2019-04-26
«Via ogni sospetto dal governo. Lo facciamo anche per la Lega»
Il ministro grillino per il Sud Barbara Lezzi: «Non si può sostenere per mesi il fardello di un'accusa così grave come quella a Siri per corruzione. La questione dell'intercettazione che non esiste mi colpisce, ma bisogna essere rigorosi».Ministro per il Sud Lezzi, come si sente dopo il Consiglio dei ministri più drammatico della sua vita? «Bene: sono carica e motivata». Non scherzi. «Sono seria. Io ho l'impressione che al netto delle polemiche ci sia voglia di portare avanti questa esperienza. Da parte di entrambi».Mi scusi, ma posso dire che sembrate un po' schizofrenici? Prima vi scontrate, poi dite «Andremo avanti per altri quattro anni»?«Perché siamo autentici. Quando ci sono dei momenti difficili io penso alle clausole di salvaguardia. Per ricordare a me stessa che Berlusconi ha fatto salire l'Iva, che ancora Berlusconi, con l'ultimo governo, ha fatto scattare un'altra clausola. E che Letta ha guadagnato un altro punto».E quando lei pensa ai punti di Iva che succede?«Mi convinco che noi tutto questo lo dobbiamo evitare. Ad ogni costo». Qualcuno nel governo dice da sempre - ad esempio Tria - che da quel gettito arriverebbero tante risorse per spendere non in deficit.«Non è vero che avremmo risorse per la spesa sociale, e non è vero che sarebbe un provvedimento equo perché colpirebbe tutti in maniera indifferenziata. In tutti i sensi: Nord, Sud, ricchi, poveri, dipendenti e autonomi. Un disastro. Anche quando litighiamo, su questo siamo d'accordo. Non si possono aumentare le tasse».Mi parli del caso Siri, su cui avete litigato. Non la colpisce il fatto che questa intercettazione non esista?«Mi colpisce, ma le dico subito una cosa che molti senza conoscerci non capiscono. Il caso Siri non si può risolvere leggendo i giornali».Cosa intende?«Una notizia è importante. Ma un governo del cambiamento deve essere coraggioso all'esterno. Esistono un dubbio, una inchiesta. Noi siamo certi che sarà risolto, ci auguriamo che Siri provi la sua innocenza».Però?«Adesso dobbiamo allontanare ogni sospetto da questo governo. È la priorità».E se fosse lei sotto inchiesta? Ci pensa mai? «Sicuramente non sarei serena, e soffrirei, come sta soffrendo Siri. Ma saprei che le mie azioni non devono ledere l'immagine di tutti».Così però significa che ogni ministro sotto indagine deve automaticamente dimettersi. Anche la Raggi è sotto indagine, no?«Qui però c'è una differenza decisiva. Noi del M5s, di fronte ad alcune ipotesi di reato come la corruzione siamo stati - e siamo - molto, molto severi». Mi faccia un esempio, altrimenti può sembrare che applichiate due pesi e due misure perché Siri è leghista.«Glielo faccio su di noi, sulla nostra carne. De Vito era un militante storico del Movimento: è stato cacciato in una sola ora».Ed è convinta che fosse la cosa giusta?«Sì, sono certa che il capo politico del movimento abbia agito bene. Dobbiamo dare un segnale, che siamo davvero il governo del cambiamento. Che non abbiamo indulgenze per i nostri. Molto spesso queste decisioni sono prese perché ci sono dubbi molto pesanti nelle inchieste. Ma di fronte ad una accusa di corruzione non puoi non essere autorevole e rigoroso. Non puoi governare mesi o anni con un fardello simile sulla testa». State mettendo il vostro M5s davanti a tutto?«Stiamo mettendo il bene del governo davanti a tutto. Non stiamo salvaguardando noi stessi, ma anche la Lega. Non può esserci nessun cambio di linea».Senza nessuna eccezione?«Vogliamo essere diversi, rigorosi e severi. Sapendo che appena Siri avrà risolto i suoi problemi con la magistratura potrà riprendere il suo posto. Anche un minuto dopo».Deve difendersi, però.«Bene. Ma non lo può fare restando al governo».E voi chiedete le dimissioni di tutti? Anche il governatore della Calabria è indagato. Anche Emiliano.«Emiliano si deve dimettere da dieci anni. Per la sanità, per le plafoniere. Ma non governa con me».Si è detto e scritto che siete delusi per come è andato il primo round del reddito di cittadinanza.«Ed è una follia, una invenzione».Si dice che 800.000 domande siano poche, ve ne aspettavate un milione e 200.000.«Prima hanno gridato alle file, che non sono mai esistite. Poi ai conti che facevamo saltare, con spese folli. Poi alle troppe domande, che non ci sono state. Adesso dicono che sono troppe poche domande, che stiamo dando troppo poco. È una malafede evidente a tutti».Però non mi dica che qualche paletto lei non lo sposterebbe, soprattutto nel suo Sud.«Con i fondi risparmiati bisogna inserire delle categorie in più, e penso soprattutto ai giovani che stanno in famiglia, magari ancora sull'Isee dei genitori».Non avete sbagliato stime?«No, abbiamo agito con rigore e serietà. Dicevano che eravamo dei matti. Forse siamo stati troppo cauti». Quindi la battaglia sulla questione morale per il caso Siri non è una contromossa per questa delusione?«Ma che c'entra? È una sciocchezza. Io parlo del reddito di cittadinanza dal 2012, e qualcuno osa dire che sia una ricerca di consenso per le europee. Si figuri».Allora mi deve dare una spiegazione credibile.«Il confronto con la Lega diventa più acceso perché noi siamo due forze diverse». E quindi?«È ovvio che emergano le differenze tra noi, nella gestione delle emergenze. Ma la bussola è il contratto e da lì non ci muoviamo né noi né loro». Il braccio di ferro della Lega sta limitando gli interventi al Sud?«Per nulla. Io sono molto orgogliosa di quello che stiamo facendo. Nel primo passo - il reddito - abbiamo colpito la povertà assoluta. Intanto operiamo su tutti gli altri tavoli per risollevare il meridione».Cosa ha pensato quando ha sentito Salvini porre il veto su Roma nel decreto?«Per me è stato sconcertante. Salvini ha annunciato uno stralcio mentre ancora discutevamo».Perché diceva: «O tutti o nessuno».«Sono d'accordo sul principio. Ma il debito di Roma è già in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri! Gli altri no. Era semplicemente una rinegoziazione del debito che non costava un euro in più».E gli altri Comuni?«Noi siamo per aiutare tutti i Comuni in dissesto. Con un provvedimento apposito, che però al contrario di questo avrà un costo». Come è stato il suo 25 aprile a Taranto?«Mi aspettavo delle contestazioni, ampiamente annunciate. Che sono state ridottissime. Abbiamo ricevuto tutti i critici».E le promesse della campagna elettorale?«Abbiamo messo sul piatto le Zes, un fondo per aiutare le grandi imprese a fare investimenti, con un grande finanziamento che faccia da leva sull'economia». E l'Ilva? «Posso dire con certezza che abbiamo tolto l'immunità che regalava la libertà di inquinare al nuovo gestore. Nel decreto Crescita è insistita questa norma». E i parchi minerari?«Si stanno coprendo, come previsto dal decreto Di Maio. Adesso parte la valutazione di impatto sanitario preventivo. A conclusione del piano del 2023 si farà una Aia che monitorerà gli impatti sulla salute di tutti tarantini. Se ci sono sofferenze di può intervenire».Sia sincera. La vostra popolarità è in calo?«Oggi (ieri, ndr), mentre sfilavo, mi sono venute incontro tantissime persone a stringermi le mani. “Continuate! Andate avanti!". I giornali scrivono di tutto, ma lo spirito della gente è questo».