2020-12-15
Vogliono la mamma, arriva lo psichiatra
Quattro fratellini piemontesi, separati dalla famiglia da quando la madre ha denunciato il marito per abusi, ora implorano: «Fateci tornare a casa per Natale». Il tribunale, che li ha divisi in quattro strutture diverse, dispone una perizia: la normalità è ritenuta follia.Devono essere matti. Si capisce. Quattro bambini che chiedono di tornare dalla loro mamma? Devono essere matti. Quattro minori che non vogliono stare in comunità? Devono essere matti. Quattro fratellini che trovano assurdo rimanere separati? Ma sicuro: sono matti. E se poi chiedono, come unico e grande regalo di Natale, quello di poterlo festeggiare insieme, nella loro casa, non c'è più alcun dubbio: avanti con le perizie psichiatriche. Dichiarateli pazzi e rinchiudeteli per sempre. Nella società che ha ormai distrutto la famiglia, che considera l'amore di una mamma come un pericolo e l'affetto tra fratelli un bene da estirpare, ci mancava solo di considerare malato psichico chi si oppone a questa deriva. Ma il passo finale, purtroppo, nei giorni scorsi è stato compiuto.Il 4 dicembre scorso, infatti, il tribunale per i minorenni del Piemonte ha chiesto la perizia psichiatrica per quattro fratellini di Cuneo che hanno ripetutamente chiesto di tornare dalla loro mamma, da cui sono stati strappati il 10 luglio scorso. Da quel giorno vivono separati: tre in comunità, la più piccola (6 anni) in una famiglia affidataria. Il più grande l'8 dicembre ha implorato in tv: «Fateci tornare a casa, lo chiediamo come regalo di Natale». L'ultimo appello di una serie infinita, cominciata subito dopo l'allontanamento. Un appello inutile, purtroppo, come tutti gli altri. Il regalo di Natale, infatti, per i quattro minori rischia di essere assai diverso: non il ritorno a casa, ma la visita nello studio di uno psichiatra. Ma sicuro. Saranno matti, questi figli, a volere la loro mamma?Della vicenda, nei mesi scorsi, si sono già occupati giornali, radio, tv. Si è interessata la politica, sono state presentate interrogazioni e petizioni al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. A luglio la mamma di Cuneo è arrivata in Parlamento. L'appello dei ragazzi è stato girato, tramite il Consiglio regionale del Piemonte, anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Eppure, incredibilmente, nulla si smuove: i quattro fratellini restano separati e lontani dalla loro mamma. La quale ha avuto un'unica grave colpa: quella di denunciare il marito per molestie nei confronti di una delle figlie. A gennaio l'uomo si presenterà davanti al gup. Nel frattempo i quattro figli sono tenuti lontano non solo dal papà (il che è ovvio) ma anche dalla mamma (il che è incomprensibile). Tanto che la donna ora dice: «Tornassi indietro non lo denuncerei più».La frase è sconvolgente. E dovrebbe far riflettere i più. Che senso ha invitare le donne a denunciare le violenze, se poi chi denuncia le violenze rischia di vedersi portare via i figli? Quante altre mamme subiranno in silenzio umiliazioni e torture, pur di poter continuare ad abbracciare i propri bambini? L'oggetto dello scandalo è la cosiddetta Pas (sindrome da alienazione parentale), una sindrome che non esiste scientificamente, che non ha basi mediche accertate, ma che viene usata come arma contundente in moltissime separazioni conflittuali. Siccome mamma denuncia il papà, i bambini possono essere influenzati dalla mamma contro il papà. Dunque bisogna allontanarli anche da lei. È sulla base di una logica perversa di questo genere che dal 10 luglio quattro fratellini vivono separati dalla loro mamma. E per aggiunta di pena, pure separati tra loro.Ma vi pare? Da una parte c'è un padre che a gennaio dovrà presentarsi davanti al giudice per rispondere di molestie nei confronti della figlia. Dall'altra c'è una mamma che non ha altra accusa se non quella di «alienazione parentale». Possibile che a pagare siano sempre i minori? Possibile che nessuno pensi davvero al loro bene? «Sono estremamente sofferenti», dice il loro curatore. «E chiedono di insistentemente di tornare a casa». Ovvio no? Chiedono di tornare a casa perché lì stavano bene. Le loro camerette sono ordinate, ci sono i giochi, il calore, le foto e i ricordi di quel che resta di una vita serena. E c'è, soprattutto, la loro mamma. La quale è stata sottoposta a tre esami psichiatrici, che si sono conclusi con un nulla di fatto, come sentenzia l'Asl di Bologna: «Dai colloqui clinici e dai test non sono emersi aspetti psicopatologici clinicamente significativi in alcun ambito». Non sono emersi. In nessun ambito. Clinicamente.Ma allora perché i quattro fratellini non tornano a casa? Perché non si muovono i ministri, il Parlamento, il presidente della Repubblica, l'Onu, quel che serve? Sembra impossibile. Ma l'unica cosa che succede è che il tribunale dei minorenni, anziché ritornare sui suoi passi e concedere ai minori il desiderato ritorno in famiglia, insiste e persiste sulla via delle perizie: dopo la mamma, i figli. Sotto a chi tocca. Con il rischio di usare la psichiatria in forma poliziesca e repressiva, non per capire, ma per spaventare. Ma vi pare? Ma come ragionate? Prendete quattro fratellini, li portate via dalla loro mamma, li tenete lontani per mesi da tutto quello che avevano, li tenete separati fra loro, cercate di impedire di comunicare con l'esterno, e poi quando finalmente riescono a far sentire di nuovo la loro voce, quando urlano al mondo il desiderio fortissimo di tornare per Natale a casa, rispondete mandandoli dallo psichiatra? Trattandoli da pazzi? Ma davvero c'è qualcuno al mondo che pensa che, in questa vicenda, i pazzi siano loro?