2021-12-20
«Vaccino obbligatorio per lavorare»
Roberto Speranza (Getty Images)
I governanti e i loro scienziati hanno fallito. Ma anziché ammetterlo, creano ancora più caos e ingiustizie. La caccia al no vax è ormai divenuta una questione ideologica, priva di qualsiasi efficacia nella lotta al virus. E una parte dell’esecutivo medita soluzioni estreme.Gli esperti non ci stanno capendo più niente. Anzi: forse non ci hanno mai capito niente. Del resto, basta rileggersi ciò che hanno dichiarato negli ultimi due anni i vari Burioni, Locatelli, Bassetti e così via per rendersi conto che sapevano del Covid più o meno quello che sapevamo noi. Con la differenza che noi, prima di parlare, cercavano di capire con che cosa avessimo a che fare mentre loro, dall’alto della loro arroganza, dispensavano certezze che poi si sono rivelate infondate. Ciò detto, la situazione pare sfuggita di mano. Dalla sicurezza che vaccinando il 90 per cento degli italiani avremmo raggiunto l’immunità di gregge e dunque saremmo usciti dall’emergenza, si è passati all’incertezza che immunizzando il 100 per cento della popolazione si possa debellare la pandemia. Dopo aver per mesi demonizzato i non vaccinati, quasi che il problema fosse esclusivamente ridotto a quel dieci per cento di popolazione che non si rassegna all’inoculazione, improvvisamente la politica e la scienza (per lo meno quella che viaggia a braccetto con il governo) si sono rese conto che il pericolo non arriva da chi rifiuta l’iniezione, ma anche da chi si è già sottoposto al vaccino, in quanto l’immunizzazione non solo non è per sempre (secondo l’Istituto superiore di sanità scade dopo cinque mesi, forse dopo tre), ma non protegge da tutte le varianti. Così, dopo aver sparso per mesi una serie di verità che si stanno rivelando infondate; dopo aver imposto limitazioni sociali alle persone che non si rassegnavano alla puntura; dopo aver sostenuto una serie di provvedimenti che forzano le libertà costituzionali, il sistema mainstream si sta rendendo conto che le cose non girano come dovrebbero, ma al contrario. Tuttavia, invece di riconoscere gli errori, invece di ammettere che il green pass non era uno strumento che potesse consentire di tornare a vivere in libertà, invece di ammettere di aver fallito quasi tutto ciò che si poteva fallire, compreso il mancato potenziamento delle terapie intensive e degli organici del personale sanitario, gli esperti del nulla escogitano soluzioni ogni giorno più complicate e sbagliate. L’ultima che circola, riguarda l’obbligo di essere vaccinati per poter lavorare. Fino a ieri, a prezzo di sacrifici economici, a chi non fosse vaccinato era consentito di poter accedere a fabbriche e uffici grazie a un tampone effettuato nelle ultime 24 ore. Ora, con l’aumento dei contagi, invece di dire che il vaccino non è garanzia di essere immuni al Covid, si torna a prendersela con i non vaccinati, i quali rischiano di perdere posto e stipendio anche se le varianti, come ormai è chiaro a tutti tranne che ai nostri politici e ai loro esperti, circolano liberamente pure tra chi si è fatto la terza dose.A leggere le ultime notizie che passano nella testa di Speranza e compagni, c’è da spaventarsi per la confusione con cui stanno reagendo all’aumento dei contagi. Il ministero scrive alle Regioni, invitando ad attivare tutte le misure, perché entro fine anno potrebbero essere superate tutte le soglie di sicurezza. «Prepariamoci al peggio», è il messaggio, perché Omicron, ossia la variante sudafricana, aggira i vaccini. E allora perché continuare questa assurda guerra ai no vax, quando anche i sì vax possono trasformarsi in «untori»? Ovviamente, a porre questo quesito non si ottiene risposta, perché quando le questioni travalicano la logica per trasformarsi in ideologia non esiste spiegazione. Eppure, tutti ormai riconoscono che il green pass è un certificato «bucato» dal virus, perché si ha il passaporto anche se si è risultati positivi. Con il risultato che, come dice l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, decine di positivi possono circolare liberamente proprio grazie al certificato verde. «Molti violano la quarantena, togliamogli il green pass». Ma senza il tracciamento - che mai è stato introdotto - nessuno è in grado di farlo. Risultato, nella confusione generale, che ormai confina con il panico, circola il decalogo di Natale, che prevede cenoni solo con finestre aperte, divieto di abbracci, distanziamenti a tavola, frequenti lavaggi delle mani, proibizione di condividere posate nei piatti comuni, niente telefoni da passarsi di mano in mano per farsi gli auguri e, soprattutto, stop al karaoke natalizio: cantare o parlare ad alta voce può favorire la diffusione del virus. Insomma, dopo 46 milioni di italiani vaccinati siamo tornati alle regole di guerra del Natale 2020. «Al cenone non dovete invitare Omicron», spiegano gli esperti. Di sicuro non ha senso invitare un virologo, dato che finora i loro consigli si sono rivelati bucati proprio come i vaccini.
Henry Winkler (Getty Images)
Ecco #DimmiLaVerità del 7 novembre 2025. Il deputato di Fdi Giovanni Maiorano illustra una proposta di legge a tutela delle forze dell'ordine.
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
Continua a leggereRiduci