2024-12-17
Voci di accordo su Stellantis in Italia ma Jaki pensa a rassicurare Macron
Oggi Jean-Philippe Imparato incontra Adolfo Urso, Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone. Si punta al ripristino della piattaforma per le utilitarie a Pomigliano e a spingere ibride e termiche (Melfi). Intanto Elkann è in Francia a garantire i siti transalpini.C’è chi arriva a parlare di svolta storica per il futuro di Stellantis in Italia e chi invece preferisce restare cauto e ritiene probabile un primo passo in avanti verso una strategia più realistica sull’automotive. Di sicuro però, dal vertice di oggi al Mimit - il ministro Adolfo Urso in compagnia dei colleghi Giancarlo Giorgetti (Economia) e Marina Calderone (Lavoro) incontreranno Jean-Philippe Imparato, capo Europa della multinazionale franco-italiana - tutti si aspettano novità concrete e importanti. Un piano dettagliato con gli obiettivi di medio termine per i singoli stabilimenti. Vero che qualcosa è emerso, ma potrebbero esserci altre sorprese. Partiamo da un presupposto. Il ritorno di Stellantis in Acea (l’associazione dei costruttori europei) indica una mutazione «seria» nella strategia della casa automobilistica. Nessuna inversione a U rispetto all’elettrico, questo sia chiaro, ma l’intransigenza talebana dell’ex ad Carlos Tavares rispetto alle richieste degli altri player di modificare i limiti alle emissioni con tanto di multe previste a partire dal 2025 è stato uno dei motivi scatenanti dell’addio concordato del manager portoghese. Insomma, una frenata sul full electric ci sarà. Quanto sarà profonda lo sapremo solo in futuro. Detto questo, sembra che il tavolo di oggi sia ben indirizzato. Si sa per esempio che delle prime rassicurazioni sono arrivate rispetto allo stabilimento di Atessa, dove si producono i veicoli commerciali. Anche nel sito abruzzese i segnali di crisi sono diventati forti e da Imparato oggi arriveranno progetti di rilancio. Per Mirafiori si punterà forte sulla 500 modello ibrido (da novembre dovrebbe consentire di produrre almeno 100.000 vetture l’anno), mentre Melfi che era considerato il fulcro per l’assemblaggio dei veicoli elettrici (tra fine 2024 e inizio 2025 ospiterà cinque nuovi modelli a batteria, appartenenti a quattro diversi marchi del gruppo, tra cui Jeep, DS e Lancia) dovrebbe essere rafforzata nel medio termine con modelli aggiuntivi, sia ibridi che termici. Tra le richieste più pressanti di sindacati e governo c’è sicuramente quella di portare in Italia la piattaforma Small per le vetture compatte, le utilitarie o city car. Stellantis non ha dato ancora indicazioni ufficiali, e ci sono diversi Paesi Ue in lizza, ma nel 2025 dovrà comunicare la sua scelta. Sembra che nelle ultime ore ci sia stata una forte apertura sull’Italia e se così fosse sarebbe davvero una notizia positiva. Parliamo infatti delle auto più popolari che potrebbero rigenerare quei grandi volumi di cui la casa, guidata in questo momento da un pool di manager a capo dei quali spicca il presidente John Elkann, ha estremante bisogno. In ballo ci sarebbero grande Panda, Lancia Ypsilon, Alfa Romeo Junior, Fiat 600 e Jeep Avenger. Vedremo. Diverso invece il discorso sulla gigafactory per la produzione delle batterie a Termoli. Da un lato infatti c’è stato il recente annuncio dell’investimento su un sito simile in Spagna che visto l’andamento della vendita delle elettriche lascia pochi margini di manovra per l’Italia. E poi c’era stata la decisione del governo di stoppare la concessione dei fondi del Pnrr su un progetto rispetto al quale non aveva rassicurazioni.Insomma, al di là delle dichiarazioni di facciata (Acc - la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies - comunicherà le sue decisioni entro il primo semestre 2025) è evidente che il progetto originario sia ormai spiaggiato, così come è chiaro che il vento in casa Stellantis sia cambiato. E che i nuovi manager stiano provando a riposizionarsi politicamente e strategicamente. Oggi il tavolo sarà importante anche perché potremo capire quanto sia davvero profonda la svolta. E da questo punto di vista, non è certo di buon auspicio il viaggio di John Elkann in Francia da Macron per rassicurare il governo francese sulle intenzioni della multinazionale. Chiariamoci, oltre a Exor (la holding della famiglia torinese) che è il principale azionista di Stellantis con il 14,2% delle quote, nel capitale della casa automobilistica spiccano la famiglia Peugeot (7,1%) e lo Stato francese (6,1%) ed è quindi normale che Elkann parli con uno degli azionisti più importanti. Ma ci sono modi e tempi. Farlo alla vigilia di un incontro che qualcuno ha definito storico per i siti italiani dell’ex Fiat è fuoriluogo, così come risultano irritanti alcuni dei contenuti che sono emersi dal tête-à-tête con il presidente più in crisi d’Europa. Oltre a confermare la volontà di continuare a sostenere gli stabilimenti transalpini (ma questo è scontato e poco rassicurante visti i precedenti in Italia), l’erede dell’Avvocato ha confermato rassicurazioni sul finanziamento e sullo sviluppo di ACC, il produttore di batterie che sta sviluppando la gigafactory a Billy-Berclau nel Pas-de-Calais. Uno schiaffo rispetto al progetto gemello di Termoli che è invece morto prima di nascere e uno schiaffo anche rispetto alle richieste incessanti di tutto l’arco parlamentare che preme da mese per farlo venire in Aula a riferire. Per far dimenticare l’ennesimo sgarbo di Jaki all’Italia oggi Imparato dovrà essere assai rassicurante. E per ottenere qualcosa dal governo (scontati sono solo i fondi per indotto e filiera) il manager dell’ex Fiat dovrà mettere sul piatto poche parole e tanti fatti concreti.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)