteggiamento di Donald Trump sul dossier ucraino. Il 17 novembre, fu riportato che Joe Biden aveva autorizzato l’Ucraina a usare i missili Atacms in territorio russo. Una notizia significativa, rispetto a cui il presidente americano in pectore rimase in silenzio. Non solo. Nelle settimane immediatamente successive, alcuni esponenti del suo team, dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz all’inviato speciale per l’Ucraina Keith Kellogg, non si erano mostrati in disaccordo con la mossa di Biden, ritenendo che essa avrebbe dato a Trump maggiore leva durante i negoziati con Mosca. Addirittura, il 24 novembre, Waltz disse che, sulle questioni internazionali, la squadra del tycoon lavorava «a stretto contatto» con quella di Biden.Eppure, dopo quasi un mese dalla notizia dell’ok agli Atacms, Trump ha invertito la rotta. Il 12 dicembre, nella sua intervista a Time, ha preso nettamente le distanze dall’attuale inquilino della Casa Bianca. «Sono fortemente in disaccordo con l’invio di missili a centinaia di miglia in Russia», ha dichiarato. Una posizione che Trump ha ribadito lunedì scorso. Interpellato sull’autorizzazione data da Biden all’uso dei missili, ha replicato: «Non credo che ciò avrebbe dovuto essere consentito». Quando poi gli è stato chiesto se abbia intenzione di revocare la misura, ha risposto: «Potrei. Penso che sia stata una cosa molto stupida da fare». Lo stesso Waltz, parlando domenica alla Cbs di eventuali limitazioni all’Ucraina sull’uso di determinate armi, ha detto: «Un assegno in bianco semplicemente non è una strategia».Insomma, dopo quasi un mese di silenzio-assenso, il presidente americano in pectore ha esplicitamente criticato la mossa di Biden sugli Atacms. Che cosa sta succedendo? Va innanzitutto detto che fa parte della strategia negoziale di Trump il cambiare posizione repentinamente: si tratta di un modo che il tycoon utilizza per spiazzare gli interlocutori e metterli sotto pressione. Tanto più che Trump non ha rinunciato alla sua ambiguità strategica. Prova ne è il fatto che, come abbiamo visto, non ha dichiarato esplicitamente che abrogherà la decisione di Biden. Ha parlato in modo più vago, dicendo: «Potrei». Il tycoon lancia così un duplice avvertimento: a Vladimir Putin dice di non dare la revoca per scontata, mentre a Volodymyr Zelensky fa capire che, se non si siederà al tavolo delle trattative, potrebbe bloccare l’autorizzazione all’uso degli Atacms in territorio russo.C’è poi una seconda ipotesi che potrebbe spiegare il mutamento di Trump: un’ipotesi che non necessariamente cozzerebbe, in caso, con la prima. Il tycoon sa bene che, nelle ultimissime settimane, il quadro è cambiato. Putin si è ritrovato all’improvviso con un’influenza assai ridotta in Siria. Inoltre, martedì il servizio di sicurezza ucraino ha rivendicato l’attentato a Igor Kirillov: il militare russo più alto in grado ucciso da quando Mosca ha iniziato l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. Trump teme che, di fronte a queste novità, Putin possa irrigidirsi in vista dei negoziati.Primo: in Siria lo smacco è stato significativo. E adesso lo zar punta quasi tutte le sue carte sulla guerra con l’Ucraina. In secondo luogo, Putin teme per la solidità della propria leadership interna. L’uccisione di Kirillov è avvenuta a pochi chilometri dal Cremlino e ha evidenziato falle nella gestione della sicurezza. Del resto, è chiaro che, prendendo di mira un militare di quel livello, l’obiettivo fosse (anche) quello di creare turbolenze intorno allo zar. In vista dei negoziati, Trump teme dunque uno scenario ben preciso: e, cioè, che Putin possa ritenere che la posta in gioco non sia rappresentata dalle trattative sui territori ma dal suo stesso futuro personale e politico. D’altronde, nel 2022, l’Atlantic riportò che Putin è perseguitato da un’ossessione: fare la fine di Muammar Gheddafi. Agli occhi di Trump, è chiaro che, se lo zar vedesse in prospettiva l’eventualità di un regime change ai suoi danni, si configurerebbero due rischi. Primo: i margini di manovra dal punto di vista diplomatico si ridurrebbero enormemente. Secondo: perseguitato dallo spettro di Gheddafi, Putin potrebbe ricorrere a scelte estreme. Sarà un caso, ma, l’altro ieri, la Duma ha approvato un disegno di legge che mira a inasprire le pene per chi compia ribellioni armate.Ora, è evidente come Trump non punti assolutamente a un regime change: già durante il primo mandato, il tycoon si è sempre opposto a questa pratica, da lui considerata eccessivamente dispendiosa e foriera di caos. Non a caso, ha recentemente detto di non perseguirlo neanche nei confronti di quell’Iran su cui vuole comunque reimporre la politica della «massima pressione». Il punto è che, ragionano verosimilmente nel team del tycoon, Putin potrebbe temere comunque quello scenario. Il che farebbe deragliare le trattative in partenza. Trump ha quindi un problema non facile da risolvere. Da una parte, se vuole salvaguardare il processo diplomatico, deve evitare che lo zar tema per il proprio futuro politico e personale. Dall’altra, sa di non potersi permettere un appeasement verso Mosca, visto che, a causa di un effetto domino, lo pagherebbe in altri contesti (a partire dall’Indo-pacifico). Senza trascurare che il tycoon aspetta anche di capire come si collocheranno i vari Paesi della Nato rispetto alle trattative. Il rebus è complicato. E, per avere successo, Trump punta a dosare dialogo e minaccia nei confronti di tutte le parti coinvolte. Più o meno direttamente.
Kim Jong-un (Getty Images)
- Individuata dagli Usa una base sotterranea finora ignota, con missili intercontinentali lanciabili in tempi ultra rapidi: un duro colpo alla deterrenza del resto del mondo. La «lezione» iraniana: puntare sui bunker.
- Il regime vuole entrare nella ristretta élite di Paesi con un sistema di sorveglianza orbitale. Obiettivo: spiare i nemici e migliorare la precisione delle proprie armi.
- Pyongyang dispone già di 30-50 testate nucleari operative e arriverà a quota 300 entro il 2035. Se fosse attaccata, per reazione potrebbe distruggere Seul all’istante.
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Aperto fino al 30 settembre il 4° Maxi Avviso ASMEL, che aggiorna le liste per 37 profili professionali. Coinvolti 4.678 Comuni soci: la procedura valorizza la territorialità e punta a rafforzare i servizi pubblici con personale radicato.
È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Il governatore forzista della Calabria, in corsa per la rielezione: «I sondaggi mi sottostimano. Tridico sul reddito di dignità si è accorto di aver sbagliato i conti».
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L’ex ministro: «Teniamo d’occhio la Cina su Taiwan. Roma deve rinsaldare i rapporti Usa-Europa e dialogare col Sud del mondo».