2018-03-31
Nasce il governo per risarcire i truffati dalle banche
Il governo ancora non c'è e questo forse non è un male. Quanto meno, invece di litigare rinfacciandosi ogni cosa, i parlamentari hanno tempo di leggere e studiare. Ieri fra i pentastellati ce ne dev'essere stato uno che si è preso la briga di scorrere il nostro editoriale dedicato alla Banca d'Italia e all'utile record conseguito dall'istituto nel 2017. In esso segnalavamo il paradosso di un'autorità di vigilanza che non ha vigilato, ma ha ottenuto «il risultato più elevato mai raggiunto» da Via Nazionale. Un utile netto di quasi 4 miliardi, che ha giustamente inorgoglito il governatore Ignazio Visco, il quale ha snocciolato con soddisfazione i numeri dell'istituto a lui affidato. Peccato che se Banca d'Italia ride, i risparmiatori piangono perché, nel migliore anno di Via Nazionale, hanno dovuto registrare i peggiori danni per i propri investimenti. L'elenco dei crac è lungo e la somma dei soldi andati in fumo rasenta le cifre di una finanziaria. Circa 4 miliardi di obbligazioni subordinate bruciati dalla sera alla mattina, 18 miliardi di valore azionario cancellato con un colpo di clic. E allora, scorrendo il bilancio dell'autorità di vigilanza che non ha vigilato, e notando la curiosa coincidenza delle cifre guadagnate dalla Banca d'Italia con l'ammontare delle obbligazioni subordinate azzerate dai crac, ci è venuta un'idea: invece di distribuire dividendi agli azionisti, cioè agli istituti di credito che detengono il capitale di Via Nazionale e al Tesoro, perché quei soldi non vengono impiegati per rimborsare i risparmiatori sbancati dagli istituti di credito? Il ragionamento è semplice. L'articolo 47 della Costituzione stabilisce che lo Stato debba incoraggiare e tutelare il risparmio, favorendo gli investimenti azionari. Ma nei casi in questione, che hanno toccato 400.000 italiani e le relative famiglie, non risulta proprio che vi sia stata alcuna tutela del risparmio. Anzi. Primari istituti di credito sono stati lasciati liberi di finanziare imprese decotte e di concedere prestiti ad aziende prossime al fallimento. Banchieri senza scrupoli hanno depredato le banche loro affidate, arrivando al punto di aggirare le regole e utilizzare il meccanismo delle cosiddette baciate, ovvero mutui che invece di essere reimpiegati in investimenti in azienda erano dirottati per l'acquisto di azioni della stessa banca. Un castello di carte false costruito nel corso degli anni e di cui lo Stato, attraverso il suo braccio operativo e cioè la Banca d'Italia, non si è accorto.Una serie di istituti speculavano e prestavano soldi dei clienti senza assicurarsi che potessero essere restituiti, e poi non contenti hanno occultato le perdite, fingendo che gli affari andassero a gonfie vele. In tal modo hanno carpito la buona fede di tanta brava gente, che ha investito fino all'ultimo quattrino, rimettendoci tutto. Non è forse giusto che ora qualcuno risponda? Lasciate perdere i processi, le pene che forse dopo anni saranno comminate dalla magistratura ai bancarottieri qualora si accerti la natura colposa o dolosa dei comportamenti. Qui il problema non è chi paga per i crac provocati, ma chi rimborsa i risparmiatori fregati. Se non lo fanno i truffatori, perché sono stati lesti a far sparire i soldi, è ovvio che lo debba fare chi, per incapacità o distrazione, ha lasciato che la truffa si compisse. Tradotto: tocca allo Stato, attraverso il suo braccio operativo, ossia la Banca d'Italia. Ma l'autorità di vigilanza non è tenuta per statuto, obiettano alcuni. Sarà, ma ha un dovere morale di non lasciare che 400.000 italiani si sentano truffati e presi in giro. Ne va della credibilità del sistema e di Via Nazionale, a maggior ragione nel momento in cui si stappano bottiglie di champagne per festeggiare i risultati dell'anno passato. Un grillino, come scrivevamo, deve aver letto il nostro editoriale e ieri al Senato ha mobilitato le truppe pentastellate, dopo di che tutti insieme hanno sottoscritto un documento in cui si invita il governo a fare in modo che una parte dell'utile di Banca d'Italia sia destinata ai truffati invece che ai banchieri. La proposta lanciata dalle pagine del nostro quotidiano ha trovato rapida condivisione anche fra gli esponenti della Lega e di Fratelli d'Italia e anche in Forza Italia si segnalano consensi. Forse non sarà facile fare il governo per via del fatto che Luigi Di Maio continua a reclamare per sé il ruolo di presidente del Consiglio, ma segnaliamo che, se vogliono, 5 stelle e centrodestra già possono dare un segnale di serietà al Paese che dimostri come abbiano a cuore non solo le poltrone, ma anche i problemi degli italiani. Dunque, se vogliono continuino pure a litigare per stabilire a chi tocchi stare a Palazzo Chigi, ma nel frattempo sgancino il malloppo custodito nel caveau della Banca d'Italia: i truffati hanno già atteso troppo.
Jose Mourinho (Getty Images)