2023-03-25
Vacilla anche Deutsche Bank. Torna la caccia ai nostri soldi
Rischio bolla immobiliare e subito parte la pressione sull’Italia perché ratifichi il Mes. Cioè uno strumento con cui si possono soccorrere gli istituti tedeschi ma non quelli italiani. Diciamo no all’ennesima fregatura.Da ieri Giorgia Meloni ha un motivo in più per non ratificare il Mes, acronimo che sta per Meccanismo europeo di stabilità. Sottoscrivere la riforma di quello che genericamente è indicato come fondo Salvastati, significa infatti mettere subito mano al portafogli, con la certezza che quei soldi non serviranno mai ad aiutare l’Italia, ma saranno utili per salvare le banche tedesche dal fallimento. Infatti, le modifiche a cui si è giunti dopo lunghe discussioni, permettono di utilizzare i fondi del Mes (704 miliardi sottoscritti, di cui 125 a carico dell’Italia anche se quelli versati al momento sono «solo» 15) per il cosiddetto Single resolution fund strumento che a differenza di quanto alcuni raccontano, non serve a migliorare la sanità dei diversi Paesi Ue, ma a evitare il default delle banche. Tutto ciò è rappresentato come uno strumento a tutela del sistema, che nelle diverse crisi finanziarie potrebbe mettere a repentaglio la stabilità di alcuni istituti. Peccato che il meccanismo del Mes consenta di intervenire a sostegno delle banche solo ai Paesi con i conti in ordine. Detto in altre parole, se ratificasse la riforma del fondo Salvastati, con un rapporto debito-Pil fuori dai parametri europei, l’Italia avrebbe la certezza che nessuno dei miliardi pagati dai contribuenti italiani verrebbe utilizzato per sorreggere i nostri istituti. Tuttavia, quel denaro potrebbe essere impiegato per aprire linee di credito in favore di banche i cui Paesi siano in regola con i famosi parametri europei.Fin qui però siamo alla descrizione delle condizioni di funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità, che da tempo è contestato dalle forze che compongono l’attuale maggioranza, al punto che la stessa Giorgia Meloni ha sempre detto di non avere alcuna intenzione di ratificare il trattato. Il motivo in più che da ieri è a disposizione del presidente del Consiglio per rifiutarsi di sottoscrivere una misura che va contro gli interessi nazionali, si chiama Deutsche bank, ovvero il più grande istituto bancario della Germania. C’è stato un tempo in cui il colosso di Francoforte (25 miliardi di attivi) era considerato il fiore all’occhiello tedesco, con consociate ai quattro angoli del mondo. Ma da parecchio, Deutsche bank è un fiore appassito. L’internazionalizzazione si è spesso risolta in un bagno di sangue, che ha fatto vacillare i bilanci del gruppo, costringendo Db a dolorose ristrutturazioni e a un duro dimagrimento. Tuttavia, nonostante negli anni scorsi ci sia stato un forzoso ricambio ai vertici, la cura non sembra aver dato i frutti sperati, al punto che la nuova crisi del sistema creditizio internazionale ha fatto precipitare in Borsa i titoli della Deutsche. Dopo quelle di Silicon valley bank, First republic e Credit Suisse, a finire in profondo rosso sono state le azioni del gigante di Francoforte e tutto lascia intuire che per evitare il peggio occorrerà una robusta iniezione di denaro pubblico. È successo con la banca delle imprese tech americane e si è ripetuto con First republic. Per fermare l’infezione che rischia di contagiare il sistema, anche la Svizzera ha messo mani al portafogli, pompando 150 miliardi di liquidità per tenere in piedi il secondo istituto di credito del Paese. Dunque, è del tutto probabile che per evitare il peggio, Deutsche bank dovrà essere salvata con i soldi statali, o meglio, del Mes. In pratica, come è già successo con la Grecia, quando le banche tedesche rischiavano di essere travolte dal default di Atene, toccò all’Europa pagare il conto. O meglio, tocca al Mes, al meccanismo che Bruxelles ha escogitato proprio per far fronte alle crisi bancarie. Dunque, ancora una volta, dovremmo sostenere il peso di errori che non sono nostri, aiutando chi non soltanto ci impartisce lezioni quotidiane, ma ogni giorno prova a farci lo sgambetto. Come detto, il Mes che dovremmo accettare e finanziare, non servirà a salvare una banca italiana che ipoteticamente si trovasse in difficoltà, ma solo quelle dei Paesi con i cosiddetti conti in regola. Detto in altre parole, siamo davanti alla solita fregatura. Ricordiamo tutti quando la Germania aiutò le sue banche con i soldi pubblici, salvo poi impedire all’Italia di fare altrettanto con Popolare di Vicenza e Veneto banca. Così come è abbastanza chiaro perché non si risolve il problema dei migranti che sbarcano sulle nostre coste. Affrontare la questione richiede ancora una volta di mettere mano al portafogli, così come si è fatto in Turchia. Bruxelles ha «donato» sei miliardi a Erdogan per fermare il flusso di centinaia di migliaia di persone che avevano come meta Berlino. Ora, provate a immaginare che cosa sarebbe possibile fare in Tunisia e Libia regalando sei miliardi di euro. Con una simile somma, rilanceremmo l’economia di quei Paesi, stabilizzandone la situazione finanziaria ed evitando non solo la partenza di chi è rimasto senza lavoro e non sa come mangiare, ma anche quella di altri migranti economici, che potrebbero essere indotti a restare in Africa. Sì, a pensarci bene, oltre a Deutsche bank, ci sono diversi motivi per non ratificare il Mes. Il primo è che non siamo fessi.