2025-06-02
Washington lancia l’allarme sul terrorismo nel Sahel
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I marines americani addestrano i nigerini a combattere contro al Qaeda nel deserto del Sahara (Getty Images)
L’amministrazione Trump guarda con preoccupazione alla regione del Sahel, che è stata recentemente definita dal capo dello Us Africa Command, Michael Langley, come l’«epicentro del terrorismo». «Le reti terroristiche affiliate all'Isis e ad al-Qaeda stanno prosperando, in particolare in Burkina Faso, dove il governo ha perso il controllo di vaste fasce di territorio all'interno della nazione sovrana», ha dichiarato il generale, parlando a Nairobi la scorsa settimana. «Anche nella regione del Lago Ciad gli attacchi stanno aumentando e i gruppi estremisti stanno diventando sempre più aggressivi», ha proseguito. «Uno dei nuovi obiettivi dei terroristi è ottenere l'accesso alle coste dell'Africa occidentale», ha continuato Langley, per poi aggiungere: «Se si assicurano l'accesso alla costa, possono finanziare le loro operazioni attraverso il contrabbando, la tratta di esseri umani e il commercio di armi». «Ciò non mette a rischio solo le nazioni africane, ma aumenta altresì la possibilità che le minacce raggiungano le coste degli Stati Uniti», ha anche affermato. In particolare, il generale ha lanciato l’allarme in riferimento a Jnim: un’organizzazione jihadista che, collegata ad al Qaeda e particolarmente diffusa nel Sahel, si sarebbe espansa «di quattro volte» dal 2022. E che, secondo Langley, potrebbe architettare attacchi direttamente sul suolo statunitense. «Stiamo monitorando attentamente la situazione, perché potrebbero avere la capacità di attaccare la patria», ha dichiarato. Il generale si è anche soffermato sul ritiro dei soldati americani dal Niger, avvenuto l’anno scorso ai tempi dell’amministrazione Biden. «Purtroppo, con il nostro ritiro dalla regione, abbiamo perso la capacità di monitorare da vicino questi gruppi terroristici, ma continuiamo a collaborare con i partner per fornire tutto il supporto possibile», ha affermato. «Da quando abbiamo lasciato il Niger, stiamo osservando un aumento degli attacchi da parte di organizzazioni estremiste violente, non solo in Niger ma in tutto il Sahel», ha continuato. Il generale ha anche sottolineato che Washington sta cercando delle «opportunità di collaborazione» con Burkina Faso e Nigeria per la lotta al terrorismo.Insomma, l’amministrazione Trump sembra conferire al Sahel una notevole importanza. Non dimentichiamo d’altronde che, negli ultimi tre anni, una parte consistente della regione ha assunto una postura antifrancese, avvicinandosi all’orbita russa. Mali, Burkina e Niger hanno siglato un patto di mutua difesa nel 2023, che è stato di fatto benedetto da Mosca. L’attuale Casa Bianca guarda quindi con preoccupazione a quest’area sotto due punti di vista. Primo: teme il rafforzamento della metastasi jihadista, fino a ritenere possibili attacchi sul suolo statunitense. Secondo: teme il significativo incremento dell’influenza politico-militare di Mosca. Più in generale, da quando è tornato alla presidenza, Donald Trump ha mostrato più volte interesse per il continente africano. Ha ordinato dei bombardamenti contro l’Isis in Somalia, mentre i rappresentanti di Africom hanno avuto degli incontri con i vertici politici della Libia. Si tratta di una opportunità per il governo italiano che potrebbe giocare di sponda con la Casa Bianca sull’Africa, specialmente nel contesto del Piano Mattei e di un eventuale rilancio del fianco meridionale della Nato.