2025-05-15
Ancora nessuna verità sul blackout ma ora la Spagna è stufa del solare
Il gestore della rete elettrica iberica continua a non dare dettagli sulla crisi del 28 aprile. Rispetto al giorno dell’incidente, oggi Madrid usa 4.500 MW di fotovoltaico in meno e 1.800 MW da impianti tradizionali in più.Ancora non c’è una verità ufficiale sul blackout che ha colpito la penisola iberica il 28 aprile scorso. La mancanza di trasparenza del gestore della rete elettrica spagnola, Red Eléctrica (Ree), e del governo spagnolo del socialista Pedro Sánchez sta diventando imbarazzante. In molti affermano che occorre tempo per condurre le analisi che spieghino cosa sia successo al sistema elettrico spagnolo quel giorno, mentre fioccano ipotesi su ipotesi. Al di là dei tentativi di spiegare l’accaduto, però, ci sono i fatti e i comportamenti del gestore della rete dopo il blackout. Ebbene, osservando il mix di generazione nelle due settimane seguenti l’incidente, si ricava che Red Eléctrica sta limitando ad un massimo di circa 15.000 MW la potenza fotovoltaica nelle ore di punta, mentre fa funzionare i cicli combinati a gas sempre, giorno e notte, con una potenza di almeno 2.700 MW. Rispetto al giorno dell’incidente, oggi nel mix di produzione spagnolo ci sono circa 4.500 MW di solare in meno e 1.800 MW di impianti a gas in più. Non solo, anche il nucleare fornisce costantemente circa 5.000 MW contro i 3.300 del giorno dell’incidente. Cosa vuol dire tutto ciò? Quasi certamente, significa che il gestore spagnolo ha deciso di tagliare la produzione fotovoltaica per avere più margine di sicurezza. I criteri di dispacciamento dell’energia sono evidentemente cambiati e Ree sta volontariamente tagliando fuori quasi 5.000 MW di potenza fotovoltaica tutti i giorni da due settimane.Evidentemente, non si vuole tornare ad avere i quasi 20.000 MW di produzione solare del giorno del blackout, nel timore che qualcosa di nuovo possa non funzionare. Questa realtà riempie i vuoti lasciati dai silenzi del governo spagnolo di Sánchez e della stessa Ree sulle origini del blackout. Nella sequenza temporale del 28 aprile, ricostruita dalla stessa Ree, vi è stata una prima perdita di generazione improvvisa di 2.200 MW fotovoltaici, che in pochi secondi ha alterato in maniera significativa la frequenza della rete spagnola e innescato il blackout. Non si sa ancora cosa abbia scatenato la prima perdita di generazione: potrebbe essere stata la scarsa inerzia della rete di fronte ad oscillazioni inter-area, che ha sollecitato i relè a distaccare gli impianti. Queste oscillazioni della frequenza sono state rilevate dagli strumenti e si sono verificate nei minuti precedenti il blackout tra Spagna, Lettonia e Svizzera. Le oscillazioni a loro volta potrebbero anche essere state causate dalla instabilità della stessa rete spagnola.Il problema potrebbe risiedere anche nei parametri con cui sono regolati i dispositivi che forniscono l’inerzia cosiddetta sintetica agli impianti fotovoltaici, oppure ancora la radicale mancanza di questi. Ma quello che è certo (ed è certo perché è successo) è che la rete spagnola non ha retto allo squilibrio nella frequenza. L’inerzia è fondamentale per la stabilità della rete. Questa è normalmente fornita da impianti cosiddetti sincroni, cioè quelli a fonte convenzionale che hanno turbine rotanti. Oggi esistono soluzioni per combinare sistemi che replicano l’inerzia, associate con la generazione rinnovabile. Ma questi dispositivi costano, così come costano gli accumuli (cioè le grandi batterie di rete) e i compensatori sincroni, che non producono energia ma forniscono il solo servizio di inerzia. Il punto è che qualcuno deve sostenere tali costi e per quanto si sa questi sistemi non abbondano nel sistema elettrico spagnolo. Fare questi investimenti ovviamente aumenta il costo dell’energia prodotta. Sembra che sinora in Spagna si sia spinto molto sulle rinnovabili per abbassare il costo del kilowattora prodotto, ma senza tenere in debito conto la sicurezza e robustezza del sistema, come la stessa Ree aveva rilevato in passato in almeno due occasioni.Ora, il comportamento di Ree lascia supporre che il gestore si senta più sicuro utilizzando meno produzione solare e più produzione da fonte convenzionale per tenere la rete in equilibrio. È un fatto. Del resto, il giorno dopo il blackout la presidente di Ree, Beatriz Corredor, aveva detto in una intervista che Red Eléctrica aveva già «più o meno individuato» la causa dell’accaduto, e che «oggi non succederà più perché abbiamo imparato». Che cosa ha imparato Ree e perché ancora non si dice nulla su quanto accaduto? Se il problema è stato corretto significa che prima è stato individuato e sarebbe ora che venisse anche chiarito.È emblematico il fatto che con il blackout si sia vista una corsa a chiedere il silenzio sulle cause anziché chiedere una spiegazione. L’argomento è che occorre attendere la spiegazione ufficiale e che ogni ipotesi è prematura. Posto che la cautela è d’obbligo appare però sbagliato pensare che esistano solo due alternative, cioè la verità ufficiale e le bufale. È invece doveroso informare ed è giusto fare ipotesi, anche perché è con la discussione che si può arrivare a ricostruire l’accaduto, distinguendo tra i fatti, le ipotesi e le mere speculazioni: difendere l’opacità significa fare un pessimo servizio ai cittadini. Più tempo passa senza spiegazioni, meno ha importanza ciò che dirà il gestore sulle cause del blackout, perché sono sempre meno quelli che gli crederanno.
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